Il Tar non fa sconti. La Lega resta fuori e non parteciperà alle amministrative di Napoli. Confermato lo stop anche a tre civiche, la coalizione di centrodestra è praticamente dimezzata e la missione già impossibile di Catello Maresca adesso diventa ancora più difficile.
Il tribunale amministrativo non ha fatto sconti alle civiche già escluse in sede di presentazione. Il clamoroso flop è di quelli che fanno rumore. Si tratta di mille candidati ora a “spasso”. Oltre alla lista leghista “Prima Napoli”, saranno fuori “Maresca Sindaco”, “Catello Maresca” e “Partito Animalista”. Gestirne la delusione non sarà semplice.
Catello Maresca, riportato bruscamente alla realtà dopo l’ubriacatura di felicità dovuta alla vittoria del Napoli contro la Juventus, ha commentato con toni aspri la decisione dei “colleghi” del Tar.
“Una scandalosa decisione politica che sancisce la morte della democrazia: la forma non può vincere sulla sostanza. Si sta consumando un vero e proprio esproprio della sovranità popolare. Così si mette seriamente a rischio il diritto- dovere di migliaia di cittadini di esprimere il proprio voto”.
Quindi ha aggiunto:
“Andremo fino al Consiglio di Stato per far valere le nostre legittime aspirazioni a vivere in un paese democratico, lo facciamo per i napoletani e per tutelare la nostra squadra di uomini e donne di valore pronti a rimboccarsi le maniche per il futuro di Napoli. Sia chiaro che non rinunceremo ai nostri simboli e a fare campagna elettorale. Su questa storia di esclusione delle nostre liste è necessario fare chiarezza”.
Frasi che però non sembrano bastare e non sarà agevole per il pm fare i conti con il disamoramento degli elettori del centrodestra napoletano. Costretti a fare i conti con uno scenario straziante tra risse, colpi di mano e di testa, veleni e conflitti mai sopiti e mal nascosti. Una ridda di voci, strazianti, giustificano tutto. Persino il flop della lista leghista con una presunta volontà di sottrarsi all’agone per non dover dimostrare il reale peso elettorale del partito a Napoli. Voci raccolte (e non credute) da Antonio Polito che le riporta sul Corriere del Mezzogiorno per dare il senso dello scoramento che si vive nella coalizione. E per svelare quello che ormai appare incontrovertibile: le urne non si sono nemmeno aperte e già la grande sconfitta è la destra.
Il centrodestra napoletano è passato in pochi mesi dal sogno di conquistare dopo decenni Palazzo San Giacomo alla lotta per la sopravvivenza. Non è più questione di vincere, ormai i sondaggi – come quello de Il Mattino – dà Maresca e la sua coalizione in caduta libera al 21% e l’avversario Manfredi a un soffio dall’elezione al primo turno. Ma di salvare la faccia. Tocca ai leader nazionali dei partiti dare una scossa. Prendere atto di un fallimento già consumatosi delle gerarchie locali e rimescolare le carte una volta per tutte. Magari, una volta tanto, assumere su di sé qualche responsabilità. Decidere che vogliono fare di Napoli, se ritengono il Sud un terreno ancora contendibile oppure se rintanarsi – definitivamente – tra le ridotte romane e oltre la linea padana. Perché non si può più cincischiare: Napoli non è Busto Arsizio né Casal Palocco. E merita rispetto.
Intanto, dopo le botte tra Nonno e Diodato e il disastro delle liste alle municipali è arrivata una prima reazione. Fratelli d’Italia ha commissariato il partito napoletano. E ha nominato Sergio Rastrelli – a lungo in predicato e candidato sindaco in pectore della destra – commissario cittadino. Gli toccherà un lavoro persino più duro di quello della campagna elettorale. Dovrà ricostruire tutto.
A proposito, ricordate Hugo Maradona e la sua roboante presentazione al San Paolo? Ecco, essendo di nazionalità argentina e quindi extracomunitario, la sua candidatura è stata (ovviamente…) bocciata. Non può essere solo sfiga…