• Home
  • Il Clan
  • Privacy Policy
  • Contatti
martedì 31 Gennaio 2023
No Result
View All Result
Barbadillo
  • Politica
    • Difesa
    • Grilleide
    • La Destra riparte da…
    • Tarantelle
  • Corsivi
  • Le interviste
  • Esteri
  • Economia
  • Cronache
  • Cultura
    • Artefatti
    • fedi e religioni
    • Fumetti
    • Libri
    • Musica
    • Ritratti non conformi
    • Sacro
    • Scuola/Questionario proustiano
    • Televisionando
  • Sport
    • Boxe
    • Figurine
    • Il raccattapalle
    • Pallone mon amour
    • Storie di Calcio
  • Scintill&digitali
  • Videogames
  • Parola ai lettori
Barbadillo
  • Politica
    • Difesa
    • Grilleide
    • La Destra riparte da…
    • Tarantelle
  • Corsivi
  • Le interviste
  • Esteri
  • Economia
  • Cronache
  • Cultura
    • Artefatti
    • fedi e religioni
    • Fumetti
    • Libri
    • Musica
    • Ritratti non conformi
    • Sacro
    • Scuola/Questionario proustiano
    • Televisionando
  • Sport
    • Boxe
    • Figurine
    • Il raccattapalle
    • Pallone mon amour
    • Storie di Calcio
  • Scintill&digitali
  • Videogames
  • Parola ai lettori
Barbadillo
Home Pallone mon amour

Italia, solita storia: fuori con l’inconsistente Macedonia

Gli azzurri arroganti non vanno ai mondiali in Qatar. E nessuno si azzarda a dire nulla al ct Mancini

by Giovanni Vasso
25 Marzo 2022
in Pallone mon amour, Sport/identità/passioni
7
Robetto Mancini, ct dell’Italia

Sic transit gloria mundi. Un giorno sei in cima all’Europa e gliela alzi in faccia agli inglesi a Wembley, quello dopo nella polvere di Palermo a stramaledire la Macedonia: l’Italia è fedelissima alla sua essenza pallonara più vera. Forte coi forti, quando c’è da opporre l’orgoglio paisà ai milord d’altrove, pippa senza pari con le pippe, perché quelli so’ scarsi e non conviene impegnarsi.

Macedonia, del Nord. Come la Corea, del Nord nel ’66. E fosse così semplice. La lista di squadrette a cui l’Italia ha donato gloria è lunga. Ci si dimentica del Camerun dell’82, che quasi ci tira fuori dal Mundial che poi s’è vinto e si ricorda sempre la Svezia dei falegnami che segò Gian Piero Ventura. Assolutamente cancellato (mannaggia il woke e le sanzioni!) anche solo il pallido ricordo della Russia post-perestrojka, senza più grandissimi talenti e con la testa sicuramente altrove, che nel ’91 ci sbatté fuori dagli Europei e Rizzitelli, oggi ancora, bestemmia il palo di Mosca.

Ci si è scordati del trittico incredibile di Sudafrica 2010 Paraguay, Slovacchia e niente meno che Nuova Zelanda. Un ricordo personale: ero a Berlino, ad Alexander Platz, quando gli azzurri campioni del mondo quattro anni prima proprio in Germania scesero in campo contro i Kiwi. La trasmettevano in un ristorante dove c’era un brunissimo cameriere italiano, col quale ci intendemmo subito. Schiumavano rabbia, gli amici tedeschi e ostentavano superiorità e indifferenza: la sala era praticamente vuota. Quando finì la partita, 0-0 e un piede e mezzo fuori da quel mondiale, ci ritrovammo in un ristorante gremito di biondi teutoni che, sorridendo, si toglievano gli schiaffi di Dortmund da faccia, brindando a Peroni e Nastro Azzurro. Io me ne andai, l’amico cameriere lì c’è dovuto rimanere.

E quattro anni dopo, in Brasile col Prandellissimo in panchina dopo un Europeo sfumato in finale con la Spagna. Un altro trittico favoloso: oltre l’Inghilterra scalcagnata del giardiniere Hodgson, Uruguay e soprattutto il mitologico Costarica.  È inutile, l’Italia è così. Ci fa godere solo quando non c’è niente da perdere. Solo quando c’è da difendere l’orgoglio si cacciano gli attributi. Altrimenti lasciati a prendere aria nell’armadietto del proprio club di appartenza.

Così si giochicchia, ci si perde in filosoficchie, si rammaggia, si gigioneggia. È la storia, è l’anima dei popoli espressa nel futbol avrebbe detto Gianni Brera. È da Ettore Fieramosca in poi che ci va così. Noi siamo nati per vendicare le offese, non per farne altrui.

 

Detto questo, nessuno si senta offeso ma nessuno si senta assolto. Né una squadra molle e moscia, né un allenatore patinatissimo che s’ostina (per esempio) a tenere in campo Ciro, Immobile di nome e di fatto quando indossa l’azzurro della nazionale, e non fa giocare un giovane manzo, bello, scalpitante e forte come Scamacca. Oppure Lorenzo Insigne, il cui tiro-a-ggiro non punge più mentre incombe il viale del tramonto doratissimo in Canadà col Toronto.  O, ancora, Gigio Donnarumma, uno che forse l’avrà capito che i soldi non sono tutto dal momento che l’avventura parigina gli sta facendo solo male.

 

Roberto Mancini ha le sue precise responsabilità e non si può continuare a dare colpe a un “sistema” senza fare nulla. Ma il rito dell’auto assoluzione azzurra è già iniziato e, per la prima volta nella storia, non scalfisce nemmeno il ct. Non c’era mica bisogno del calcio per capirlo: le Belle Gioje di Giovanni Arpino hanno preso il controllo del circo mediatico e se ti azzardi a dire mezza parola, sei una Jena impresentabile, magari al libro paga di qualche potenza straniera. Intanto, sarà l’Italia a non presentarsi ai mondiali. Per la seconda volta di fila. Poco male: ci sono sempre i diritti umani da scomodare per giustificare il mancato viaggio in Qatar.

Giovanni Vasso

Giovanni Vasso

Giovanni Vasso su Barbadillo.it

Tags: italiaMancininazionale

Related Posts

Storiedi#Calcio. Addio a Vito Chimenti il bomber della “bicicletta”

Storiedi#Calcio. Addio a Vito Chimenti il bomber della “bicicletta”

30 Gennaio 2023
FormulaUno. Il talento inespresso di Jan Magnussen

FormulaUno. Il talento inespresso di Jan Magnussen

19 Gennaio 2023

StorieDi#Calcio. Addio al bomber brasiliano Roberto Dinamite, una vita per il gol

CalcioAmarcord. Pier Paolo Scarrone (il vice Rivera) si racconta

Calcio e identità. Cheddira (nato in Italia) preferisce le sue radici marocchine

Pelè semplicemente il re del calcio

Lasciate in pace Maradona. Basta con i paragoni (da Messi a Kvara)

Mihajlovic è carattere, scarpe, tradizione

Lutto nel mondo del calcio: è morto il campione serbo Sinisa Mihahjlovic

Comments 7

  1. Guidobono says:
    10 mesi ago

    E schierando tre brasiliani! Personalmente non me ne importa nulla. Queste nazionali multietniche non rappresentano nulla, le detesto.

  2. Guidobono says:
    10 mesi ago

    Immobile è sempre stato mediocre. Con un certo fiuto del gol e grandi abilità di cascatore…

  3. Guidobono says:
    10 mesi ago

    E Belfast 1958! Non andammo ai Mondiali in Svezia…

  4. BRUNELLO NATALE DE CUSATIS says:
    10 mesi ago

    Ottimo articolo di Giovanni Vasso, che con un tocco di sana ironia riesce a dire delle “scomode” verità. Su Mancini, l’allenatore, ostinato all’inverosimile a mettere in campo Immobile (di nome e di fatto!) e Insigne – punta oramai “spuntata” e che spera di “temperarsi” con i soldi canadesi -, lasciando fuori Scamacca, una vera forza della natura! Senza dimenticare Donnaruma – il “venale” ex giocatore e tifoso del Milan, approdato al PSG – che si fa infilzare sull’unico tiro arrivatogli in porta e per giunta da una distanza di trenta metri!

  5. Giovanni says:
    10 mesi ago

    La verità è che Mancini ha provato a fare un nuovo tipo di gioco ma ha fallito, il problema è che se li mandano via chi può allenare la Nazionale italiana? Chi è che si prende una Nazionale di calcio in pezzi? Su Immobile da laziale dico che è stato inguardabile, dal derby è come se avesse spento un interruttore. Tornando a bomba il problema sono anche le società sportive di serie A a cui magari fa anche comodo avere una nazionale di calcio scarsa.

  6. Guidobono says:
    10 mesi ago

    Di queste nazionali multiuetniche, con italiani scarsi, nel nostro caso, non ci puó importare nulla…

  7. Giovanni says:
    10 mesi ago

    @Guidobono Immobile sicuramente non ha dato il meglio ma non si possono dare tutte le responsabilità a lui.

Più letti

  • L’intervista.  Goikoetxea: “Il fallo su Maradona? La mia croce”

    L’intervista. Goikoetxea: “Il fallo su Maradona? La mia croce”

    0 shares
    Share 0 Tweet 0
  • Il caso. L’errore di restituire i marmi dei Musei Vaticani alla Grecia

    0 shares
    Share 0 Tweet 0
  • Segnalibro. “Eurasia” e l’attuale ciclo politico dell’Europa

    0 shares
    Share 0 Tweet 0
  • Difesa. La memoria del cordiale in bustina (simbolo di un’Italia che non c’è più)

    33 shares
    Share 33 Tweet 0
  • Fenomeno Cognetti, le otto montagne in ciascuno di noi

    0 shares
    Share 0 Tweet 0

Seguici su Facebook

Siti amici

  • 10 righe dai libri
  • Appennini di Gian Luca Diamanti
  • Arianna Editrice
  • Associazione Eumeswil Firenze
  • Calcio e statistiche
  • Diretta.it
  • Eclettica edizioni
  • Finanza Sexy
  • Hamelin Prog – Progressive Rock Magazine
  • Il blog di Roberto Perrone
  • Il diario del gigante Paolo Isotta
  • L'eminente dignità del provvisorio
  • linkiesta
  • melascrivo
  • Polémia
  • Rivista Visio
  • SilviaValerio.it
  • Storia in rete
Facebook Twitter Instagram

“All’orizzonte di quell’oceano ci sarebbe stata sempre un’altra isola, per riparsi durante un tifone, o per riposarsi e amare”.
Hugo Pratt

Barbadillo è un laboratorio di idee nel mare del web che, a differenza d’altri, non naviga a vista. Aspira ad essere un hub non conformista, un approdo libero nel quale raccogliere pensieri e parole e dove donne e uomini in marcia possono fermarsi a discutere insieme di politica, ecologia, musica, film, calcio, calci, pugni e rivoluzione.

Ultimi articoli

Storiedi#Calcio. Addio a Vito Chimenti il bomber della “bicicletta”

Storiedi#Calcio. Addio a Vito Chimenti il bomber della “bicicletta”

30 Gennaio 2023
Idee (di G. Conte). Se la cultura costruisce ponti tra Europa e mondo arabo

La geopolitica del Mediterraneo priorità patriottica

30 Gennaio 2023
Anniversari. Il Bloody Sunday dei patrioti che lottavano per essere irish, liberi e cattolici

Bloody Sunday, il dolore che non passa

30 Gennaio 2023

Ultimi commenti

  • Guidobono su Gabriele Adinolfi e l’epilogo politico della destra radicale
  • Tullio Zolia su Il punto (di M.Veneziani). Le ragioni dell’anticonformismo (anche) al tempo del governo Meloni
  • Guidobono su Il punto (di M.Veneziani). Le ragioni dell’anticonformismo (anche) al tempo del governo Meloni
  • Guidobono su Gabriele Adinolfi e l’epilogo politico della destra radicale
  • Guidobono su Giornale di Bordo. Il boss Matteo Messina Denaro tra vaccini e uso del bancomat
  • Guidobono su Gabriele Adinolfi e l’epilogo politico della destra radicale
  • Ferna. su Gabriele Adinolfi e l’epilogo politico della destra radicale

with by amdotcom

No Result
View All Result
  • Politica
    • Difesa
    • Grilleide
    • La Destra riparte da…
    • Tarantelle
  • Corsivi
  • Le interviste
  • Esteri
  • Economia
  • Cronache
  • Cultura
    • Artefatti
    • fedi e religioni
    • Fumetti
    • Libri
    • Musica
    • Ritratti non conformi
    • Sacro
    • Scuola/Questionario proustiano
    • Televisionando
  • Sport
    • Boxe
    • Figurine
    • Il raccattapalle
    • Pallone mon amour
    • Storie di Calcio
  • Scintill&digitali
  • Videogames
  • Parola ai lettori
Questo sito utilizza cookie per fornirti la migliore esperienza di navigazione. Se continui nella navigazione acconsenti all'uso dei cookie.OkLeggi di più