Qui il calcio non c’entra un fico secco. Il matrimonio tra lo sceicco Al Thani, rappresentato per procura a Parigi dai suoi factotum Al Khelaifi e Leonardo, e il biondissimo David Beckham ha il sapore di un doppio passaporto. Per gli arabi, il lasciare passare verso il ‘gotha’ del calcio ‘perbene’ e lustrato dalle pesantissime fiches dei diritti televisivi da rivendere a mezzo mondo; per l’inglese il via libera all’invasione delle linee di abbigliamento sue e della consorte Victoria del mercato transalpino della moda. Agli sceicchi serviva un nome in grado di calamitare sul Paris Saint Germain l’interesse della stampa (scandalistica?) dell’orbe occidentale, al 37enne centrocampista occorreva il grimaldello per forzare lo scetticismo dei francesi, ed in generale dell’Europa continentale, nei confronti dei suoi prodotti. E il primo appuntamento non ha deluso le aspettative; con un coup de theatre fin troppo prevedibile il biondo Beckham ha subito messo in chiaro che lui non è arrivato a Parigi per guadagnare i soldi dell’ingaggio: quel denaro andrà ai bambini poveri. Questo è il colpaccio che va bene a tutti: in primo luogo all’inglese che fa il figurone del gentleman “con un cuore grande così”, poi agli arabi che possono dimostrare la loro nobiltà contro tutti i pregiudizi occidentali verso gli sceicchi miliardari ‘schiaffeggiatori della miseria’, e quindi a tutti i ‘consumatori’ di calcio che si sentono consolati dalla fiaba del calciatore con la coscienza sociale, al contrario dei ‘colleghi’ che pensano solo alle attricette sgallettate, a tenersi in forma con una cura che sfocia nel muliebre e a rimpinzarsi di denaro.
Un modello di calciatore che, forse, proprio Beckham ha incarnato alla perfezione fino a che riusciva ancora a pennellare al centro delle aree di rigore avversarie i suoi traversoni di destro. Ma lui, Beckham, dice di credere al progetto Psg. Tant’è vero che gli hanno fatto firmato un contratto di soli cinque mesi.
Ibrahimovic, Lavezzi, Pastore e compagni avranno poco da temere dalla concorrenza di un calciatore che, almeno vedendo le sue ultime prestazioni nel bolso campionato degli Usa, ha ancora pochissimo da dire sui campi europei. I veri guai li passerà Carletto Ancellotti che sarà costretto a garantire all’inglese la sua passerella al ‘Parco dei Principi’, in nome dei diritti tv in California, dei passaporti commerciali, delle canottiere, dei reggiseno, della reputazione degli arabi.
L’unica speranza è quella di essere contraddetti dai fatti, di vedere – magari tra due mesi e pure di meno –sulla fascia destra la sua velocità da 21enne redivivo e la purezza del gesto sportivo. Ma Beckham è una delle punte di diamante del calcio moderno, e al calcio moderno, ormai, non ci si crede quasi più.