Venezia, 28 aprile 2024
Questa mattina il Presidente della Biennale di Venezia, Pietrangelo Buttafuoco, ha presenziato, insieme al Curatore della 60. Esposizione Internazionale d’Arte, Adriano Pedrosa, alla visita di Papa Francesco al Padiglione della Santa Sede, intitolato Con i miei occhi – commissario il cardinale José Tolentino de Mendonça, curatori Chiara Parisi e Bruno Racine – nella Casa di detenzione femminile della Giudecca e alla successiva Santa Messa in Piazza San Marco.
Il saluto del presidente Pietrangelo Buttafuoco
Nell’occasione il Presidente Buttafuoco ha dichiarato: “Il titolo della 60. Esposizione Internazionale d’Arte è Stranieri Ovunque, e mi ha colpito come il Santo Padre, oggi all’interno del carcere, abbia evocato un concetto che è parallelo a questa semina dell’odio che ci affligge. Così come esiste la xenofobia, ovvero la paura dello straniero, esiste qualcosa di diverso e di più profondo che è la paura della povertà. Ci siamo sforzati di capire come questa povertà, che l’altro Francesco ad Assisi aveva elevato a Madonna, sia diventata invece nel nostro orizzonte contemporaneo una sorta di continuo rancore, dettato anche dal consumismo, da un’impostazione della vita fugace. Dimentichiamo invece il sentimento primo del nostro incontro verso l’altro. Noi incontriamo l’altro perché, poveri dentro di noi, vogliamo riempire noi stessi dell’altro con l’incontro e il dialogo.
Ciò è coerente con un’impostazione dove La Biennale, come istituzione, diventi il punto alto di intersezione dei raggi di una stessa luce, che in questo contesto ci richiamino non solo verso lo straniero che è in noi, ma soprattutto verso la povertà che è in noi. Il tempo della miseria invoca l’atto di poesia, l’atto d’arte, l’atto di verità: quello che abbiamo vissuto oggi”.
“Con i miei occhi – ha proseguito il Presidente Buttafuoco – è un titolo, quello del Padiglione della Santa Sede, che, al pari di Stranieri Ovunque, ci indica l’esatta lente attraverso cui guardare lo straniero per eccellenza, ovvero noi stessi. Carcere, malattia e calamità sono tre elementi che sono stati evocati. Dalle calamità si vede il coraggio della ricostruzione. Dalla malattia ne consegue la ricerca. Dal carcere, ed è un interrogativo, cosa emerge? Con Franco Basaglia la nostra civiltà ci ha liberato dai manicomi. La nostra civiltà giuridica deve ora condurci a cancellare il carcere. L’arte lo fa con un atto di poesia”.
Il carcere va cancellato per le lunghe pene detentive. Ma a patto di reintrodurre la ghigliottina…
Basaglia ci ha liberato dai manicomi, non dai matti. Io sto con Mario Tobino, che aveva visto, per motivi anagrafici, la follia, non occultata dagli psicofarmaci.