
Franco Zunino è il segretario generale dell’Associazione italiana Wilderness, da lui fondata ad Alberese, nel 1985. Al pari dell’importante sorella statunitense, l’associazione che opera in Italia rappresenta un’élite di puristi nell’arcipelago ambientalista nazionale. I cugini del WWF, della Lipu e della Lega per l’Ambiente l’hanno più volte attaccata perché non manifesta un’ostilità di principio nei confronti della caccia, ma ne hanno anche riconosciuto i meriti.
Zunino ha alle spalle una vita da guardiaparco, prima del Parco Nazionale del Gran Paradiso, poi del Parco Nazionale d’Abruzzo.
Grande esperto del lupo italico e dell’orso marsicano, ha mutuato l’immagine di quest’ultimo in un logo, simbolo dell’AIW, che aspira ad essere rappresentativo dell’intera nostra natura selvaggia.
Quest’uomo schivo e umbratile possiede volontà granitica e la forza di un gigante nel difendere ciò in cui crede. Gli studi sui lupi e gli orsi, da lui compiuti in anni di paziente osservazione e censimenti, sempre condotti con metodi rigorosamente scientifici, meriterebbero spazio e considerazione. Le sue conclusioni sono state, invece, sostanzialmente osteggiate da un potere politico e accademico poco disposto a mettersi in discussione e non accettate da un’opinione pubblica schizofrenica.
La quale, da un lato, appare felicissima, addirittura bramosa delle reintroduzioni di grandi predatori, la cui valenza biologica è indiscussa; dall’altro, una volta che tali reintroduzioni vengono realizzate, paventa la coabitazione coi lupi e con gli orsi, ovvero l’idea di dover dividere con animali potenzialmente pericolosi i luoghi frequentati per il turismo en plain air.
Secondo Zunino – e qui semplifichiamo perché l’argomento è piuttosto complesso – i timidi orsi marsicani abbandonano il cuore del parco perché all’interno di questo sarebbero venute meno le condizioni indispensabili per la vita del grande predatore. Ovvero colture a fondo perduto; turismo contingentato; greggi di pecore allo stato brado, di cui possa, ogni tanto nutrirsi. Ovviamente a spese della collettività, poiché non è giusto che siano solo i pastori a sopportare i costi che la presenza dell’orso comporta.
Inoltre, Zunino vigila sulla purezza genetica del mite orso marsicano, denunciando anche solo l’idea di rinsanguare la specie con grossi e ben più aggressivi esemplari Nordici.
Per ciò, la Comunità scientifica lo bacchetta indispettita e quella politica risponde, non con l’idea di effettuare nel Parco i pochi interventi necessari affinché l’orso possa ancora trovarlo di suo gradimento, ma con l’altra idea, ben più redditizia, d’ingrandire il parco ulteriormente, comprendendo anche zone di scarso interesse naturalistico. Non dissimile la sua presa di posizione sui lupi, riguardo ai quali denuncia sconsiderati inquinamenti genetici e la necessità di controllare la popolazione. Con una certa durezza, egli sostiene che, col sentimentalismo, si difendono i diritti degli animali domestici, non le specie selvatiche, le quali devono essere regolate dai cicli naturali. Tali radicali prese di posizione dovrebbero bastare a delineare il profilo del padre della Wilderness italiana: un uomo che non cerca la facile popolarità o il consenso.
Ulteriore conferma il suo romanzo breve Muntagnin (edito dall’AIW col patrocinio della Federazione Italiana della Caccia, pagine 55), moderna favola venatoria conservazionista. La cultura di massa oggi fa apparire un ossimoro l’accostamento di tali termini, ma non è così.
Muntagnin nel dialetto della valle del rio Ferranietta, in provincia di Savona, indica la peppola, un fringuello migratorio che, presenza colorata e festante, popola i boschi autunnali di quelle parti. Così è soprannominato il cacciatore di beccacce Ezio Montano, nato in cascina e vissuto in quella campagna di boschi e coltivi strappati alla foresta.
L’autore racconta la parabola umana di un grande, inconsapevole naturalista, che rischierà perfino il posto di lavoro, allo scopo di salvare dal taglio i “suoi” alberi secolari.
Una favola vera, seppur dai toni romanzati, tra le cui righe si leggono forti toni autobiografici: l’amore per la bellezza, la spiritualità della natura e del silenzio, l’essenza stessa della Wilderness cui Zunino ha dedicato la vita. Nel 2020 ho pubblicato con la Società Europea di Edizioni il pamphlet “Forza, Natura” che spiega questi aspetti in dettaglio.
La Wilderness si basa sul consenso della popolazione e rispetta la proprietà privata, essendo fondata su un concetto liberale di politica vincolistica e gestionale della Natura che non ha uguali al mondo.
Se in Italia esistesse una forza politica sanamente democratica e conservatrice, dovrebbe prendere in considerazione l’idea di Wilderness per una politica ambientalista di destra (o almeno non di sinistra), in cui l’intervento dello Stato sia limitato all’essenziale. Le forze politiche italiane moderate o di centro destra, sul piano ambientale, scimmiottano invece acriticamente le sinistre e non si vede perché gli elettori ambientalisti dovrebbero preferire la copia all’originale…
L’iper-ambientalismo al 90% è interesse e quattrini indebiti in favore del sinistrume…