Partire da migliaia di galassie di distanza e ritrovarsi sulla Terra per scoprire poi che gli umani poi non sono tanto male come pare da lassù. Soltanto che il racconto non è poi tanto visionario: il finale è come lo si aspetta e il messaggio pure, è quello che ti viene in mente non appena prendi in mano il libro. “Gli umani” di Matt Haig, giornalista inglese al suo quinto romanzo, lascia poco margine ad interpretazioni o secondi messaggi.
Un matematico sulla Terra è appena riuscito a dimostrare un teorema matematico che potrebbe sconvolgere gli equilibri su tutto il pianeta. “Il progresso non può essere lasciato in mano a degli incompetenti come gli umani”, è il pensiero che circola nello spazio. Tanto che gli alieni decidono di spedire quaggiù qualcuno che possa prendere in tutto e per tutto il posto del matematico.
L’obiettivo è far sparire le tracce della nuova formula, in modo che il progresso si blocchi e nulla sia più in pericolo. Almeno secondo la visione aliena. Ma qualcosa non va per il verso giusto. L’alieno si “installa” più o meno facilmente al posto del matematico. Salvo poi scoprire le differenze con il suo mondo: qui sulla Terra non contano solo le fredde leggi della fisica e della matematica.
Qui c’è anche sentimento, paura, angoscia. E soprattutto c’è la Sonata al chiaro di luna di Beethoven e le poesie di Emily Dickinson. Come a dire: gli umani saranno anche frignoni e poco comprensibili. Ma almeno hanno sviluppato la poesia ,la musica. Questo il messaggio nascosto del libro: il talento, la passione. Sono questi gli elementi che rendono umani gli umani. Lo ha capito anche un alieno catapultato sulla Terra.