Il Bari è tornato in B. La meravigliosa stagione fallimentare aveva rappresentato l’ultimo baluardo di gioia per il cuore palpitante dei tifosi biancorossi; dopo quella breve, ma intensa parentesi, solo frustrazioni, sogni infranti e delusioni. Dalla B alla D, con i galletti aggrappati per puro spirito di sacrificio a quei colori. Una squadra da smantellare, un progetto da ricostruire, nel nome dell’identità, del senso di appartenenza alla terra, che per molto tempo era mancato. De Laurentis investe e, tranne il primo quasi scontato passaggio di categoria, dalla D alla C, non sembrano esserci segnali di ripresa: encefalogramma piatto, il Bari non riesce a uscire da quella fanghiglia putrida che l’ha sommersa contro il suo volere. La C sembra un habitat che stride con i sogni ambiziosi del presidente e della piazza, gli sforzi sul campo non si trasformano nei risultati desiderati e la palude pare essere quasi confortevole, ad un certo punto.
Ci si abitua a tutto, ma non alla mediocrità, perciò, dopo tre anni passati in C, tra qualche desiderio di onnipotenza e improvviso ritorno sulla terra, i piani del Bari cambiano. Non solo, la componente emotiva inizia ad essere preponderante, quasi soverchiando i valori tecnici, la B deve essere un obiettivo possibile, non irraggiungibile: scatta qualcosa nello spogliatoio, un’alchimia che azzera le delusioni e il tremendo passato recente. I ricordi si fanno manifesti e nefasti quando la paura del cambiamento prevale, in questo caso niente di tutto ciò si avvera e, allora, una squadra forse meno superiore rispetto alle avversarie di quanto non fosse stata negli anni precedenti, inizia a macinare gioco, calcio e passione. Il San Nicola torna a scaldarsi, quel bianco e rosso saltano per tutto lo stadio come un quadro puntinista, creando colori di speranza e gioia che avvolgono e travolgono la squadra. Testa del girone C della serie C dall’inizio sino alla fine. Contro la Fidelis Andria sembra un destino già scritto: promozione con 4 giornate di anticipo in casa, in uno stadio pronto a far festa. Ma i sogni devono per forza aspettare, non si giunge alla gloria senza sofferenza, e poi, è anche un po’ un vezzo della squadra far attendere i tifosi: successe già con Conte per la promozione in B, in casa contro l’Empoli, l’euforia dei tifosi festanti fu rimandata di una settimana.
Ma questa volta il gioco del destino pare essere ancora più goliardico, la festa potrebbe concretizzarsi in quella Latina che fu fatale proprio nella meravigliosa stagione fallimentare. I più potrebbero dire che è un cerchio che si chiude, in realtà è solo un percorso che torna a riaprirsi. A Latina il Bari va a conquistare la tanto agognata e meritata promozione in B, quella B che solo qualche anno fa pareva essere troppo stretta per i sogni ambiziosi dei galletti e che qualche anno dopo ritorna ad essere la bombola di ossigeno che tiene in piedi un progetto a lungo termine, iniziato solo quattro anni fa. Progetto che, tuttavia, deve evitare di accartocciarsi nei meandri burocratici troppo spesso castigatori per i piccoli club (Guardare la questione Salernitana) ed essere, invece, arioso e prospero, come si addice ad una squadra che deve, per sua natura e gloria, restare ai massimi livelli del calcio, il più a lungo possibile e in maniera quanto più serena possibile.
Complimenti al Bari!