Tre idee per Napoli. Prosegue il dibattito politico in città e dopo l’intervento di Amedeo Laboccetta che ieri ha richiamato alle proprie responsabilità il candidato (ancora…) in pectore del centrodestra (senza simboli...) Catello Maresca, è arrivato il contributo di Alessandro Sansoni che, dalle colonne del Corriere del Mezzogiorno, ha lanciato tre proposte per la città. Che hanno suscitato l’interesse, tra gli altri, dell’ex governatore della Campania, Antonio Bassolino, l’unico che al momento abbia ufficializzato l’intenzione di candidarsi a sindaco per il turno elettorale del prossimo autunno e che, sui social, ha dichiarato apertamente il suo interesse a intavolare una discussione attorno ai temi evocati dal giornalista napoletano.
Alessandro Sansoni ha messo sul tappeto le tre proposte che, evidentemente, non sono dirette soltanto al centrodestra ma a tutte le forze politiche e civili della città di Napoli. Una sorta di canovaccio in tre punti focali per disegnare il futuro della capitale del Sud:
Primo, e presupposto indispensabile, una legge speciale per Napoli che risani i conti dell’amministrazione comunale: tutti sappiamo che de Magistris lascerà il municipio, di fatto, in dissesto ed è impensabile immaginare che il prossimo primo cittadino possa rimettere in carreggiata l’ordinaria amministrazione della manutenzione, della viabilità, dei trasporti, ridando ai napoletani una normalità da paese civile, senza un significativo intervento dello Stato centrale. Anche per questo serve una candidatura politica.
Dunque ha aggiunto:
Secondo, va ripensato il ruolo della città e immaginato un modello di sviluppo, partendo dal presupposto che va fermata ad ogni costo la de-industrializzazione di cui è vittima l’intero contesto della Città Metropolitana. Napoli può e deve ripartire da lavoro e investimenti, da una tradizione industriale ad alta specializzazione tecnologica e dalla sua vocazione naturale di hub logistico nel cuore del Mediterraneo. Recovery Fund o meno, green digitale e reddito universale sono prospettive capestro analoghe al turismo.
Quindi Alessandro Sansoni ha indicato alla politica il tema, negletto e bistrattato, delle giovani generazioni:
Infine, i bambini, l’avvenire per antonomasia. La città che si è vantata per anni di essere la metropoli italiana con il più alto tasso di popolazione giovanile è, in realtà, un luogo in cui l’infanzia è negata. Nei suoi bisogni primari: verde, parchi giochi, infrastrutture dedicate. Lo dimostra la penosa vicenda delle scuole elementari e medie chiuse in Campania più a lungo che in qualunque altra regione d’Italia e d’Europa a causa del covid. E’ vero, bimbi e adolescenti non votano, ma la qualità della politica si misura su ciò che si fa per loro e per i decenni a venire.
Nel suo intervento, inoltre, Sansoni ha spiegato che non si può prescindere dal considerare le amministrative in città come un nodo strategico fondamentale per la politica nazionale e che, sebbene Napoli sia amministrata da decenni dal centrosinistra, non corrisponde al vero che la città capoluogo della Campania sia da considerare un “feudo rosso” inespugnabile. E che, anzi, proprio dalla storia della destra napoletana il centrodestra attuale – sia su scala locale che nazionale – può e deve ripartire per ritornare a essere forza di governo. Una storia che non può “nascondere” ma anzi deve rivendicare:
La sollecitazione è indirizzata a tutti, ma soprattutto al centrodestra, che sembra sottovalutare l’aspetto politicamente strategico della questione, paradossalmente, visto che è proprio al Sud che dovrà rivolgersi per confermare il trend positivo che dovrebbe garantirgli la conquista del governo del paese (e Napoli è magna pars della Questione Meridionale).
Proprio per questo motivo lascia interdetti la tentazione ad adottare un “civismo spinto”, al punto da rinunciare ai simboli dei partiti.
E ancora:
Il centrodestra dovrebbe proporre un candidato, tanto carismatico quanto credibile in virtù della sua storia personale, in grado di rappresentare in questo senso una chiara discontinuità.
E’ questo che occorre all’elettorato del centrodestra per destarsi dal suo torpore, recuperare entusiasmo e recarsi alle urne. Un’identità ambigua e annacquata non funziona in un’elezione diretta come quella per il sindaco. Molte delle vittorie della sinistra (spesso e volentieri tutt’altro che moderata) a Napoli, a cominciare dall’ultima di de Magistris, votato in fondo da un’esigua minoranza di elettori, sono dipese proprio dal fatto che l’elettorato moderato e di destra semplicemente non si è recato alle urne per mancanza di una proposta politica nella quale identificarsi.
E’ paradossale che una città che ai tempi di Achille Lauro rappresentava la punta avanzata di una possibile “destra di governo”, autosufficiente persino rispetto alla DC, sia oggi divenuta una sorta di Stalingrado inespugnabile.
…Risani i conti? È quello che vogliono tutti politici meridionali, di ogni parte politica. L’azzeramento dei debiti e tornare a spendere e sprecare in allegria per i ‘comodi personali e familiari’ e prendere voti. Viva la Peppa!