Leciti scongiuri, riti propiziatori, scaramantici; papi, patriarchi, sciamani; processioni, flagellanti, invocazioni da cattedre o venerande basiliche e quant’altro, religioso o civile. Lo temo. Come nel 1913-’14 e poi 1938-’39, la guerra, da ipotesi di Stati Maggiori diviene, rapidamente, una possibilità, poi una probabilità ed infine, trascinata dalle forze messe in moto, dagli interessi, dai sentimenti, dalle propagande, una inevitabilità, con presunzioni di pelosa moralità. La ruota impazzita di minacce si volge, al primo casus belli, conflitto armato esteso, una escalation raccontata e percepita dai popoli tragicamente fatidica.
Magari quando i coautori vorrebbero fare marcia indietro. Ricordava Domenico Quirico su La Stampa, due anni dopo quel 24 febbraio:
“Quando Putin ha aggredito, le certezze emettevano un tintinnio come di cristallo: da un lato l’agguato, la prepotenza; dall’altro il diritto internazionale, la superiorità economica, umana delle democrazie rispetto al dispotismo. Non potevamo che vincere: standocene alla finestra. Eravamo baldanzosi. Putin era finito. Quel fuoco si è spento. Restano gli arruffapopoli, i biscazzieri del Grande Affare della guerra, gli sciacalli in doppio petto, gli avvoltoi del massacro”.
La realtà di una guerra che trascina ad una vita amorfa, una cancrena. Centinaia di migliaia di morti, mutilati, una galassia di dolore. Hanno mentito tutti. Putin ha mentito con i suoi propositi di denazificazione, l’ossessione della sicurezza. Ha mentito Zelensky, ha promesso al suo popolo che era possibile sconfiggere la Russia. E dopo due anni la derelitta Russia è in piedi, la sua economia cresce e militarmente avanza…Per fortificare i consensi si attribuiscono al Cremlino progetti di annessioni fuori delle possibilità, perfino dei suoi sogni.
Il 18 febbraio Dmitry Medvedev aveva minacciato la guerra nucleare:
“Possiamo colpire ovunque. La Russia può colpire Washington, Berlino o Londra, con missili terrestri, missili lanciati da sottomarini o bombardieri strategici, nel caso in cui la Russia venga respinta nella guerra in Ucraina fino ai confini del 1991. Il ritorno dell’Ucraina ai vecchi confini sarebbe contro la Costituzione: i territori conquistati sono già stati annessi come parte integrante della Russia”.
Il 1 marzo il Segretario alla Difesa USA, Lloyd Austin, replicava di fronte al Congresso, con faciloneria sinistra:
“Se cade l’Ucraina, credo che la Nato dovrà combattere con la Russia. Sappiamo che se Putin ha successo non si fermerà, continuerà ad adottare altre azioni aggressive”.
Dopo il crollo dell’URSS, nel 1991, la NATO sembrò appartenere al passato. Ma gli USA intervenirono per salvare e ridefinire l’Alleanza Atlantica, da organizzazione concettualmente difensiva in un’organizzazione geopolitica globale, apertamente aggressiva quando entrò nel conflitto inter-jugoslavo con una campagna massiccia di bombardamenti; quindi in Medio Oriente, Asia Centrale (Afghanistan) e Nord Africa. Queste operazioni sono complessivamente state tanto arroganti quanto disastrose. La NATO galleggerà fino allo tsunami che travolgerà Kiev e la manderà a picco, o alle elezioni americane del prossimo novembre che consacreranno, probabilmente, il ritorno di Trump alla Casa Bianca. Kiev pare quasi alla fine.
Alcuni generali hanno cercato di dirlo a Zelensky, ma sono stati licenziati: perchè Zelensky come Putin è prigioniero della logica della vittoria totale che gli è stata garantita dai parolai di Washington e Londra. Ma la Nato, senza il supporto USA, non fa paura a Putin. Egli reagirà solo se sarà messa in pericolo la sopravvivenza della Russia. Spregiudicati, supponenti, gli americani non se ne rendono conto. Loro ed i britannici pensano di continuare a trattare il resto del mondo come hanno trattato, prima degli ucraini, i vietnamiti, lo Scià di Persia e gli iraniani, gli iracheni, gli afghani…
Elena Basile, diplomatica ora a riposo, Ambasciatrice in Svezia ed in Belgio (dal 2013 al ’21), una delle firme del “Fatto Quotidiano” ha da poco dato alle stampe L’Occidente e il nemico permanente (Paper first, 2024). I buoni e il nemico prêt-à-porter. ‘Il vizietto di Europa, Usa e Nato di fare la morale al mondo con l’obiettivo di egemonizzarlo. Ed a qualunque costo: dall’assassinio al predicozzo’, nota Luciano Canfora nella Prefazione, a tratti discutibile, fazioso, ma importante pure per capire la mentalità dei nostri vecchi ‘arnesi comunisti’, dopo tante batoste:
“…suicidio dell’Europa determinato dalla scelta dell’impero britannico di fermare con la guerra la crescita prorompente e l’allarmante rivalità del più giovane impero tedesco (1914-1918). Al termine della quale il bastone di comando passò dal malconcio impero britannico al ben più moderno ‘impero’ USA. Ma la guerra aveva anche fatto sorgere il nuovo ‘nemico assoluto’: il comunismo, dura formazione politico-statale non disposta a farsi soverchiare”.
Il 1941-1945, l’occupazione tedesca di parte dell’URSS costituì:
“un’anomalia, dalla quale furono prese definitive distanze… Quando l’Europa, raccolta sotto le insegne di una Unione a trazione tedesca cominciò a scoprire che l’ex ‘impero del male’ era un partner interessante e foriero di reciproci vantaggi, il Grande Fratello aggiornò il lessico: non più l’’impero del male’, ma la ‘democratura’. Era da capo lì, ‘Il bieco storione del Volga’ “.
L‘ 8 marzo leggiamo su Adnkronos che la Turchia (un’altra volta) è pronta ad ospitare colloqui di pace. Il giorno dopo Papa Francesco, in una intervista esclusiva a Lorenzo Buccella della RT svizzera, alla domanda se lui stesso si sia proposto per negoziare risponde: “Io sono qui, punto. Il negoziato non è mai una resa. È il coraggio per non portare il paese al suicidio. Gli ucraini, con la storia che hanno, poveretti, gli ucraini al tempo di Stalin quanto hanno sofferto”:
“La guerra è una pazzia. Dietro c’è sempre l’industria delle armi. È più forte chi vede la situazione, chi pensa al popolo, chi ha il coraggio della bandiera bianca, di negoziare. Oggi si può negoziare con l’aiuto delle potenze internazionali. Quando vedi che sei sconfitto, che le cose non vanno, occorre avere il coraggio di negoziare. Non abbiate vergogna di negoziare prima che la cosa sia peggiore…”.
L’intervista ha suscitato enorme risonanza e repliche roventi in quanto le asserzioni del Papa sono uscite dall’abituale ‘equilibrismo diplomatico’. L’Ambasciata ucraina presso la Santa Sede ha subito evocato Hitler: “quando si parla di WWIII è necessario imparare le lezioni dalla WWII: qualcuno allora ha parlato seriamente dei negoziati di pace con Hitler e di bandiera bianca per soddisfarlo? Quindi la lezione è solo una: se vogliamo finire la guerra, dobbiamo fare di tutto per uccidere il Dragone! Gli assassini e i torturatori russi non si spostano verso l’Europa solo perché sono trattenuti dagli ucraini sotto la bandiera blu e gialla”. Curioso tirare in ballo lo Zio Adolfo, quando per lui combatterono non pochi ucraini indipendentisti, come Stepán Bandera…
Le guerre sono un’occasione per inventare strumenti. Il Pentagono ha bisogno ora di nuove leve, formarle, gestire il cambiamento tecnologico. Le guerre in Afghanistan ed Iraq, il numero di suicidi e dei reduci incapaci di riadattarsi alla vita civile, hanno ridotto assai il numero di ragazzi pronti ad immolarsi, specie per una patria che non è mai la loro. Già diventare eroi è uno sforzo immane, ma farlo per uno sconosciuto, vagamente democratico e corrotto, non è certo un sogno. Sulle colonne di questo magazine, esprimeva Seymour Wonder, il 27 marzo: ‘Economia di guerra per l’Ue: come rovinare un continente. Pressioni anglosassoni per estendere, perpetuandolo, il sanguinoso conflitto ucraino’: Lo stesso autore tornava sulla crisi NATO-Russia il 4 aprile: ‘Scintille Nato-Russia come per la crisi di Cuba del 1962. La Terra diverrà il Pianeta delle Scimmie? La sfida tra il Patto Atlantico e Putin si gioca sul limite e su chi lo potrebbe superare’:
Chi ha fatto saltare il gasdotto Nord Stream 2 è capace di tutto. Gli USA hanno sbagliato molto in geopolitica, dal 1939 in poi. Hanno ora destabilizzato l’Ucraina, potenziato la Cina, rafforzando i Paesi BRICS, divenuti da aspirazione a blocco geopolitico. Ue e NATO non accettano facilmente la sconfitta della proxy war mentre gli USA si stanno defilando. Se non fosse stato per lo sciagurato Boris Johnson la guerra sarebbe finita già a marzo 2022 con un accordo che ricalcava il trattato di Minsk II (2015). La Russia avrebbe lasciato i territori conquistati nel 2022, il Donbass avrebbe trattato la sua autonomia con l’ Ucraina. Ed adesso? Ottimismo malgré tout? Speriamo, nel nostro piccolo, che Meloni, Crosetto, Tajani&Co. non si convincano, pure essi, che per la pace si debba, al di là di tante chiacchiere, ‘uccidere il dragone’… @barbadilloit
Li abbiamo inviati gli storm shadow o no ? A sentire Shapps, il ministro della difesa britannico, si direbbe di sì. Crosetto tace e acconsente ?