Don Luigi Ciotti è un sacerdote, ispiratore e fondatore del Gruppo Abele, per il volontariato contro tutte le dipendenze e poi fondatore di Libera, associazione per la lotta contro le mafie. Qualche tempo fa ha scritto un libro a mo’ di lettera aperta, intitolato Lettera a un razzista del terzo millennio in cui sostiene che il razzismo è molto diffuso e l’Italia, in fondo, è un paese razzista. Ma affronta anche altri argomenti: l’antirazzismo, il “fascismo eterno”, l’immigrazione, l’accoglienza dei migranti, l’ambientalismo, i modelli sostenibili di sviluppo e altro ancora.
Giuseppe Giaccio, sociologo di formazione giuridica e studioso di filosofia politica, ha deciso di replicare alla missiva di don Ciotti. Lo fa con una scrittura piana, argomentata, pacata e con lo scopo di prendere spunto, senza polemiche, dalle argomentazioni del sacerdote per replicare con argomentazioni che affrontano i temi suddetti in maniera ampia, generale, valida per più interlocutori.
Ne esce una lettera aperta che illustra in maniera chiara le contraddizioni che derivano da analisi talvolta inficiate dal politicamente corretto o che non sempre tengono conto di dati reali, strettamente connessi con le dinamiche della modernità. Come spiega nelle prime pagine Giaccio, sebbene la lettera di don Ciotti sia destinata a un razzista, le questioni affrontate nel libro in realtà investono spazi e tematiche che non possono essere costrette solo nel perimetro del razzismo.
Nel primo capitolo del libro, che si intitola Lettera a un antirazzista. Risposta a don Ciotti (e a qualcun altro), edito da Diana edizioni, Giaccio smonta le accuse di razzismo rivolte all’Italia riportando alcuni casi di cronaca che dimostrano che il vissuto degli immigrati non si basa, in Italia e in Europa, sul razzismo anti-immigrati ma spesso su condotte criminali da parte di alcuni extracomunitari che non danno segno di volersi integrare. Partendo da questo semplice dato, riferito a eventi di cronaca, Giaccio analizza alcune idee negate dal politically correct nonostante la scienza le abbia validate e confermate come vere e reali. Si pensi all’esistenza delle razze, dato acclarato (pag. 24 e segg.) ma anche al concetto di razzismo (da non confondersi, come spesso si fa, con xenofobia) e le sue varie declinazioni. Analisi utilissima per fare chiarezza. Giaccio fa emergere come, alla fin fine, a ideologizzare la razza è stato l’Illuminismo e il Cristianesimo pietistico (pag. 28). Ovviamente ogni definizione o rimando culturale e ideologico viene arricchito e spiegato in profondità da citazioni bibliografiche e culturali pressoché inoppugnabili (Mosse, Lévy-Strauss, Taguieff, Kant ecc.). Nelle pagine successive è analizzato ancora il razzismo e il Cristianesimo con riferimento alla politica della Chiesa, nei secoli scorsi, in particolare relativamente all’antisemitismo. E Giaccio diviene sempre più convincente specie quando parla di flussi migratori e della loro falsa ineluttabilità, come invece vengono interpretati da don Ciotti.
Metà libro è composto da saggi che affrontano tematiche davvero importanti in maniera completa, toccando differenti aspetti: dalla letteratura ai fumetti, dalla sociologia alla storia. L’autore affronta temi come l’immigrazione anche da un punto di vista letterario, in un ampio e particolarmente interessante capitolo cui seguono due saggi sul fascismo eterno, l’Ur Faschismus, teoria inventata da Umberto Eco e sostenuta da Luciano Canfora secondo la quale il fascismo sarebbe una teoria eterna, un modo di sentire. Giaccio smonta questo castello dell’Ur fascismo con riferimenti storici e culturali e richiami ad autori esperti di politologia e storia, come, un esempio per tutti, Sternhell. L’immigrazione ha anche altri volti, come a esempio la migrazione economica, e viene analizzata anche questa forma di trasferimento/invasione di massa in Europa e il contributo che le ong assicurano ai migranti economici. Non manca, infine, un capitolo che analizza un fumetto che prende in esame gli immigrati.Un libro che fa piazza pulita del politically correct e della cultura woke. Da leggere.
Giuseppe Giaccio, Lettera a un antirazzista. Risposta a don Ciotti (e a qualcun altro), Diana ed., pagg. 141, euro 15,00 (ordini: dianaedizioni.com)
Manlio Triggiani
Va bene, ma gliel’ha mandato a don Ciotti? L’ha mandato alle varie associazioni pro migranti e che giustificano le Ong? L’ha mandato a Mattarella? Se no, allora è inutile averlo scritto e pubblicato per i soliti quattro gatti che già la pensano così (e che non si prendono la briga di leggere un libro).
Don Ciotti è un personaggio nefasto, rappresentante del peggior cattocomunismo.