L’amore necessario – La forza che muove il mondo (Marsilio) è il nuovo libro di Marcello Veneziani. Un viaggio significativo, denso, variegato. Un’esplorazione feconda e luminosa intorno ai nove gradi dell’amore, quello per la vita, di coppia, per la famiglia, la sapienza, la patria, il mondo, per il fato, Dio e la verità. Gli abbiamo rivolto qualche domanda.
Marcello Veneziani, filosofo e scrittore, L’amore necessario segna il compimento di un itinerario inaugurato alcuni anni fa dalla pubblicazione di Dispera bene e sostanziato poi da La Cappa e Scontenti. Si tratta di un’opera verticale, che propone di aprirsi alla vita, al mondo, ristabilendo al contempo una confidenza con l’origine e il destino. L’amore come bussola esistenziale e alternativa al fatalismo prevalente?
“L’amore è la forza che muove il mondo e ci spinge a vivere. È la fonte di ogni creatività e procreazione, fa nascere, fonda, costruisce, genera legami. Senza amore non è possibile alcuna comunità, alcuna empatia. È una forza cosmica che sul piano della fisica è legge di attrazione e di connessione universale”.
Perché questo libro? Che cosa l’ha spinta a perimetrare questo paesaggio d’amore?
“Dopo aver scritto saggi critici sul presente sentivo la necessità di ripartire da un punto positivo, non fermarsi a rigettare e condannare il mondo della cappa, dei disperati e degli scontenti; capire che se nonostante tutto abbiamo ancora la voglia di vivere è perché c’è un’energia originaria che si chiama amore”.
Dalla famiglia alla religione alla ricerca della verità, che dialettica sussiste tra i gradi dell’amore da lei illustrati e la modernità?
“I nove gradi dell’amore costituiscono una scala naturale e soprannaturale di ascesa nei livelli differenti dell’amore. Ogni grado si realizza e trabocca nell’altro, è un graduale compimento e disvelamento della verità”.
La celebrazione del libero amore non la convince…
“Dietro la retorica dell’amore libero c’è qualcosa che mina l’amore stesso: se l’amore non è legame ma dipende solo dalla nostra libera e mutevole volontà, è solo una proiezione del proprio egoismo”.
Sostiene che viviamo nell’epoca del disamore.
“Sì, anche se il disamore si trincera dietro due forme surrettizie d’amore: l’amore narcisistico per se stessi, in cui gli altri vengono ridotti a specchio del nostro io; e l’amore astratto per l’umanità, salvo dimenticare coloro che ci sono più vicini”.
Il suo percorso culturale e le sue elaborazioni seguono il filo rosso della sensibilità per l’identità (e le identità) e i valori tradizionali. In che modo l’amore si è declinato nel pensiero degli autori critici verso il presente?
“Nelle pagine de L’amore necessario ci sono molti autori che concorrono sinfonicamente a questa teoria dell’amore; autori nel solco della tradizione, dell’identità e della visione spirituale della vita. L’amore come amore dell’essere, voler bene alla vita, antitesi al nulla, al vuoto, alla morte”.
Tra le pagine è richiamato anche Pier Paolo Pasolini, c’è un passo di “10 giugno”: “Solo nella tradizione è il mio amore”…
“È la poesia Un solo rudere, che a mio parere (lo dico da più di trent’anni) è un manifesto dell’amore per la tradizione. Pasolini, eretico e trasgressivo, ebbe la passione intellettuale e civile ma non la grazia dell’amore”.
Ricorre l’ottantesimo anniversario dell’assassinio di Giovanni Gentile. Al filosofo siciliano ha dedicato scritti e riflessioni. Nell’introduzione a Genesi e struttura della società (Vallecchi), identificava in lui il “filosofo della comunità”.
“Sì, l’umanesimo gentiliano, la sua visione della società e del legame nazionale, la sua difesa della famiglia e dei valori tradizionali ma soprattutto la sua critica dell’individualismo e dell’atomismo, configurano una filosofia del Noi, di impronta comunitaria”.
La passione per il Sud o i Sud. È una dimensione che affiora come una formula ricorrente nelle sue opere…
“Il sud per me è una categoria dello spirito alla luce del sole. Lo spirito mediterraneo, il pensiero meridiano e l’impronta meridionale sono per me punti cardinali per una geofilosofia dell’essere”.
L’amore necessario stimola prospettive ariose di rigenerazione. Nell’affresco tracciato, la politica può ricoprire un ruolo?
“In teoria sì, ma in pratica e nella storia no. La politica ha perso le sue motivazioni, i suoi slanci d’amore, la sua passione civile. È autoreferenziale, è fondata solo sulla conquista e la conservazione del potere a ogni prezzo. È carriera e volontà di supremazia, non missione, servizio o amor di gloria”.
L’Intelligenza artificiale è un tema del nostro tempo. La postilla finale manifesta preoccupazioni fitte in merito. Con che esiti?
“L’intelligenza artificiale è il tema principale di oggi; deve preoccuparci non la sua espansione illimitata ma l’incapacità della nostra intelligenza di governarla e guidarla a fin di bene. All’IA manca l’amore…”
Ultima domanda. Quale lascito vorrebbe che L’amore necessario trasmettesse a un giovane?
“Partite o ricominciate dall’amore, donate, sporgetevi, offritevi, ripartite dall’amore per la vita, per la realtà, per l’essere contro tutte le tentazioni del non essere, del nulla, della negazione. Riannodate legami, connettetevi. Noi siamo quel che abbiamo donato, l’amore misurerà le nostre tracce nel mondo”.
Intervista di Domenico Pistilli
Ebbe la passione intellettuale e civile,ma non la grazia dell’amore.
Vorrei una spiegazione più approfondita,grazie