Caro direttore,
l’Europa che viene crivellata di colpi stamattina a Parigi è un’Europa irriverente, pungente, forse il contrario che “saggia”; è l’Europa umanista, libera fino all’estremo, fino anche alla volgarità: l’Europa libera per amore della libertà.
A questa Europa, libera per essere libera, due animali con l’AK47 hanno fatto pervenire un messaggio chiaro: voi non potete fare quello che fate. Hanno sparato per dire: noi non vi vogliamo qui.
Esatto: noi non vi vogliamo qui. Perché nel delirio, in entrata e in uscita, dell’accoglienza e dell’anti-accoglienza, dell’integrazione e della disintegrazione, il dato più notevole e primigenio rispetto a ogni successiva considerazione è che le due bestie armate di kalashnikov sono due francesi. Non sono invasori islamici arrivati in Francia per compiere una missione, non sono estranei, sono francesi in casa propria che ammazzano altri francesi in casa loro.
Non differenti dalle migliaia di europei – nascita europea, passaporto europeo – che sono partiti negli ultimi anni per arruolarsi in medio oriente al fianco dell’ISIS.
Gente cresciuta nelle e dalle democrazie liberali, alcuni di loro anche da quelle macchine di integrazione perfette e ultrasociali che sono i paesi scandinavi; il paradigma del “se nasci in un certo posto, in un certo contesto, non puoi che prendere certe derive” è assoluTamente rotto e superato. Superata è anche l’illusione che la democrazia e la libertà si manifestino da sé, fenomenicamente, che semplicemente mostrandosi e rivelandosi, come un Dio monoteista, informino e convertano. Semmai accade il contrario.
Gente nata e cresciuta dalla democrazia si converte all’anti-democrazia.
Non sono più corpi estranei, però; non sono più “cresciuti all’altro lato del muro”, sono invece in mezzo a noi, indistinguibili da noi.
Sì, ma noi chi?
Perché se ideologie folli hanno per molti una forza attrattiva che l’idea liberale e democratica non hanno più, è anche perché noi tutti stiamo cominciando a non essere più nessuno; non abbiamo un’idea chiara di noi e quindi non abbiamo alcun modello da proporre a gente spaesata che, quando mentalmente labile, arriva a derive violente ed estremiste.
Chi è dal’altra parte, invece, ha priorità ben chiare: perciò non attacca industrie o centri produttivi, ma fabbriche culturali e simboli. Così oggi non assaltano una caserma, ma un giornale.
Perché per loro i simboli significano qualcosa che per noi, evidentemente, non significano più.
Se insistiamo a pensare e dire che si è italiani o francesi o inglesi per l’essere nati in Italia o in Francia o nel Regno Unito, se insistiamo a credere che l’essere Europei sia una condizione geografica e neutralista e non invece una condizione anzitutto culturale e spirituale e se non ci impegneremo seriamente a costruirne e definirne i confini, allora la notizia del giorno è questa: che oggi è cominciata una guerra civile tra europei.
Gli europei con in mano i fucili, da un lato; gli europei con in mano le matite, dall’altro.