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Home Pallone mon amour

Il calcio è di chi lo paga

La SuperLega da bocciare ma sul mercato si esprime tutta l'arroganza dei denari. Del "gioco" non importa niente a nessuno

by Stefano Coropulis
9 Agosto 2021
in Pallone mon amour
4

Qualche mese fa Ceferin dava una lezione di parità e umanità al mondo del calcio, intentando una causa contro i club malvagi che volevano dare vita ad un torneo elitario come la SuperLega. Tutti d’accordo, il calcio è di tutti. Perché togliere la possibilità alle piccole squadre di poter sognare e rendere quei sogni realtà?

Oggi siamo davanti alla dimostrazione lampante di come quelle parole fossero solo di circostanza, un motivo per cercare di non perdere la centralità del potere. Ceferin alla Romolo Augustolo, assediato dai barbari, ha deciso di fare la voce grossa e resistere agli attacchi prima di abdicare. Ma è veramente stato preservato il calcio di tutti?

Grealish è stato acquistato dal City per una cifra stratosferica che non si confà alle qualità del giocatore. Siamo proprio sicuri che sia meglio di un Locatelli. Per parafrasare il grande Caressa, troppo spesso deriso per le frasi ad effetto che dice, “ma tiettelo grealish”.

Messi condanna il Barcellona a dover fare una scelta difficile e dolorosa, rinunciare al talento della pulce per non andare in banca rotta; se la volontà del giocatore fosse veramente stata quella di restare al Barça, si sarebbe potuto trovare un accordo, invece lo stipendio multimilionario ha imposto il ridimensionamento de Barcellona che dopo anni è costretto a “fare un passo oltre Messi…ma tanto di Messi ce ne son tanti”. Forse di Messi ce n’è solo uno, ma di giovani talentuosi pronti a lottare per la maglia blaugrana per molto meno ce ne sono effettivamente tanti.

Non saranno la Pulce, ma magari più Messi dei vari Halilovic, Bojan, Odegaard, e via discorrendo. L’Inter è costretta a vendere i suoi giocatori migliori per far quadrare i conti e la Juve non riesce a comprare nessuno che non sia a cifre irrisorie. Il Milan cerca occasioni e la Roma perde i suoi obiettivi (come Xhaka) per evitare di avere debiti, l’Atalanta vende i suoi pezzi pregiati e poi il PSG compra in una sola estate Ramos, Donnarumma, Hakimi, Wijnaldum e Messi (lo si dà per acquistato).

Il Chelsea spende 115 milioni per un attaccante che fino a qualche anno fa era suo ed era stato svenduto, come anche De Bruyne, perché non talentuoso abbastanza. Lo United spende 120 milioni per Sancho e Varane, il City la stessa somma ma per il solo Grealish e prepara i 150 milioni per Kane. Siamo proprio sicuri che sia stato preservato il calcio di tutti? E non il calcio dei più ricchi?

Magari la SuperLega avrebbe consentito maggiore equità, garantendo a Barça, Juve, Milan, Inter e Real di non dover solo assistere al calciomercato ma di poter essere parte attiva. E questo inevitabilmente avrebbe aiutato a cascata anche gli altri club. La SuperLega era ingiusta, ma non meno di questa oligarchia basata sui petrodollari che sta distruggendo il calcio. Non c’è più rispetto per il gioco, ma solo per il denaro e non ci sono più squadre in grado di stare al passo di questo gioco perverso, se non le classiche potenze di Premier e il solo PSG, che continua a comprare e non vincere alcun trofeo.

Stefano Coropulis

Stefano Coropulis

Stefano Coropulis su Barbadillo.it

Tags: calciomercatomessi

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Comments 4

  1. Guidobono says:
    1 anno ago

    Però molti di questi strapagati calcisticamente non vale neanche un quinto… Atalanta docet…

  2. Guidobono says:
    1 anno ago

    Sono juventino dal 1958, ma vedere la Juve che ha perso a Barcelona, infarcita di superpagati, eppur di una avvilente mediocrità, mi porta a pensare che i soldi non fanno il buon calcio…

  3. Guidobono says:
    1 anno ago

    Il PSG ha vinto molti trofei in Francia. Perchè fuori dell’Inghilterra che cosa ha vinto il Manchester City?

  4. Giovanni says:
    1 anno ago

    @Guidobono le lacrime di Messi sono durate poco, vedi il sorriso che aveva quando è passato al Paris Saint Germain e l’ingaggio che gli hanno accordato. E meno male che era disposto a restare al Barcellona dimezzandosi l’ingaggio

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