Essenziale, minimale, di misura. Il Napoli di Maurizio Sarri chiude l’affare Dacia Arena con il minimo sforzo immaginabile. L’1-0 con l’Udinese ci dice di un approccio diverso dalle altre partite: senza particolari accelerazioni, né sulla fascia sinistra né da nessuna altra parte. Vincere senza stupire, senza dare sfogo alla macchina perfetta che tanto piace a Pep Guardiola. Un segnale di maturità, forse, in vista di quel tricolore sulla maglia che manca ormai da 27 anni. La partita la chiude nel primo tempo Jorginho che riesce a correggere in porta la respinta su rigore di Scuffet al ’32. Per il resto, il match è assolutamente sotto controllo, con Reina mai troppo impegnato nei pali. I friulani di Oddo si dimostrano tuttavia legnosi, capaci d’interrompere la linea di trasmissione tra il centrocampo e le punte, e polverizzare le incursioni di Insigne e Mertens. In fondo, è la storia a dirci come a Udine, per gli azzurri, da sempre si aprono o chiudono cicli. L’attuale record di vittorie in trasferta, venti consecutive, è stato inaugurato proprio all’ex Friuli la scorsa stagione. Così come l’addio ai sogni scudetto di due campionati fa, avvenuto proprio al Dacia, con un Higuaìn fuori di testa come non mai contro l’arbitro. Ma quella è una storia che pare ormai lontana una vita fa. Venerdì sarà la volta della sfida al sapor di podio con la Juventus, stavolta i ragazzi Sarri scenderanno in campo senza il fiato su collo di Allegri: la classifica attuale ci dice che comunque andrà, il Napoli resterà sopra la vecchia signora. Ma c’è un ma. Perché le incognite in vetta arrivano semmai da Milano, versante Inter.