“Agli Europei per vincere”: non si sono ancora spenti i fuochi per la festa scudetto della Juventus stellare di Antonio Conte, che il ct Cesare Prandelli ha indicato la priorità nell’agenda azzurra per la spedizione in Polonia e Ucraina: «Non ho un obiettivo minimo, ma sfido chiunque a pensare che non si possa arrivare in fondo. Si punta a vincere, poi magari ci si rende conto di aver fissato un traguardo troppo alto». La voglia di lanciare il cuore oltre l’ostacolo c’è, ma bisognerà fare i conti con un girone impegnativo con l’Eire, la Croazia e soprattutto i campioni uscenti della Spagna. E il presidente della Figc Giancarlo Abete, per sgombrare il campo da possibili trappole, ha confermato il timoniere di Orzinuovi fino ai prossimi Mondiali.
L’allenatore della Nazionale ha coraggio e idee forti, punta su un gruppo giovane che possa ben figurare nella competizione continentale e mettere le basi per un progetto tattico in prospettiva Mondiali del 2014. Solo attraverso questa lente si possono interpretare le scelte operate da Prandelli nello stilare la pre-lista dei 32 convocati che oggi saranno a Coverciano per i primi test fisici e per iniziare la preparazione. Solo il 29 maggio sarà consegnata all’Uefa la lista con i 23 che partiranno alla volta di Danzica e Poznan, dove si disputeranno le gare della tornata eliminatoria (l’esordio sarà con la Spagna, il 10 giugno alle 18).
Linea verde e meritocrazia: Prandelli ha privilegiato nelle scelte la sintesi tra questi due elementi. Per questo sono della partita talenti finora mai esplosi come la “Formica Atomica” del Parma Giovinco e il “Draghetto dorato” del Manchester City Balotelli. Il primo ha disputato uno straordinario finale di stagione, chiudendo con ben 15 reti nella classifica cannonieri, mentre il secondo – pur impiegato con il contagocce da Mancini – ha firmato con un assist trasformato in gol da Aguero il successo che è valso il titolo al City nella Premier. Con lo sguardo al futuro si può leggere anche la chiamata di Destro del Siena, un attaccante che può ricoprire più ruoli sul fronte offensivo. Infine ci sono Cassano del Milan e Di Natale dell’Udinese: il barese è l’unico giocatore in grado di rendere imprevedibile la manovra, e per Prandelli “è completamente recuperato” dopo l’infortunio dell’autunno scorso; Totò gol, invece, è una certezza, un elemento prezioso per le sue innegabili doti balistiche sia in azione che su palla inattiva.
Sarà una Nazionale a trazione bianconera. La difesa sarà plasmata sul blocco della Juventus. Anche in questo caso contano i numeri: la squadra di Conte ha chiuso il campionato solo con 20 gol subiti. Le chiavi della porta azzurra sono già state consegnate a Buffon, la linea Maginot davanti alla sua area verterà su Barzagli, Bonucci e Chiellini (ha un guaio muscolare ma spera di recuperare). Questi tre giganti hanno già una intesa straordinaria e offrono garanzie in fase di impostazione della manovra, avendo già sperimentato nel proprio club questa incombenza tattica. Le alternative sono Ranocchia dell’Inter (reduce da un torneo non brillante) e Ogbonna della Torino (può fare sia l’esterno che il centrale). Nel gioco di Prandelli sono essenziali gli esterni “bassi”: Balzaretti del Palermo, Criscito dello Zenith San Pietroburgo, Abate del Milan e Cristian Maggio del Napoli saranno i cursori con il compito di accelerare le ripartenze.
Il centrocampo è Pirlo e Pirlo è il centrocampo: rigenerato dalla cura Conte, è il miglior direttore d’orchestra calcistica d’Europa. I compagni di reparto, Prandelli li impiegherà in base al modulo, ma il romanista De Rossi, il milanista Nocerino, il parigino Thiago Motta e lo juventino Marchisio presentano innegabili doti di duttilità, utili in una competizione internazionale. Poi ci sono i volti nuovi: su tutto il giovane Verratti del Pescara, allevato con il credo estremo di Zeman, e Diamanti, protagonista della salvezza del Bologna, centrocampista offensivo estroso e con una discreta esperienza internazionale (ha giocato nel West Ham). Tra le possibili sorprese il ct valuterà nel ritiro anche Schelotto e Cigarini dell’Atalanta.
Qualche esclusione brucia e farà discutere: in attacco sono rimasti a casa i bianconeri Quagliarella e Matri, insieme all’interista Pazzini e al romanista Osvaldo a cui è stato preferito il più rapido Borini. Tra i centrocampisti manca Pepe della Juve, uno degli elementi più in palla nell’ultimo spezzone di campionato. Nessuno degli appiedati potrà diventare il convitato di pietra nella spedizione azzurra, non c’è un Roberto Baggio rimasto sul divano in Italia. Di sicuro, ad eccezione di Balotelli, l’attacco azzurro privilegia la velocità e gli inserimenti alla potenza: Prandelli così guarda più al Barça di Guardiola che al Real di Mourinho, e i suoi orientamenti discendono da questa mentalità.
In un paese malato di esterofilia, infine, bisognerebbe iniziare a innamorarsi degli allenatori nostrani. L’avventura di Prandelli per gli Europei è preceduta da una serie di successi di tecnici italiani nei campionati stranieri: Roberto Mancini domenica ha vinto la Premier League con il Mc City al termine di una gara al cardiopalma contro il Qpr, incontro vinto con due reti in pieno recupero. Mancio è il secondo italiano a vincere in Inghilterra, dopo Carlo Ancelotti con il Chelsea. Sempre nel 2012 in Terra d’Albione ha conquistato un trofeo anche Roberto Di Matteo, la Coppa d’Inghilterra con i Blues ed è in procinto di sfidare il Bayer Monaco nella finale di Champions, dopo aver superato lo scoglio del Barcellona di Messi. E c’è anche l’icona di un calcio passionale e patriottico, Paolo Di Canio: ha messo la firma sulla promozione dalla quarta serie alla League One dello Swindon Town. Tra i risultati eccellenti vanno ricordati lo scudetto russo di Luciano Spalletti con lo Zenith San Pietroburgo e la corsa di Carlo Ancelotti con il Psg in Francia, dove contende il titolo al Montpellier. Se Arrigo Sacchi, coordinatore tecnico delle nazionali giovanili, spesso e volentieri definisce il nostro calcio “vecchio e troppo legato al risultato”, per evidenziare la scarsa propensione alla costruzione del bel gioco, questi numeri raggiunti nel calcio internazionale da tecnici italiani vanno in controtendenza, perché, ad eccezione di Di Matteo – in grado di nobilitare il vecchio catenaccio, anche per indiscutibili fattori legati al contesto – tutti hanno ricevuto riconoscimenti attraverso la proposizione di un calcio moderno, offensivo e tatticamente raffinato.
Dopo Calciopoli, le inchieste sul Calcioscommesse: le giornate di preparazione degli azzurri a Coverciano corrono il rischio di essere rese elettriche dai fulmini che arriveranno nei prossimi giorni dalle Procure di Cremona e Bari, e dalla Procura federale guidata da Stefano Palazzi. Il clima potrebbe diventare rovente come per la Nazionale di Lippi alla vigilia dei Mondiali del 2008. Il malaffare legato alle scommesse è un fenomeno molto diffuso da noi, agevolato anche dallo iato tra la disciplina penale e quella sportiva, dal momento che per ogni dirigente o calciatore è facile incappare nella sanzione per omessa denuncia, deterrente notevole alla collaborazione con i magistrati. Pirlo, Buffon, Cassano e Balotelli, in conclusione, oltre che essere le punte di diamante della scuola calcistica azzurra, avranno l’arduo compito di affermare in un contesto internazionale che il calcio italiano non è solo gare truccate e affari con “zingari” e criminali, ma il gioco magico descritto dallo scrittore Eduardo Galeano intorno a una palla che regala felicità ai bambini in ogni angolo del mondo.
*dal Secolo d’Italia del 15 maggio 2012