in meno che cercano lavoro (pari a 222mila lavoratori) con tasso di disoccupazione che raggiunge il 9 per cento. Si aggiungano gli inattivi: coloro senza lavoro che, sfiduciati, o magari perché hanno ottenuto il reddito di cittadinanza (sufficiente per tirare avanti senza cercare lavoro) non cercano più un’occupazione. Per farla breve, l’occupazione diminuisce, più per le donne che per gli uomini, sia dipendenti che autonomi. Una situazione che mostra bene come l’emergenza Covid abbia dato una spallata al sistema economico e occupazionale e di conseguenza al bilancio di tante famiglie. Si aggiungano anche situazioni di difficoltà difficilmente sanabili. Si pensi alla situazione di coloro non proprio giovanissimi che perdono il posto di lavoro e non hanno possibilità di essere assunti per via proprio dell’età. Molti datori di lavoro preferiscono assumere a tempo determinato soprattutto coloro che hanno meno di 30-35 anni per accedere a agevolazioni come sgravi fiscali, facilitazioni, ecc. La perdita dell’occupazione, per questi lavoratori, significa proprio la fine dell’occupazione con scarse possibilità di trovare un altro posto. Ciò nonostante, la disoccupazione giovanile ha raggiunto, sempre secondo l’Istat, quota 29,7 per cento. Una emergenza sociale di rilevante criticità alla luce, come è noto, di quello che potrebbe accadere dal primo aprile in poi, da quando cioè scadrà (data 31 marzo) il divieto di licenziamento che riguarda tutti i datori di lavoro. Situazione molto precaria e se entro questi due mesi non si farà qualcosa di concreto, il rischio che milioni di lavoratori rimangano senza occupazione è reale.