L’ intelligenza di Luigi Mattiato che ci ha lasciato (mercoledì alle 15 i funerali religiosi a Corsico) si accompagnava a una vena beffarda. Alle celebrità d’area cambiava l’ultima sillaba dal primo (e secondo) nome vero in una ghirlanda immaginaria e talora irridente.
Sempre per gioco, in considerazione anche della sua origine italo-romena, Mattiato (nato nel 1948 a Bucarest, dove il padre si trovava per affari) per noi più giovani divenne Mattiace, sindacalista che piace.
Precoce in tutto, raggiunse presto i vertici del sindacato degli assicuratori, prima all’interno della Cisnal, poi costituendo la Federazione Italiana Sindacati Assicuratori Indipendenti, della quale fu segretario generale. L’ufficio che la Riunione adriatica di sicurtà aveva assegnato alla relativa rappresentanza sindacale aziendale fu una sorta di seconda casa per un gioventù che cercava di diventare adulta mantenendo la voglia di sognare.
Ancora di Luigi era un gioco di parole e una rassicurazione: «Mai una polizza, in quarant’anni di servizio». Fu grazie a lui che io, studente molto teorico di diritto del lavoro, scoprii la concretezza degli istituti a tutela dell’azione sindacale: lavoro e sindacato sono stati sempre tra noi argomento di discussioni feconde, oltre che orizzonti esistenziali comuni
Come un fratello maggiore, ci raccolse sulla soglia di un mondo palpitante di oscuri impulsi rivoluzionari, velleitari assalti al cielo e irrisolti casi umani. Aveva a disposizione una macchina da stampa off-set, dalla quale prese slancio la stagione dei creativi di Milano, a cavallo tra Settanta e Ottanta.
Nel 1979 andai con lui da Pino Romualdi, in occasione delle prime elezioni del Parlamento europeo, per suggerirgli – santa ingenuità – il regionalismo europeo. Romualdi ci gelo’ senza umiliarci: «Interessante ragazzi, ma è già tutto organizzato».
Precoce in tutto, Mattiato raggiunse per primo il Consiglio regionale della Lombardia, anticipando i temi alti della fine della guerra civile tra soli giovani, poi della lotta all’immigrazione selvaggia.
Uomo generoso e sensibile, Luigi si è dedicato con impegno alla causa dei sordomuti e, quasi come ideale prolungamento della sua azione sindacale, fu per anni portavoce e colonna dell’Ente Nazionale Sordi. Fu precoce padre di famiglia: Oretta e Marzio, che lo hanno assistito fino all’ultimo, divennero subito personaggi familiari e benvoluti in un’area politica non sempre illuminata.
Luigi aveva vissuto le metamorfosi di Milano, ne conosceva bene pieghe e sfumature, personaggi e atmosfere. Il suo pensiero intransigente puntava in alto, il suo amore era rivolto verso l’assoluto.