Il bilancio sociale dell’Inps, presentato e disponibile sul sito nazionale dell’istituto di previdenza, dipinge un quadro economico piuttosto negativo. In primo luogo il potere d’acquisto delle famiglie è crollato di quasi il 10% fra il 2008 e il 2012, mentre il salario medio è sceso del 2%. Oltre alle famiglie, l’altra categoria penalizzata dal contesto di crisi sono i pensionati, il 45% dei quali sopravvive con pensioni inferiori ai mille euro, mentre più di 2 milioni percepiscono meno di 500 euro. Il 29% della popolazione, che quantificato equivale a più di 18 milioni di persone, secondo l’istituto, rischia la povertà, un dato pericolosamente vicino a quello greco, che è pari al 34%. Il paese ellenico è l’unico peggiore dell’Italia all’interno dell’Eurozona.
Altro sintomo della situazione di difficoltà è la crescita della spesa per gli ammortizzatori sociali, che fra cassa integrazione, mobilità e disoccupazione ha superato i 22 miliardi nel 2012, di cui 14 a carico dello Stato e otto a carico dei privati. Fra i dati rilevati dall’Inps c’è la diminuzione di 130 mila unità nell’organico statale, dovuta al blocco dei turn over. I pensionati provenienti dal settore pubblico in media percepiscono una pensione superiore di 700 euro rispetto a quelli del settore privato, mentre gli uomini in media hanno assegni più alti delle donne, delle quali il 55% percepisce meno di mille euro.
In totale, l’Inps nel 2012 ha avuto un disavanzo negativo di 9,8 miliardi, dovuto in gran parte anche alla fusione con l’ex Inpdap. Una situazione grave che già nei giorni scorsi aveva portato la Corte dei Conti a esprimersi sulla faccenda, parlando di un risanamento dell’ente non più dilazionabile. Il presidente Mastropasqua minimizza e scongiura ulteriori guai: durante la presentazione del bilancio sociale ha spiegato quali sono le problematiche cui l’Inps è andato incontro negli ultimi anni e ha assicurato che ”il bilancio e’ solido, c’e’ certezza dei conti e piena sostenibilità finanziaria”.