Non è facile scrivere della vittoria con cui l’Italia ha messo fine al ciclo vincente della Spagna. L’ultima volta che una cosa del genere accadde, quando gli scalcagnati azzurri di Enzo Bearzot ammazzarono il calcio carioca del Gran Brasile di Socrates e Falcao, andò a finire che salimmo sul tetto del mondo.
Il catenaccio, come refugium peccatorum, non basta a motivare la vittoria azzurra sulle Furie Rosse. È proprio finito un ciclo e, diciamolo sotto voce non foss’altro per scaramanzia, stiamo assistendo alla fine della dittatura del tiki taca. Il possesso palla non basta a vincere e se n’è accorta, qualche ora più tardi, pure l’Inghilterra che le ha buscate dall’Islanda.
L’Italia contiana è una squadra che dimostra di saper resistere, di avere attributi bastevoli a farla risultare forte con i forti e (l’Irlanda ne ha giovato) debole con i deboli. Ma ha dimostrato anche (o forse soprattutto) di avere idee e schemi. Non è che si mette all’angolo così la Spagna, per quanto decadente e boriosa. Attorno ai veterani della difesa di ferro (Buffon salvatore della Patria, Chiellini goleador, Barzagli-Bonucci attentissimi) c’è una squadra che corre, come se non ci fosse un domani (tipo Florenzi, tipo il semi resuscitato De Sciglio e l’infaticabile Parolo). E avanti, Graziano Pellé gigantesca boa e definitivo scosciatore dell’area di rigore, Eder spillo imprevedibile e, quando entra, l’Insigne che sa fare il Lorenzinho innescando traversoni da una parte all’altra del campo e contropiedi micidiali. In mezzo al campo, uomo ovunque, il furetto Giaccherini che ha fatto ammattire Piquè, Sergio Ramos e compagnia ex bicampione.
Antonio Conte è l’artefice del miracolo (perché tale è considerando le prospettive della vigilia) perché ha creato un gruppo affamato, coeso e attento. Che non tira mai indietro la gamba e che non avrebbe timori reverenziali manco per il Brasile di Pelè. Ma adesso c’è poco da celebrarsi. Assassinata la grandeur di Spagna c’è l’avversario di tutti gli avversari che ci aspetta a Bordeaux: la Germania campione del mondo.
@barbadilloit