La straordinaria impresa dell’Alessandria restituisce un senso al torneo più snobbato degli ultimi anni, la Coppa Italia. I grigi piemontesi, che veleggiano nelle zone alte del girone settentrionale di quella che fu la Serie C1, battendo lo Spezia, si son guadagnati un posto in semifinale. Affronteranno il Milan di Sinisa Mihajlovic in una sfida che, nonostante tutto, si annuncia affascinante proprio perchè metterà a confronto due diverse nobiltà del pallone, quella del “club più titolato al mondo” e quella “decaduta” dei pionieri del football.
Impresa, quella dei grigi, che è ancor più eccezionale perchè maturata – per di più – in rimonta. L’eroe della serata piemontese si è alzato dalla panchina e ha segnato due volte, in circa venti minuti di partita. Riccardo Bocalon, ex promessa della primavera dell’Inter, ha riscattato le speranze che parevano ormai perdute guadagnando per sè e per la squadra il diritto di esibirsi a San Siro, quella che – fino a qualche anno fa – era baldanzosamente classificata quale la Scala del Calcio.
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La vittoria dei piemontesi restituisce fascino alla Coppa Italia che, da qualche decennio, è ormai completamente invisibile. Forse per questo gli scienziati di Lega e Federazione hanno cercato di costruire formule sempre più diverse per tentare di restituire un senso al trofeo nazionale. Senza pensare, però che è unicamente la possibilità di garantire uno scontro (quasi ad armi pari) tra grandissime e piccole, tra multinazionali e botteghe artigiane, tra brand e scudetti, tra squadroni e compagini di paese a costituire ciò che è tutt’oggi il modello inarrivato della Fa Cup.
Grazie all’Alessandria di mister Angelo Gregucci (uno che in Inghilterra c’è stato, nello staff del Mancio al City e che si definisce “ricercatore del calcio”) la Coppa Italia si riprende lo charme che ormai, tra turnover e stadi vuotissimi, aveva perduto.
@barbadilloit