Mettendo insieme i post dei leader più o meno autorevoli della destra italiana si riesce a comporre un mosaico d’insieme della visione che la destra sovranista ha dell’economia e del progresso sociale. Il quadro, lo dico subito e con chiarezza, è inquietante.
Partiamo da una battaglia storica della “destra” made in italy. La difesa dei balneari, ovvero delle imprese che gestiscono gli stabilimenti balneari con annessi bar e ristoranti. Questi signori esercitano la loro impresa su un bene demaniale, un bene dello Stato, un bene di tutti noi. Lo fanno pagando allo Stato canoni irrisori, si parla di una concessione di 1500 euro l’anno per poter rivendere 100 lettini e 100 ombrelloni a 50 euro al giorno. Si tratta, in altri termini, di una ignobile rendita che viene garantita a chi ha la fortuna di aver chiesto la concessione. L’Unione Europea chiede una cosa sacrosanta, fare delle gare per dare questi beni demaniali al miglior offerente. La destra si oppone. Cosa vuol dire questo? Semplice: il figlio del titolare di una concessione continuerà ad usufruire di una rendita sottratta alla collettività, il figlio del bagnino continuerà a fare il bagnino. E’ una destra sociale sì, ma la contrario. Toglie ai poveri per dare ai ricchi.
Seconda battaglia storica della destra, soprattutto della destra romana. Difesa del commercio ambulante. Gli ambulanti a Roma sono un esercito di 15mila bancarellari. Anche in questo caso i titolari di una licenza pagano al comune 1.200 euro per occupare uno spazio in una via prestigiosa del centro di Roma e vendere beni di provenienza tutta da verificare. Lo fa dando un’elemosina di pochi spicci al comune mentre un negozio paga per uno spazio analogo 80, 90 mila euro l’anno. Qualcuno paventa l’ipotesi di fare un bando, di aprire le concessioni al mercato, la destra insorge. No Bolkestein, non sia mai che gli interessi di una minoranza chiassosa e organizzata vengano messi in discussione. Dovessimo portare un po’ di decoro nelle vie del centro di Roma…
Terzo esempio. L’acciaio. Spinti dal mito della nazionalizzazione si vuole nazionalizzare tutto. L’Ilva di Taranto, Piombino, Terni. Perché bisogna difendere l’acciaio, perché bisogna difendere i trattori, perché bisogna difendere l’Alitalia, perché bisogna difendere Corneliani che fa i vestiti, perché bisogna difendere la Melegatti, perché bisogna difendere chi nelle marche fa le lavatrici, perché bisogna difendere tutto e tutti. Una posizione comoda, che frutta qualche manciata di like, ma che si scontra con un problema. Quel problema si chiama realtà. La realtà, che ha la testa dura, ci dice che in un paese avanzato le produzioni a basso valore aggiunto non possono fare utili e un’impresa che non fa utile è un’impresa inutile. Va chiusa. Punto.
Quarto esempio, il più romantico ed il più clamoroso. Luigi Borgato, artigiano costruttori di pianoforti a mano e che rischia di chiudere la sua microrealtà imprenditoriale. Fermo restando il dispiacere per un’impresa che chiude ma una cosa del genere non può diventare una bandiera di una parte politica. Le imprese chiudono quando fanno cose che non servono a nessuno o che nessuno è disposto a comprare a quel prezzo.
Quinto esempio. Qualcuno prova a dire che il trasporto pubblico ha standard calibrati sul Mozambico? Non sia mai. Difesa ad oltranza di municipalizzate tipo ATAC. Perché conta la qualità del servizio quando si parte dal presupposto che chi usa il mezzo pubblico non è un cittadino, ma un poveraccio che non ha l’auto blu.
E’ la globalizzazione? E’ un complotto? E’ l’Europa? Sono i poteri forti legati a Draghi? E’ colpa dei tedeschi? No, è il mercato, è quello strumento che ha consentito alle nostre società di progredire e di raggiungere il benessere che tutti conosciamo. Il mercato promuove che sa soddisfare i bisogni delle collettività e boccia chi ha la pretesa di esistere a prescindere dai bisogni dei consumatori. E’ per sua natura dinamico, stimolante, spietato.
Il teatrino social di chi pretende di imporre al mercato una logica diversa, di chi in altri termini pensa di poter decidere a nome mio di cosa ho bisogno, di come devo impiegare il mio tempo è ormai diventato, insieme alla difesa di improponibili rendite di posizione, il tratto distintivo di una destra senza futuro. Tutto questo accade mentre in altri Paesi si fanno politiche tese a favori lo sviluppo di tecnologie innovative, dal calcolo quantistico alle batterie all’idrogeno. In altre parti c’è chi pensa il futuro. Un futuro che noi guarderemo gustandoci un pandoro di Stato pagato dal contribuente, pochi di noi, i più fortunati, potranno anche ascoltare un po’ di musica decadente, suonata da un pianoforte fatto a mano. Saremo poveri e marginali, saremo finalmente tornati a quel “piccolo mondo antico” che tanto piace ai sovranisti o per meglio dire, sovranari, di casa nostra. Auguri.
Così , en passant, mi permetto poche brevi considerazioni.
Se è vero, come lo è, che certa “destra” non si è mai distinta per il cavalcare battaglie di avanguardia non mi sembra, però, che le ricette che si fermano alla evocazione del libero mercato possano essere risolutive. Perché se deve essere Lui il Mercato ( tra l’altro mi chiedo a quale liberalismo ci si possa rifare in Italia definendosi liberali? Forse a tradizioni politiche del 2% od a teorie economiche che fuori dall’Università nessuno in Italia ha mai neanche avuto il coraggio di applicare?) a regolare l’economia del ns Paese allora anche qui siamo , allora, in piena battaglia di retroguardia . Chi detiene il mercato? Il singolo imprenditore o entità economiche sempre più concentrate in poche mani che fatturano, singolarmente, come uno Stato da G 20? Che destino differente può avere il fruttivendolo del mercato dall’imprenditore che dopo decenni di duro lavoro vede la sua ” fabbrichetta” in liquidazione per assenza di commesse?
Amazon , Tesla tanto per fare pochi nomi possono permettersi investimenti che , difficilmente, pochi Stati possono permettersi
L’intelligenza artificiale comporterà, e sta già comportando, un rivoluzionamento , non solo economico, ma anche antropologico .
Sono a rischio di scomparsa la stragrande maggioranza delle realtà e professioni a cui siamo abituati da decenni ( Il New York Times , ad esempio, sta già sostituendo la redazione di alcuni articoli con gli algoritmi . A Torino hanno recentemente operato senza anestesia con un robot programmato da remoto) Tanto si potrebbe dire ma pensare di sanare l’economia scindendo quella buona da quella cattiva mi sembra non solo di retroguardia a livello politico, ma anche masochismo individuale ( tanto nessuno si salva da solo) Avanguardia sarebbe, invece, programmare, prevedere e , possibilmente, tentare di gestire questi epocali fenomeni Qui ed ora il primato della politica dovrebbe ritrovare un senso e non essere un trito ideale a cui non crede più neanche chi di politica ci vive.
Qui , però, come si usa dire casca l’asino.
Rimarrà per la moltitudine il reddito di cittadinanza e per i pochi ” eletti” le briglie in mano.
Distopia, pessimismo?
Non mi pare.
Le ultimissime vicende dei vaccini e della loro produzione ci dicono che la politica quando esercita il suo primato può ancora indirizzare il destino di una comunità
Qui l’Europa per l’ennesima volta si è dimostrata un nano politico a cui la singola azienda può fare sberleffi
Di questo passo , per ragioni storiche, politiche e sociali differenti, ma con la comune voglia di esercitare la potestà politica, rimarranno solo gli Usa e la Cina ( che a Jack Ma ha tirato le orecchie)
Il mercato da solo regola solo quello che fa comodo a chi ha in mano il bottone
La politica dovrebbe essere il logico contraltare
Sono d’accordo. È una destra miope, passatista, arroccata nella difesa di piccoli privilegi, suicida, che non può aspirare a diventare maggioranza. Il mondo in politica si accetta come è e semmai ci cerca di migliorare. Troppa destra in Italia vive nel mondo perduto e trasognato delle favole (nazionalizzazioni, IRI, lo Stato che sovvenziona tutti, salva tutti i posti di lavoro ecc.). Cioè una povera succursale ‘ucronica’ della peggior sinistra del passato….
Il sovranismo è da un lato inesistente come proposta, dall’altro ingannevole ed autolesionista, la via ad un pauperismo rovinoso. C’è bisogno di più mercato reale, di modernizzazione, di sviluppo economico, non di più sussidi, cioè indebitamento, cattive abitudini vittimistiche e pelandrone che si consolidano nella pseudo cultura degli infiniti diritti, alla quale certa destra non sa sottrarsi, anzi l’alimenta, prendendo brandelli vaganti di passato (un po’ di dottrina sociale della Chiesa, un po’ di peronismo, un po’ di fumose e sconfitte terze vie…), cercando di riassemblarli in un’operazione alquanto pericolosa, patetica e senza sbocchi.
Basta ad ogni forma mascherata di assistenzialismo pubblico diffuso. L’assistenza (buona) a pochi che se la meritano sul serio e gli altri che si arrangino, con..l’aiuto del Cielo…
La sola Amazon oggi vale 3600 mld di €
La Borsa di Milano più o meno 610 mld di €
La Borsa di Francoforte non arriva al doppio del valore di Milano
Chi parla di libero mercato conoscendo queste proporzioni ama pensare o si illude che Gesù sia morto di freddo
Come lo credono( o vorrebbero farcelo credere) i sovranisti all’amatriciana che vedono nell’Europa il male non essendo mai usciti dal Gra
I numeri , anche per chi non ha voglia di leggerli, riportano alla realtà.
Ed è su questa realtà che bisognerebbe operare , possibilmente non riproponendo vecchie ricette o urlando slogans che portano al medesimo risultato
Rane bollite? Capponi di Renzo? Fate voi
Non lo posso augurare tra 15 20 anni ai miei figli
Purtroppo noto con sorpresa, critiche fasulle alla bravissima Sovranista Meloni, col suo gruppo dirigente.FDI ha bisogno d’avere supporto popolare per poter veramente legiferare e sono sicuro che quando potrà farlo toglierà certi privilegi parassitari che certamente non sono mai stati dati alla destra ma bensì alla clientela dei partiti al potere. Mi chiedo come mai certe critiche ora che FDI ha un enorme seguito come non mai ?! Credo che sia semplicemente invidia di certi personaggi che politicamente hanno fatto solo chiacchiere…