Pure l’ultima illusione, come l’amico del mitico Califfo, se n’è andata via. Il calciomercato si è finalmente concluso ed è passata praticamente anonima anche la ‘notte dei desideri’ che avrebbe sancito lo stop alle trattative. Almeno fino a Natale.
Diciamocela tutta, senza pudore: in entrata, più che mercato, quello della Serie A è parsa quasi la fiera dell’usato. E dei triti e logori luoghi comuni della pedata nazionale (il triangolo d’attaccanti Quagliarella-Borriello-Gilardino? La geometria non sarà un reato, come diceva Renato Zero, ma nessuno l’ha mai davvero considerato…).
I colpacci si contano sulle dita di una mano, allo stato attuale ne utilizzeremo solo due: Carlitos Tevez alla Juve e Gonzalo Higuain al Napoli. Le altre tre dita (attualmente ‘libere’ ma si accettano suggerimenti), speriamo, di doverle occupare già nelle prossime giornate. Forse i colpi veri saranno le mancate svendite annunciate e, per fortuna, non concretizzate.
E se Luca Toni al Verona (che si aggiudica sul filo di lana pure Donadel e Rubin, bel colpo!) rimane un ingaggio di tutto rispetto in ragione del fatto che la squadra gialloblù, nonostante il blasone, rimane pur sempre una neopromossa, non è certo normale che il nome prestigioso della campagna acquisti della massima serie italiana sia rappresentato dal ritorno di Kakà al Milan. Forse diciotto anni di follie targate Moratti (quest’anno fermo, Indonesia oblige?) ci avevano davvero abituato male.
Ma il brasiliano – che rimane pur sempre un signor calciatore – non ha certo brillato nella sua avventura al Real Madrid e, di sicuro, vorrà riscattarsi. In fondo anche questa è una scommessa. Ma allora, se proprio si deve rischiare perché non puntare forte su qualche ragazzino terribile italiano?
L’Under 21 ne ha messi in mostra tantissimi agli Europei in Israele. Non è mica normale che dei talenti puri vengano lasciati ad ammuffire in terza serie, con tutto il rispetto per i club di Serie C. Forse, quella di Adriano Galliani, è stata una mossa disperata – di pancia – per tentare di far scordare ai tifosi rossoneri settimane di inattività sul fronte delle trattative? O, più concretamente, un modo per trovare un buon calciatore duttile da utilizzare senza eccessivi patemi anche in Champions League e in grado, allo stesso momento, di garantire un discreto tasso tecnico già collaudato. Insomma, Kakà, suo malgrado, rischia di diventare il simbolo del mercato sparagnino che punta tutto sul ‘salvi tutti’ del campionissimo al limite del fine carriera. E, in fondo, un’onta del genere non se la merita.
@barbadilloit