Le visioni sul futuro di Houllebecq diventano anche poesia. Il tutto con un preambolo che ricalca in pieno lo stile fuori dagli schemi dell’autore di Sottomissione. In libreria per Bompiani arriva la raccolta delle opere poetiche di Houellebecq: ossia due volumi in cui emerge la sofferenza di chi accetta di confrontarsi con la realtà.
Si chiama “La vita è rara”: l’opera si apre però con un testo forse ancora più interessante. Una sorta di saggio, un metodo, come lo definisce lo stesso autore, che si intitola “Restare vivi”. Che già la dice lunga sui contenuti: Houllebecq immagina che l’esperienza accumulata possa in qualche modo essere utile a un principiante, permettendogli di trovare la sua strada, mostrandogli gli errori più comuni e l’atteggiamento mentale necessario a migliorarsi.
Un quadro che si inserisce alla perfezione nel cupismo dell’autore di “Sottomissione”, nella sua visione escatologica di ogni scritto. Visione quasi sempre dai toni oscuri. La sofferenza è la ragion d’essere della poesia. Tutto ciò che esiste soffre, è “una sofferenza dispiegata”. Non solo, ma se possiamo immaginare un nulla che precede l’esistenza, anche questo sarà pieno di dolore. Ecco perché è necessario restare vivi, senza lasciarsi prendere dalla paura né dalla felicità, perché in fondo ogni passo in direzione della verità è un passo più lontano dagli altri, verso la solitudine.