La partita a Southampton, per Di Canio, era cominciata in netto anticipo. Almeno una notte prima, quando l’allenatore del Sunderland ed il suo staff sono rimasti coinvolti in una bizzosa ‘discussione’ con tre tifosi dei Saints, rispettivamente di 20, 45 e 47 anni, completamente ubriachi, di ritorno da un grosso e alcolico matrimonio inglese.
L’episodio è stato raccontato (e minimizzato) proprio dal boss delle Linci d’Inghilterra ma soltanto dopo che fonti interne alla Polizia dell’Hampshire avevano riportato, più o meno ufficialmente, la notizia dell’accaduto.
Ma ricapitoliamo i fatti, almeno come li ha riportati Di Canio. I tre avvinazzati avvistano in una hall l’allenatore italiano ed il suo staff che, di ritorno da una riunione, stanno cercando di guadagnare la via dell’ascensore che li porterà alle stanze del terzo piano dell’hotel dove passeranno la notte. In un attimo cominciano a gridargli contro di tutto. Sia a lui che ai suoi collaboratori. Erano già vicini all’ascensore quando hanno sentito le grida. Facendo spallucce, il gruppo è entrato nell’elevatore ma, a quel punto, i tre hanno raggiunto la porta dell’ascensore ed avviato la funzione ‘registratore’ di un telefonino cellulare. Quello che è successo poi, non è ben chiaro. Anche perché lo stesso Di Canio, in fondo, ha cercato di minimizzare l’accaduto. Si sa, per certo, che i tre tifosi in preda all’alcol hanno cominciato a fermare l’ascensore mentre il gruppo cercava di avviarlo verso il terzo piano. Insomma, nient’altro che un bel momento di bullismo di periferia da caricare su Youtube per la gioia di amici, colleghi e parenti. Tutto il mondo è paese, pure la Perfida Albione. Dio stramaledica la globalizzazione!
Quello che è accaduto in quel maledetto ascensore, quando è stato premuto per l’ennesima volta il pulsante ‘Stop’, lo sanno soltanto loro. Un vortice frenetico di grida e contumelie ed ecco che uno dei tre Saints (il più giovane) si è ritrovato con il labbro spaccato. Quindi è arrivata la polizia ed ha portato tutti in caserma.
Paolo Di Canio ha spiegato: «Ho chiesto l’intervento della Polizia perché non mi sembrava corretto che gente all’interno di un albergo potesse aggredire i miei collaboratori». E ancora: «E’ stato dal loro comportamento che abbiamo capito subito che si trattava di tifosi del Sot’on. Ma se devo essere onesto non penso che in fondo avrebbero voluto metterci le mani addosso». E quindi: «Nessun calciatore è rimasto coinvolto nella vicenda. Loro sono andati a letto alle 10».
Ecco, dietro il pareggio beffardo del St. Mary’s, c’è un’altra storia. Chissà come andrà a finire.
Per il momento il ragazzo, Josh Harris, si è concesso una bella prima pagina sul ‘The Sun’ di oggi ed ha accusato i collaboratori dell’allenatore italiano di averlo aggredito. In fondo, il suo obiettivo l’ha raggiunto: conquistarsi il quarto d’ora di celebrità promesso a tutti da Andy Warhol.
Ps. Per la cronaca, nessuno dei tre tifosi è stato arrestato. Di Canio non si è vestito da vittima sacrificale e tutto andrà a finire, con ogni probabilità, in un paragrafo della biografia del mister o di uno dei suoi collaboratori\calciatori. Non si parla di squalifiche né c’è puzza di ‘pipponi’ rieducativi da nessuna parte. Solo il Sun, come detto, si è lanciato all’inseguimento dello scoop intervistando il giovanotto dell’Inghilterra del Sud che, da quel labbro rotto, spera di ricavare una piccola miniera. Già ha venduto foto ed intervista esclusiva. E fin qui, tutto è molto british. Poco da dire. Forse soltanto che, qui, c’è qualcuno che deve imparare qualcosa.
@Barbadilloit