Il calcio e le liturgie dell’Africa nera. La vittoria dello Zambia è soprattutto questo. La squadra meno preparata e con meno talenti in campo ha sbaragliato nella finalissima della competizione continentale, con l’aiuto del fato e con una forza di volontà ferrea, gli undici elefanti della Costa d’Avorio. Magia di un pallone che risveglia le energie ctonie. Quelle che nascono dalle radici più profonde e possono far saltare schemi e rapporti di forza.
I Chipolopolo (letteralmente “proiettili di rame”) avevano un conto da saldare, una scommessa da vincere, dovevano onorare la tragica storia della loro federazione calcistica. In Gabon, a Libreville il 27 aprile di 19 anni fa si era schiantato l’aereo che trasportava la nazionale centroafricana al completo: morti tutti i 25 passeggeri (18 era giocatori) e i 5 membri dell’equipaggio, a 500 metri dalla capitale del Gabon, inabissati in mare. Andavano a giocare contro il Senegal una gara di qualificazione per i Mondiali, lo stesso avversario con cui è iniziato il torneo appena concluso…
A Libreville lo Zambia è andato solo a giocare la finale. “Non possiamo perdere nella città dove sono morti i nostri fratelli” ha spiegato il difensore Isaac Chansa.
Quando dalla Guinea Equatoriale, dopo la fase eliminatoria, i giocatori dello Zambia sono atterrati a Libreville è iniziata una liturgia: una foto vicino all’aeroplano che li aveva trasportati, un abbraccio e tante preghiere. “Gli spiriti dei miei compagni ci hanno guidato” ha raccontato il presidente federale Kalusha Bwalya, scampato al disastro aereo del 1993 perché impegnato con il suo club, il Psv Eindhoven.
La favola dello Zambia, costruito con giocatori per lo più sconosciuti al grande pubblico ed agli addetti ai lavori, ha trionfato contro i superpagati ivoriani. La punta del Chelsea, Didier Drogba, è stato il protagonista in negativo della partita clou: corrotto ormai dal consumismo e dai costumi occidentali, ha calciato malamente durante i tempi regolamentari un calcio di rigore. Decisiva è stata alla fine la lotteria dagli undici metri. E’ finita 8-7. Il commento più efficace è del tecnico francese dei Chipolopolo, Hervé Renard: “Era scritto”.
Storie come questa consentono per un po’ di dimenticare il brusio insignificante delle polemiche del sistema calcio italiano, apprezzando in pieno il sogno dello Zambia, squadra rivelazione in grado di sconfiggere contro ogni pronostico i favoriti. Per discutere dell’atteso exploit del calcio africano, che alla fine non arriva mai, c’è sempre tempo.