Il “dado è tratto” e si fa in due e in quattro nella nostalgia del calcio non globalitario. Ci mancava pure il “monopoli” dell’opposta fazione. Più estasi lamentosa che vero e proprio tormento, l’identità del tifoso può e deve riscattarsi dal disorientamento di anni di diritti tivì, rimozioni di padri e figli dai gradoni di uno stadio per affacciarsi sul megaschermo del proprio salotto. Per tutto questo ed altro il signor Giacomo Lonzi da Livorno, quintessenziale più che mai, spennella qua il Monopoli, là il Subbuteo e il Risiko lungo le strade eterne del tafferuglio e del riot sottocasa. Play Ultras. L’ideuzza vien dalla Spagna che non si nega mai, in tema di giochi e format televisivi, le pedine ci son sempre: non funghetti, ma caschetti della polizia e occasioni di scontro. A non dire che se uno giocasse sull’etimologia di to play resterebbe interdetto se il play sia inteso come giocare, oppure, recitare l’ultrà. Tutto è sfida “a mani nude” e senza codici infami, non manca niente per cori, sfottò, gesti e dadi che, forse, si tramutano in oggetti contundenti. Prelibato genere d’intrattenimento televisivo il calcio dovrebbe essere salvato da un piccolo monopoli per i nostalgici del tafferuglio e del “quando uscite non scappate”. A chi tocca?
*Uffa! è una rubrica di irradiazioni culturali tra sport e pop