“Le lacrime non sono espresse dal dolore, ma dalla sua storia”. C’è un uomo, una storia, in particolare che riassume perfettamente il pensiero di Italo Svevo. Il protagonista di questo racconto è nato da un parto trigemino a Pilzen, città della Boemia occidentale, il 20 maggio del 1982. Come ogni eroe non ha un’infanzia né facile, né felice: uno dei suoi gemelli, Michal, a due anni, contrasse un’ infezione in ospedale e morì. Successivamente il ragazzo va incontro ad una serie di delusioni: la famiglia non ha i soldi per comprargli il casco per giocare ad Hockey ed è quindi dirottato sul calcio. Si impegna comunque come attaccante, ma non ha un futuro da bomber, così l’allenatore lo schiera come portiere. Calciatore per caso e portiere controvoglia ottiene comunque i primi successi: a 17 anni, nel 1999 esordisce nella massima serie ceca, per poi passare allo Sparta Praga, la società più importante del Paese. Da lì una rapida escalation: prima passa al Rennes in Francia, e poi al Chelsea del nuovo proprietario Roman Abramovich, dove viene lanciato dal tecnico Josè Mourinho come titolare. Con i londinesi vince i suoi primi trofei: 2 campionati inglesi e varie coppe nazionali. Ma la sorte continua a non essere benevola con lui: nel 2006 si frattura il cranio in seguito ad uno scontro di gioco, e per non smettere anticipatamente col calcio, è costretto ad indossare un casco protettivo, quasi come se il destino gli volesse ricordare il suo punto di partenza, e nel 2008, pur parando un rigore al pallone d’oro Cristiano Ronaldo perde la finale di Champions League. 4 anni dopo, la storia si ripete: il Chelsea arriva alla finale di Coppa dei Campioni e il suo portiere para il rigore ai supplementari al fuoriclasse avversario, che questa volta si chiama Arjen Robben. Giunti alla lotteria dei rigori però, il Chelsea parte male, e il Bayern sembra riuscire a trionfare, ma questa volta il portiere dà il meglio di sé, parando il quarto e il quinto rigore ai bavaresi, consentendo ai blues di diventare per la prima volta nella loro storia campioni d’Europa. E per la prima volta, proprio mentre sollevava la coppa verso il cielo, lui che non aveva mai pianto per i dolori e le delusioni della vita,scoppia in lacrime, pensando al passato, agli insuccessi, e alle sfortune vissute, perché come diceva Italo Svevo “Le lacrime non sono espresse dal dolore, ma dalla sua storia”. La storia di Petr Cech.