Rifare Italia è una associazione politico-culturale che si pone, innanzitutto, l’obiettivo di ridefinire il pensiero nazionale (e conservatore) proiettandolo verso il futuro. Nasce in un momento di crisi della politica e delle sue forme di rappresentanza. Nasce per alimentare il dibattito e il confronto fra tutte le forze sane del Paese. Ambisce a realizzare le migliori condizioni per la formazione di classi dirigenti future.
Siamo nel pieno di una crisi profonda che viene da lontano e che la pandemia ha terribilmente accentuato. Una crisi sociale, economica, finanziaria che ha messo letteralmente in ginocchio il nostro sistema produttivo e sanitario. Il quadro complessivo del Paese ne è compromesso. I corpi intermedi, che pure sono stati decisivi nella crescita culturale ed economica dell’Italia, sono considerati una sorta di residuo del passato. Il dibattito pubblico si è immiserito e banalizzato. Mancano una Idea di comunità e il senso stesso dello Stato. Le grandi questioni che attraversano la nostra vita – dalla crisi demografica alla cura e valorizzazione dell’ambiente; dai cambiamenti nel mondo del lavoro alle sfide imposte dalle nuove tecnologie e dalle nuove frontiere della conoscenza e della comunicazione e dell’intelligenza artificiale, – sono affrontate con disarmante superficialità. E anche i luoghi delle istituzioni deputati a ciò sono delegittimati nella pretesa di trasferire al popolo il potere di decidere, sempre e comunque.
Nell’appiattimento del pensiero e nell’impreparazione della classe politica sta emergendo una società sempre più fragile e disconnessa. Una società dove si afferma tutto ciò che confligge con la qualità. Ciò è segno di decadimento. Un fenomeno ormai patologico che colpisce in maniera diffusa e trasversale la politica, le Istituzioni, la scuola, l’informazione, il fronte economico.
Rifare Italia vuole reagire a questo stato di cose. Come? Promuovendo, innanzitutto, quella cultura della complessità la cui mancanza è foriera di pesanti disastri nel governo del Paese e ci pone ai margini in Europa. Lo vuole fare ridando senso alla Politica e riposizionando il pensiero nazionale, come detto in premessa, attraverso:
- Il recupero del senso della Comunità e del ruolo dello Stato. Nel corso degli anni, sull’altare della supremazia del mercato, lo Stato è stato letteralmente demonizzato e considerato un nemico del progresso. Lo Stato è stato privato di una serie di poteri e competenze senza ricavare alcun miglioramento della macchina amministrativa e nella vita dei cittadini. Alcune privatizzazioni in settori strategici – Iri, Stet, Efim. Telecom, Italstat, Ilva – hanno portato vantaggio soltanto ai competitor di altri paesi europei. Abbiamo assistito al paradosso che, mentre altri Stati sfuggivano alle regole comuni, noi abbandonavamo i nostri marchi e le nostre esperienze industriali migliori ad un vero e proprio saccheggio predatorio.
2. Il superamento del dualismo che vede da una parte un mondo sempre più digitalizzato e interconnesso e, dall’altra, l’individuo, sempre più solo, disarmato e smarrito, nell’assenza di un pensiero politico compiuto che sappia definire il confine tra pubblico e privato, tra globalizzazione, tecnologia ed economia reale, tra tempo e spazio. Un mondo senza confini è un mondo indeterminato e incerto.
3. Recuperare il senso di appartenenza allo Stato-Nazione sviluppando una nuova trama della società che non ricalchi le forme del passato, attraverso la riedizione di modelli superati, ma punti decisamente a confrontarsi con sfide di alto livello. La democrazia, da affermare secondo forme trasparenti e forme organizzative di riordino istituzionale complessivo (l’idea di una Assemblea costituente per riammodernare la nostra Carta fondamentale si impone. È tempo di correggere i danni prodotti dalla riforma del Titolo V varata nel 2001). Il mercato, non più considerato nella sua variabile mercatista, di un surplus di offerta rispetto alla scarsità della domanda, bensì rispondente a regole che non ne alterino la funzione competitiva. Partiti ridefiniti e rimodellati nella loro funzione, attraverso il loro riconoscimento giuridico, al fine di superare la deriva oligarchica di gran parte delle attuali forze politiche e ridurre il ruolo debordante e assolutista delle attuali leadership.
4. Affermare il principio che una società, nelle sue articolazioni e nella sua complessità, può reggersi soltanto se riconosce e valorizza la natura di ogni relazione economica che, per essere tale, non deve mai perdere di vista la sua funzione sociale.
Presidente Onorario Perpetuo: Gino Bartali…