Il virus illiberale, che costringe i governi di tutto il mondo a chiudere imprese ed industrie, ha riaperto la ferita della crisi del 2008, non ancora del tutto suturata e, al contempo, ha scoperto il tappeto di ipocrisie sotto cui l’Europa si ostinava a nascondere l’altra crisi del nostro secolo, ben più antica e profonda.
Le misure con cui l’Unione Europea ha risposto ai turbamenti economici generati dalla grande epidemia, hanno riacceso infatti il dibattito sulla crisi di valori delle istituzioni sovranazionali e ridato finalmente voce a noi poveri pensatori liberali, comunque relegati alle ultime pagine dei quotidiani, che proviamo a puntare il dito contro questo morbo, altrettanto radicato e letale, che è stato capace di calpestare impunemente per tanti anni il liberalismo moderno.
Non è questo il luogo per ripercorrere le proposte europee e gli atti di molti Stati membri che negli ultimi giorni hanno suscitato il malcontento dei popoli colpiti dalla pandemia, ma questi interventi hanno certamente sfatato i miti sulla base dei quali l’Unione si era attribuita il diritto di fare da padrona al mercato occidentale (la solidarietà e l’uguaglianza tra gli Stati, la tutela indiscriminata del benessere dei popoli), cosicché si è potuti finalmente tornare a mettere in discussione il sistema di regole da essa sviluppate.
Il tradimento
Tutto è cominciato quando la Comunità europea, nata per soddisfare il grande sogno liberale di liberi scambi e liberi mercati, in nome dello sviluppo culturale del continente occidentale, ha tradito le sue stesse idee, pretendendo di trasformarsi in Unione di regole (e lasciatemi dire, di limiti) di ogni tipo: amministrative, lavoristiche, processuali, financo tributarie e fiscali!
Allora, lasciandosi abbagliare dal sogno dell’Europa nazione, un’intera classe politica permetteva che si svuotasse tutto il senso di quell’Articolo 1 della nostra Carta costituzionale, baluardo della democrazia moderna, in base al quale la sovranità appartiene al popolo, che è popolo italiano e non certo europeo. E così, offuscati dalle norme in materia di aiuti di Stato, lasciavamo che l’autoritarismo dell’Europa nazione si sostituisse a quello statale per imporci manovre ben più illiberali (penso all’odioso vincolo di bilancio, che ci obbliga a adeguare l’Imposta sul valore aggiunto in base ai capricci della Sovrastruttura europea, ma penso anche alle vessazioni della Troika, che pretese di poter curare gli interessi della Grecia meglio dei cittadini ellenici).
La bocciatura della costituzione europea
Intendiamoci, un tentativo per arginare questa deriva dispotica del mercato Europeo c’è stato, quando, nel 2007, le popolazioni di alcuni Stati Membri rifiutarono di approvare il referendum per l’istituzione di una costituzione europea. Come spesso accade, però, sordi alle esigenze dei loro stessi cittadini, quei Governanti aggirarono il problema, firmando il 13 dicembre dello stesso anno il trattato istitutivo dell’Ultraeuropa che riproponeva il contenuto della costituzione che non erano stati in grado di approvare alla luce del sole.
Cosa ne è venuto fuori? Che il popolo ha perso cognizione di sé stesso, e ha lasciato così che prendessero il sopravvento le istanze autoritarie sovrannazionali che, a poco a poco, hanno violato i principi liberali faticosamente sviluppati nel dopoguerra. Perché “quando tutto il mondo fu cittadino Romano, Roma non ebbe più cittadini; e quando cittadino Romano fu lo stesso che cosmopolita, non si amò né Roma né il mondo e i cittadini romani, avendo per patria il mondo, non ebbero nessuna patria, e lo mostrarono col fatto (Leopardi, Zibaldone, 24 dicembre 1820)”.
Certo che è si tratta di comportamenti illiberali, ma stimolati dai Sánchez, Conte, Macron di turno…. saranno contenti quelli che, anche qui, vedevano nel ‘liberalismo’ il Male Assoluto del mondo contemporaneo…