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Calcio. Il mercato e la categoria dei “bidoni”: da Danuello a Van de Korput

by Giovanni Tarantino
11 Gennaio 2013
in Pallone mon amour
0

«Alla Lazio non ero più nemmeno il vice-Klose». Ora che è giunto all’Inter, dove sarà invece il vice di Milito, il trentacinquenne Tommaso Rocchi, uno dei più prolifici bomber nella storia della squadra biancoceleste, ritroverà forse un po’di serenità. Forse sarà così anche per Emanuele Calaiò, che potrebbe passare dal Siena al Napoli in qualità di vice-Cavani. Potrebbe essere niente meno che il vice-Chiellini Federico Peluso, ex terzino dall’Atalanta appena ingaggiato dalla Juventus. Sono questi i nomi dei primi “botti” di mercato, per la sessione invernale di quest’anno. Che, detto per inciso, non entusiasmano per niente i tifosi: basta leggere qua e là un po’di commenti su forum e siti specializzati.

Sono tempi di crisi anche per il calcio, chiaramente. Le società si adeguano e provano a correre ai ripari spendendo il meno possibile. Ma le “scelte sbagliate”, sessione dopo sessione, hanno sempre animato la storia del calciomercato italiano.  I bidoni hanno padri nobili, e un tempo erano quasi tutti stranieri. Sdoganati da quegli undici pionieri che nel 1980 giunsero in Italia dopo la riapertura delle frontiere nel campionato di serie A: Bertoni, Brady, Eneas, Falcao, Fortunato, Juary, Krol,  Neumann, Prohaska, Van de Korput (che l’allenatore del Torino, Luigi Radice salutò con un commento lapidario: “Sembra il nome di un lassativo”) e Luis Silvio Danuello, il vero “padre nobile” di tutti i colpi di mercato sbagliati. Fu un vero caso alla Pistoiese: prima di prenderlo gli chiedono “Sei una punta?”. Lui risponde di si, avendo capito “ponta”, che in portoghese vuol dire ala. Partita dopo partita si accorsero che si defilava sempre più dalla zona centrale dell’attacco, fino a quando non fu tolto dalla rosa. La leggenda narra che fu ritrovato tempo dopo a vendere gelati fuori dallo stadio di Pistoia.

Tanto più grande è la fama dei giocatori da sostituire, tanto più facile è che il “vice” sia un bidone. Troppo semplice scomodare il caso di Hugo Maradona, fratello di Diego, acquistato dall’Ascoli nell’87: 13 presenze, 0 gol. Sostituto di Maradona in nazionale era invece Patricio Josè Hernandez: opzionato dal Milan nell’83, finì invece al Torino grazie ad un gioco di prestigio dell’allora dirigente granata Luciano Moggi: l’acquisto di Hernandez, giudicato un falso “vice Maradona” gli costò la prima contestazione della sua carriera. Più particolare è, invece, la storia delle “vittime” di Ruud Krol, leggendario libero olandese in forza al Napoli tra l’80 e l’84. Forse inconsapevolmente ha fatto fuori ben due suoi vice: Van de Korput, al Torino nel 1980, fu presentato come vice Krol in nazionale. Il rendimento però non fu all’altezza delle premesse: un giorno non resse il peso delle contestazioni e scoppiò in lacrime a bordo campo. Dovette consolarlo l’altrettanto baffuto Giuliano Terraneo, portiere di quel Torino. Sempre un “vice-Krol” era considerato Joahnnes Peters: vittima di una combine tutta olandese, orchestrata da Krol e appunto dal suo vice, fu però il Milan. Peters doveva andare al Genoa, ma così non sarebbe stato se i rossoblù, al termine della stagione’81-’82 sarebbero retrocessi in serie B, dove non erano ammessi stranieri. Con Krol in campo, un Napoli-Genoa all’ultima giornata di quel campionato, terminò stranamente in parità, condannando in B il Milan. Il Genoa restò in A e uno dei tanti “vice-Krol” giocò in Italia.

Il Milan, dal canto suo, in quegli anni passava di male in peggio: di ritorno in serie A, nel 1983, cercava un sostituto di Joe Jordan, detto “lo squalo”. Fu preso Luther Blissett, ex stella del Watford, che in rossonero realizzò solo 5 reti in 30 presenze. Ci si ricorda di lui più per i gol sbagliati a porta vuota. Come gli interisti, del resto, ricordano gli errori grossolani di Darko Pancev, nelle more sostituto di Klinsmann, ma che ha fornito non poco materiale per le trasmissioni della Gialappa’s Band.

Cosa resterà di questi anni Ottanta, cantava un Raf malinconico nel Sanremo del 1989. Si consoli: una certa vocazione all’acquisto del “bidone”, specie se è “vice” di qualcuno, è rimasta maggioritaria fino a oggi.

* dal Giornale di Sicilia

Giovanni Tarantino

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