Viviana Beccalossi, consigliere regionale della Lombardia, presiede il comitato dei promotori dell’associazione Rifare Italia.
La pandemia Covid ha “diviso” l’Italia. Tra zone colorate e tra Regioni e governo, ha reso più acute le disparità territoriali e politiche, esasperato le contrapposizioni Nord-Sud, centro-periferia, Roma-territori. L’Italia, intesa come sentimento nazionale prima ancora che come Stato, sopravviverà all’emergenza?
“Non è scontato: la sciagurata riforma del Titolo V della Costituzione, voluta nel 2001 dalla sinistra, oltre all’assetto istituzionale, ha lesionato anche la connessione nazionale intesa come comune sentire, con il risultato di avere ulteriormente allontanato gli italiani del Nord da quelli del Sud, di fatto scontentando tutti. Dopo vent’anni di conflitti istituzionali, oggi gli italiani sono ancora più diseguali fra di loro e c’è il rischio che ciascuna parte attribuisca all’altra i propri -legittimi- motivi di scontento. È il motivo per cui Rifare Italia propone un nuovo patto nazionale che saldi tra di loro territori, istituzioni e cittadini”.
Dal punto di vista istituzionale, l’attuale architettura dello Stato – che non ha dato una gran prova di sé – riuscirà a resistere o sarebbe il caso di rimettere in discussione modelli, su tutti quello regionalista, che non hanno brillato?
“Nel 2017 fui costretta ad uscire da FdI poiché apertamente schierata in favore dell’autonomia rafforzata di alcune regioni del Nord. Una posizione legittimata dal voto di oltre cinque milioni di cittadini al referendum indetto da Lombardia e Veneto. Oggi, alla luce del dramma innescato dalla pandemia – e chi, come me, vive a Brescia ne sa qualcosa – mi sono convinta che un’emergenza sanitaria non possa essere affrontata, men che meno risolta, senza una cabina di regia nazionale. Ci sono momenti in cui lo Stato deve tornare ad essere tale, anche se questo non impedisce che su molti altri temi le regioni, per prossimità e velocità di risposta, potrebbero fare meglio dello Stato. Constato – e non per polemica – che solo pochi mesi fa Giorgia Meloni ha sottoscritto un documento con il governatore Zaia in cui s’impegna a condividere la battaglia per una maggiore autonomia del Veneto. Lo stesso obiettivo che che tre anni prima mi era stato contestato fino al punto da lasciarmi andar via da FdI. Io non ho cambiato idea rispetto ad allora, mentre ho il sospetto che questa presa di posizione, più che da un legittimo ravvedimento, sia stata determinata da convenienze elettorali: è evidente che in Veneto se ti poni contro l’autonomia perdi o non ti puoi alleare con la Lega”.
Cosa sarà Rifare Italia e con quali ambizioni si inserisce nel dibattito politico del Paese?
“Siamo un’associazione che può fungere anche da piattaforma per un confronto nel centrodestra. Ce ne sarebbe un gran bisogno. Quello attuale è troppo inchiodato ad un presentismo che fa perdere di vista i veri obiettivi per cui combattere. Chi guarda solo ai sondaggi è condannato a restare schiavo della logica del giorno per giorno. È un vizio comune a tutti, o quasi. Infatti, a fronte di un governo che le sbaglia tutte, c’è un opposizione che non ne imbrocca una”.
Nel presentare l’associazione lei dice che c’è un 30% di italiani stufi “di false narrazioni” che non aspettano altro di “superare il grillismo” che ha allignato anche nel blocco sovranista. Come intendete rivolgervi a questo elettorato?
“Non è questione di elettorato. Quel 30% di “no” al referendum sul taglio del numero dei parlamentari dopo decenni di demagogia anti-Casta e dopo che sul provvedimento il Parlamento aveva registrato il 97% dei consensi, ci dice che la retorica anti-casta dei grillini ha stancato. Gli italiani hanno capito di aver bisogno di buona politica, mai come in questo periodo di emergenza sanitaria e conseguente gravissima crisi economica. Una politica fatta di competenza e capacità di fornire risposte efficaci ai problemi vecchi e nuovi, che non possono arrivare da chi si è trovato a occupare posizioni di altissima responsabilità, da nominato e soprattutto senza nessuna esperienza, nemmeno nella più piccola istituzione locale. Il tempo di questi neofiti improvvisati, autoproclamatisi portavoce dei cittadini, sta per finire, per fortuna”.
La questione del Mes è un punto che sembra dividervi, nettamente, dalle destre “parlamentari”.
“Questo del Mes sanitario è l’aspetto più vistoso della grillizzazione del blocco sovranista. Infatti, M5S, Lega e FdI sono contrari all’utilizzo dei 37 miliardi di euro destinabili alla sanità. Una follia se solo si considera che l’Italia ha appena 1/3 delle terapie intensive disponibili in Germania, che nell’ultima manovra di bilancio il governo ha destinato al comparto una vera miseria e che il diritto alla salute è diverso da regione a regione. Il Mes mette sul piatto 37 miliardi ad interessi addirittura negativi. Insomma, se non ora, quando? Che si oppongano i grillini, è normale: in un anno sono passati dalle photopportunity con i Gilet Gialli ai peana alla Merkel. Non lo è se a nutrire ossessioni simil-ideologiche sono partiti con solide culture politiche alle spalle. Ecco Rifare Italia nasce anche per stimolare la destra a fare la destra”.
La riduzione del numero dei parlamentari, a cui ho convintamente votato SI, e non me ne pento, è stata l’unica cosa buona fatta dai pentagrulletti in questa legislatura. Anche se non comportava alcun risparmio economico significativo, andava fatto perché 945 parlamentari per rappresentare una nazione con 60 milioni di abitanti sono troppi. 400 deputati e 200 senatori, sono più che sufficienti. Indubbiamente, bisognava fare una riforma più ampia, che comprendeva anche modifiche all’architettura istituzionale e alla legge elettorale. Non so cosa intendono per “de-grillizzare”, visto che il M5S, da partito antisistema come si era presentato fin dalla sua nascita, dopo essere andato al governo, e soprattutto dopo aver fatto l’inciucio con il PD, si è “democristianizzato”.
In tutta umiltà e con tutto il rispetto dovuto: forse la Signora non ha ben capito cosa sia esattamente il MES, o meglio, la sua riforma. Ben venga la “grillizzazione” della destra se serve a salvarci da una fine in stile Grecia, dove un Istituto sovranazionale non eletto e che non risponde ad alcuno può commissariare il nostro paese a sua discrezione e piacimento!
Come demeridionalizzare la politica…