Caro Sandro e caro direttore,
ho appena stampato (io, senza la vecchia cara carta, non… mi diverto!) il tuo interessante revival del libro “Socialismo fascista”. Quel testo l’avevo letto in tempi lontanissimi, quando non mi pesavano sul groppone tante primavere come adesso. Poiché molti passaggi erano ormai svaniti melanconicamente nel ricordo, debbo ringraziarti di cuore d’avermi un po’ rinfrescato la memoria.
In particolare, a distanza di tanti anni mi ha colpito rileggere l’espressione, secondo cui “E’ orribile camminare per le strade ed incontrare tanto decadimento, tanta imperfezione, tanta laidezza”. Sembra quasi il ritratto profetico delle nostre città odierne abbandonate al degrado degli amministratori e degli amministrati, senza parlare dell’invasione dei clandestini.
Drieu aveva ragione sin d’allora d’intravedere l’addensarsi delle nubi fosche delle Decadenza sull’orizzonte della nostra povera Europa, devastata dall’esito conclusivo della imminente guerra mondiale. C’erano in quelle parole tutto il rimpianto e tutta la rabbia per l’Europa sognata (prima da lui e – più modestamente – poi anche da noi), che s’incamminava sulla strada del tramonto, schiacciata tra il bolscevismo e il capitalismo.
Qualcuno potrebbe pensare che si trattasse dei sogni un po’ folli di gente fuori del tempo. Sta di fatto che quell’Europa auspicata era agli antipodi della creazione invertebrata e senz’anima dominata dai banchieri e dal politicamente corretto che abbiamo oggi sotto gli occhi.
E non mi pare poco.
Grazie dunque per le tue considerazioni, capaci d’ispirarmi a loro volta queste mie brevissime riflessioni.