A Londra si respira aria di derby già da giorni prima della partita. I colori biancorossi dell’Arsenal pronti ad infiammare il manto erboso dell’Emirates, per battere i rivali di sempre del Tottenham. Il derby più sentito della città, è anche il derby che quest’anno ha meno da dire per quel che riguarda le classifiche, ma per la storia che rappresenta risulta essere sempre motivo di grande attenzione mediatica, pur orfano dei tifosi.
Come ogni partita dal sapore di battaglia, ha regalato emozioni e follia e anche una serie infinita di episodi. Il gioco ruvido inglese non è mancato, così come non è mancato il pathos. Lamela, spesso attaccato per la sua indolenza in mezzo al campo, ha deciso di esibirsi in un tango: al 33’ del primo tempo rabona rasoterra e gol. Tutti attoniti, tranne lui stesso che ormai è abituato a far sembrare queste giocate normali. Il gol subito, però ha risvegliato l’animo bellicoso dei gunners (in questa stagione raramente pungolato) che hanno avuto il merito di piegare i piani tattici apparecchiati da Mou, che di solito sguazza nel catenaccio dopo essere passato in vantaggio. Invece questa volta tutto è andato in maniera diversa grazie alle irruente offensive dell’Arsenal: prima il giovane gioiello ex Madrid, Odegaard, ha siglato il pari e poi nel secondo tempo, i gunners hanno ruggito e strappato la vittoria grazie all’esperienza dei suoi senatori. La vittoria è stata però soprattutto frutto dei demeriti avversari, come testimonia la follia di Lamela, che, come uno squarcio di Fontana sulla tela, ha deciso repentinamente di squarciare quanto di bello fatto fino ad allora, e macchiare la sua partita con una spennellata di rosso: espulsione e partita complicatissima. L’uragano Kane, un uomo che negli anni ha dimostrato di essere un inossidabile guerriero, ci ha messo il cuore da derby per segnare il pari, ma questa volta il destino non ha arriso agli Spurs, che, tra pali, traverse e gol annullati hanno dovuto abdicare e cedere agli arcirivali il controllo di Londra, almeno per una notte: Arsenal-Tottenham 2-1.
https://www.youtube.com/watch?v=rDsZT-Ai6ek
Sempre nella giornata odierna a Leicester si giocava un’altra partita, che aveva il retrogusto bitter-sweet del derby. Infatti Jamie Vardy ragazzo di Sheffield, cresciuto nelle giovanili del Wednesday, si trovava a fronteggiare con le sue Foxes, gli avversari di una vita, dello Sheffield United, che all’andata, con un gol nel finale, aveva già punito, sfogandosi poi in un festeggiamento un po’ sopra le righe, tipico del personaggio. Era quindi atteso per un revival dell’andata. Purtroppo per lui, a prendersi la scena è stato il suo compagno di reparto Iheanacho, che con una tripletta ha stordito gli avversari. Risultato finale per il Leicester, 5-0 e sorriso per Vardy che, pur non segnando è riuscito a vincere il suo derby privato e vedere la sua squadra scalare le vette della Premier.
Volando più a sud, in Andalusia, oggi era il momento del tanto atteso scontro tra Siviglia e Betis, che, a differenza dei primi due, aveva anche una certa validità dal punto di vista della classifica, infatti si affrontavano la 4° e la 6° forza della Liga. A spuntarla, però è stata l’abitudine dei biancorossi (Siviglia) a gestire partite e aria di alta classifica, nonché a sfruttare il fattore casa. E’ bastato uno striminzito 1-0. Pur essendo vuoti gli stadi, in un derby, sapere di giocare nella propria casa, risveglia quel primordiale istinto di difesa del proprio territorio. La sfida diventa da sportiva a storica e territoriale, rappresenta nel microcosmo il patriottismo e l’attaccamento alla propria identità. Ecco perché i derby, anche quando sono di modesto valore sportivo, rappresentano sempre un momento di calcio altissimo, condito da buona dose di agonismo e di fascino. In attesa di altre domeniche da derby, ci godiamo le emozioni che le partite cittadine di ieri ci hanno regalato.