Dopo le dichiarazioni sulla vendita di partecipazioni statali in aziende pubbliche, torna a far parlare di sé il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, quando dichiara che per combattere l’evasione fiscale si devono rendere tracciabili i tutti pagamenti: ciò significa limitare ancora l’uso del contante, che attualmente è di mille euro per transazione.
Contro questo orientamento si è schierato il sottosegretario allo Sviluppo Simona Vicari, che smonta senza mezzi termini la proposta. Un provvedimento del genere non aiuterebbe la lotta alla criminalità perché «le organizzazioni criminali per le loro attività di riciclaggio utilizzano sempre più sistemi sofisticati, quali ad esempio proprio le transazioni online». Inoltre, secondo la Vicari, diminuire il contante ci allontanerebbe ulteriormente dall’Europa, in cui quasi tutti i paesi hanno limiti superiori ai nostri, mentre in Italia i cittadini comunitari non posso pagare più di 1000 euro in contanti, mentre ad esempio gli extracomunitari ne possono usare fino a 15mila.
Purtroppo la limitazione dell’uso del contante è un vecchio pallino, sia dei governi tecnici che di una parte della sinistra italiana. In nome della lotta all’evasione fiscale si vorrebbero limitare i pagamenti in nero, incentivando l’uso di assegni e carte di credito. Queste ultime però non sono gratuite, hanno anzi delle commissioni, che fanno in modo che ad ogni utilizzo vengano “regalati” dei soldi alla propria banca. Un aumento dell’utilizzo di carte di credito significherebbe insomma un aumento degli introiti delle banche per milioni di euro. Va inoltre ricordato che l’evasione fiscale su larga scala non è certo quella degli artigiani (idraulici, muratori e via dicendo). Ad esempio secondo un’inchiesta dell’Espresso, pubblicata a settembre, gli istituti di credito italiani avrebbero evaso una cifra che si aggira attorno ai tre miliardi di euro, senza utilizzare contanti.
@cescofilip