Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano. E meno male. Perché se il sogno e la passione hanno ancora un ruolo nel calcio al tempo dell’internazionalizzazione delle coppe nazionali – che consente di disputare la Supercoppa italiana a Shangai, alle due del pomeriggio, mentre gli italiani sono al lavoro o al mare – vuol dire che un briciolo di speranza c’è ancora. Così come c’è ancora lo spazio per improbabili ritorni di fiamma, tipici degli amori non banali, come quello tra la Sampdoria e Antonio Cassano.
Il talento di Bari vecchia è a un passo dall’indossare di nuovo la casacca blucerchiata: ha già fatto le visite mediche e, cataclismi esclusi, sarà ufficializzato dalla società di patron Ferrero. E proprio l’apporto di un improbabile ed entusiasta presidente è stato decisivo per far avverare un ritorno del quale a Genova si parla da anni. «Non lo prendo per due anni, ma per farne la nostra bandiera: dimostrerà di essere un grande uomo», sostiene Ferrero che dimostra, per l’ennesima volta, come un casareccio spontaneo sia sempre da preferire a un parruccone schifiltoso.
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Il popolo pallonaro, non solo quello doriano, già si divide tra chi si interroga sull’utilità del fantasista pugliese per la squadra allenata da Zenga e chi si stropiccia gli occhi, fa riaffiorare i ricordi e già s’immagina la gradinata Sud sospirare come una collegiale a ogni danza del barese. Utile contro idea, ragione versus sogno. Fantantonio non è personaggio da relegare negli angusti spazi di uno schema tattico. Non lo si può leggere come gli appunti su una diagonale mancata o con le lenti della divisione numerica del quattro-quattro-noia. Il personaggio esula dal calcio impegnato o femminilizzato: è un istrione a cui va data la palla con un atto di fede, tanto poi la provvidenza nascosta tra i piedi di un ragazzo del Sud il miracolo prima o poi lo farà. Sbaglia, o incanta, perché ha il coraggio di essere un irregolare. Le celebri “cassanate” sono croce e delizia, mai banale indifferenza.
Cassano non ha mai nascosto la volontà di tornare all’ombra della Lanterna, in quella Genova eletta a seconda patria perché ha il mare da guardare fissando l’orizzonte e ricordando che dal mare si viene e si ritorna. Ha giurato eterno amore a quel cielo cerchiato di blu, dove ha casa e dove voleva tornare a mostrare il suo genio così pieno di sregolatezza. Il suo ritorno potrebbe finire tra i polverosi scaffali dimenticati delle ministre riscaldate o tramutarsi in una scelta azzeccata anche dal punto di vista sportivo. Intanto regala una storia bella da raccontare e una passione genuina con cui, chi ama il calcio, può cullarsi per il tempo di un pre-campionato sempre più triste e basato su plus-valenze, bilanci e calendari condizionati dai processi. E al diavolo gli schemi, la ragione e l’utilitarismo: chi non è capace di apprezzare Cassano che torna alla Samp, si merita solo le finali a Shangai.