Allo stadio Da Luz, il Benfica dà lezioni di calcio all’Inter ipercatenacciara di Simone Inzaghi. Che, però, vince lo scontro. E lo fa con un due colpi di testa: quello di Barella e l’altro di Joao Mario, che rimpalla sulla mano e regala un rigorino generosissimo ai nerazzurri. Trasformato da Romelu Lukaku
I lusitani hanno dominato, in lungo e in largo, la partita. E divertito, emozionato, commosso con la generosità degli slanci che si infrangevano contro la speculazione tremebonda interista. L’unico (gravissimo) difetto è stata la poca precisione sotto porta. André Onana, sempre in tensione, ne è uscito con la rete pulita. Il Benfica, spinto dai tifosi che, con Manuel Rui Costa in plancia di comando, hanno ritrovato una qual certa grandeur, ha fatto tutto quel che poteva per portare a casa la partita. Senza cedere alle facili lusinghe della speculazione. Il centrocampo portoghese ha sovrastato quello interista, la squadra di Inzaghi s’è affidata al contropiede e solo così è riuscita a trovarsi nella posizione del doppio vantaggio in vista del ritorno a San Siro. Il Benfica ha fatto calcio, l’Inter no.
Ovviamente, i titoloni dei giornaloni sportivi si sperticano a decantare la grandezza della squadra ambrosiana. In Italia conta solo il risultato, mica che i ragazzini terribili allenati dall’ingegnere Roger Schimdt hanno dribblato, saltato e imbucato, sistematicamente, l’Inter dei multimilionari. Se basta il catenaccio, vien da chiedersi, che senso ha spendere tanti milioni di euro. Basterebbe avere un mona che segna, un portiere che para tutto, un assassino in difesa, un genio a centrocampo e sette asini che corrono per tutti gli altri. Magari Zhang troverebbe finalmente di che tagliare il bilancio copiando, il Milan di Nereo Rocco. Il trionfo della noia, un modello che ha più di sessant’anni. Ma all’Italia, che non riesce a guardare più in là del tabellino, va bene così.
Più’ che un articolo di tecnica calcistica mi pare un articolo di un tifoso deluso del Benfica (o di altra squadra italiana delusa dal risultato?) a corto di argomenti plausibili. Qui occorre intervenire leggendo il vecchio (??) Gianni Brera e rivedendo le cronache di tre partite per certi versi storiche ed emblematiche ovvero: 4 luglio 1954 Germania – Ungheria 3 a 2, 7 luglio 1974 Germania Ovest- Olanda 2 a 1 e dulcis in fundo 5 luglio 1982 Italia – Brasile 3 a 2. Il calcio esteticamente più’ bello sempre perdente. Qualcosa voto pur dire.
articolo di una superficialità faziosità ed incompetenza come non ne leggevo da anni