Così diversi, eppure tanto simili. Clemente Mastella e Luigi de Magistris, prima di essere due sindaci, sono due viandanti politici. Si muovono nello spaziotempo della politica in direzioni diverse ma colgono – più o meno – gli stessi identici risultati, animati dall’obiettivo che li accomuna nelle grandi diversità che (apparentemente?) li dividono: restare al centro della scena politica.
Se Mastella si muove con grazia tra gli schieramenti politici, balzando da sinistra a destra e viceversa, de Magistris lo fa tra le opportunità di candidatura vagliando le elezioni più vicine e interessanti, come le prossime Regionali. Il viandante Clemente, estensore di quel buffo “manifesto” declamato in tv alle Iene, si prepara a varcare l’ultima – tremenda – frontiera, quella della “responsabilità” addirittura nei confronti di un governo a trazione M5s. Il viandante de Magistris, immoto a sinistra-sinistra ma turbinoso tra le photo-opportunity elettorali, cerca un nuovo ruolo e lo ha fatto ventilando, come praticamente fa da diversi anni ogni volta che l’elezione abbia un certo peso, l’ipotesi di una candidatura. Questa volta a governatore della Regione Calabria.
Centrale più che centrista
Nei giorni scorsi, l’ex Guardasigilli aveva affermato, in un’intervista rilasciata a Il Tempo, qui ripresa dal quotidiano Ottopagine: “Dipendesse tutto da me, oggi sarei responsabile, ma non legando il concetto ad un nucleo di parlamentari. Piuttosto ad una dimensione politica”. Quindi lancia la (solita) idea di una formazione localista e meridionalista, progetto già declinato in salsa locale (“Noi Sanniti”) e poi regionale (“Noi campani”), da riportare a una dimensione più ampia (“Noi Sud” è già stato preso nel 2010 dai campani che lasciarono l’Mpa di Lombardo, occorrerà ingegnarsi).
Non è un mistero: da vecchio e navigatissimo pugile (mai suonato) del ring della politica, Clemente Mastella sa che è il centro la posizione da presidiare. Non basta essere centristi, occorre essere centrali: “salvare” un governo è aprire una linea di credito (politico). E poi, vuoi mettere la soddisfazione di passare per salvatore della Patria agli occhi di quei militanti pentastellati per cui lui, Mastella, è sempre stato l’incarnazione di ogni male della politica italiana?
“Giggino resta a casa”
Luigi de Magistris ha bisogno di ritrovare un ruolo politico. E di farlo in fretta. In primavera scade il suo secondo mandato da sindaco di Napoli e sarà davvero difficile, se non impossibile, confermare l’esperienza “arancione” a Palazzo San Giacomo. Che, peraltro, si reggeva soprattutto sul suo carisma personale. Il Pd, specialmente quello di stretta osservanza deluchiana, non ne vuole sapere di abbandonare l’opposizione e dall’esperimento Pd-Dema che ha portato al Senato, alle suppletive, il giornalista Sandro Ruotolo, sembra passata un’era geologica.
A de Magistris, dunque, è apparsa interessante l’ipotesi di rientrare nella “sua” Calabria e farlo non escludendo l’ipotesi di candidarsi a governatore. Compiendo il percorso inverso dell’esercito del cardinal Ruffo, il sindaco “giacobino” (in una videochat organizzata da ambienti calabresi contigui al M5s) ha dichiarato di essere disponibile a prestare il suo contributo per “esportare la rivoluzione” in terra calabrese. Ovviamente con i tanti distinguo e le mille precauzioni politiche del caso.
Che non sono servite a granché dato che il muro all’armata arancione è stato posto proprio dalla sinistra calabrese che, peraltro, proprio in queste ore “ritrova” l’ex governatore Mario Oliverio assolto dalle accuse di corruzione. Pd, Leu e M5s hanno trovato una quadra “preventiva”: dividiamoci su tutto ma su una cosa restiamo uniti, no assoluto a de Magistris; Giggino, come il Rambo del famoso striscione arcobaleno contro la guerra in Iraq, dovrà starsi a casa.
Napoli e Benevento
Sullo sfondo restano due città, Napoli e Benevento, così diverse eppure così simili nel loro destino. Due uomini, praticamente soli al comando, che hanno sovrastato le loro città. Uno promise di cambiare tutto e non cambiò granché, l’altro promise di non cambiare nulla ma trasformò tutto lo scenario politico. Due piccoli Re Sole, che cercano, per necessità politica o legittima ambizione, altri luoghi, fisici o politici, in cui risplendere.
Mentre fuori c’è l’inferno: disoccupazione e dramma spopolamento per le aree interne, Whirlpool, Meridbulloni, desertificazione industriale, fallimento dell’idea di sviluppo ancorata soltanto sul turismo mentre gli ultimi monumenti, come l’Arco borbonico a Napoli, crollano.
Così diversi, Mastella e de Magistris: eppure tanto, troppo, simili.