Caro direttore,
i fatti di “Roma capitale” fanno più clamore perché avvengono nel luogo simbolo del “potere politico” che per la sostanza, nulla diverge da quanto avviene con il Mose di Venezia o con Expo 2015 a Milano, anche i livelli gerarchici ed organizzativi sono grosso modo gli stessi e facilmente riconoscibili. Di quanto appreso, a mio parere, cadrà l’associazione mafiosa in quanto non emergono dalle notizie di stampa, le caratteristiche e le peculiarità del sodalizio “mafioso”. Fatti che restano comunque gravissimi, a Roma come altrove, l’andazzo decennale e nemmeno tanto originale dell’ ennesima associazione a delinquere.
E’ lontano il discorso del 10 agosto del 1946 pronunciato da Alcide De Gasperi che tiene a battesimo la neonata “Repubblica Italiana” alla conferenza di Parigi, di fronte ad un auditorio ostile Egli pronuncia frasi di grande valenza morale che restano solo nelle intenzioni, il malaffare si ramifica sul territorio nazionale con una organizzazione che ha già “capi” e suddivide le diverse correnti per zone e per livelli. Ministri, Sotto-segretari, Senatori, Deputati e direttori di Enti Speciali, “arruolavano” notabili influenti personaggi collocandoli “al vertice” ed inserendo nel “gradino più basso”, i sergenti ed i capi elettori. Venivano inseriti nella macchina burocratica dello Stato centrale o periferico, nella camera del lavoro o puramente nel sindacato, “referenti” per l’’assegnazione della “casa popolare”, per accelerare il rilascio di una autorizzazione, licenze commerciali o per una pratica di pensione con lo scopo di “fare il favore”.
Qui è la genesi del problema, non altrove, nella contrapposizione fra la precedente idea di Stato “etico” e la successiva ed indefinibile forma.
In quella che è ancora attuale al cittadino si preferì sostituire “l’elettore” ed al popolo la massa, mentre la classe politica immorale corrompeva l’ossatura portante delle Istituzioni nazionali e locali occupandole ed immettendo nel sangue della Nazione “valori” avvelenati, nocivi, marci, che hanno distrutto le cellule celebrali del paese, amalgamato “massa” analfabetizzata asservita al “sistema partitocratico”.
A sovrintendere il tutto, interessi sovra nazionali che hanno “pilotato” – quando non deviato- il corso naturale della storia, gestito i centri di potere: dalla scuola all’università, dall’avvento della Tv di Stato alla carta stampata, consolidando una stagione politica di “compromesso storico”, con quanto di peggio potesse capitare a questa martoriata Nazione, abituando la massa alla miseria catto-comunista.
Oggi la “questione morale” non è più all’ordine del giorno quanto lo è “la questione immorale”, sancita e determinata dalla massa e riassunta nella frase: “tanto sono tutti uguali” legittimando, di fatto, il passaggio dalla forma Stato al trionfo del “non Stato”. Il sistema si ricompone più agile e meno visibile.
Tornano in foto al fianco del “rottamatore” gli spettri di uomini politici defunti, protagonisti della più completa devastazione politica, economica, sociale e culturale, altri sono ancora attivi ed ai posti di comando, al vertice del “potere” finanziario e/o economico ma non visibili se non di fronte allo scandalo.
C’è una regia superiore. E’ una fase dove tutto viene “traghettato” da un sistema passato ad un modello futuro. Restano marginali gli eredi dei partiti ideologizzati, sul versante politico-economico la Sinistra post comunista o post socialista, su quello politico-culturale la Destra, soprattutto quella post fascista e/o post missina. Si entra nel “nuovo mondo” quello del terzo millennio dove lo scontro non è basato su differenze ideologiche fra destra e sinistra, o sulla lotta di classe. Cambiano gli schemi.
Nell’ombra ci sono sempre speculatori e speculazioni finanziarie, abusi a più livelli, prepotenti e criminali azioni delle multinazionali del profitto. Quale è la novità? Cosa contraddistingue il “nuovo mondo”?
Tutto quello che avviene nel gradino più basso. I fatti quotidiani, l’attualità (oggi Roma capitale, domani vedremo) dove si impone il “gioco” delle scatole cinesi, delle “cooperative” sociali per il recupero degli ex detenuti, create sul modello delle cooperative tradizionali e che accende un riflettore su un “mondo” non “attenzionato” a più livelli e del quale scriveremo, per i vertici delle quali il principio del “non poteva non sapere”, non assume però rilevanza giuridico-penale, come in altri e ben più noti casi. Oppure della finanza “tossica”, o gestione dei rifiuti e delle politiche ambientali. Il “non Stato” resta indietro privo di mezzi e supporti innovati nella lotta al crimine che corre veloce.
Se questa fosse realmente la “Seconda Repubblica” non potrebbe che essere la sorella “gemella” più arguta ed evoluta, “specializzata all’accademia del crimine”, con processi perfezionati e adeguati ai tempi, sistemi d’azione veloci ed aggiornati. Contro uno Stato anziano e stanco di inseguire reati spesso non sempre contemplati dalle Leggi, o per lo meno con pene non consone a stroncarne definitivamente la matrice criminale.
La ragnatela burocratica del “mondo di mezzo” non è un problema a caso. Tutto questo fa “sistema” fra un livello inarrivabile, quello superiore dei ricchi che diventano sempre più ricchi e potenti (pochi) ed quello inferiore, dei poveri che diventano sempre più poveri e deboli (molti). Questa è la società liberale (nella sua accezione filosofica e culturale) e capitalista (in quella economica).
Ai primi, i ricchi, le prerogativa dell’agio e del benessere; ai secondi, i poveri, la condanna allo scontro sociale (e non più di classe) che coinvolge anche apparenti “autorevoli” uomini politici che si scoprono vittime inconsapevoli. Se non esistesse una regia superiore, non ci sarebbe il “mondo di mezzo”, certi personaggi anche pregiudicati o ex tali, “dalla storia ambigua” non potrebbero essere artefici, attori, protagonisti di vicende che assumono connotazioni grottesche.
A noi spetta un compito, la nostra battaglia ed il nostro ruolo in tutto questo è ancora una volta evidenziale, insostituibile, in una società in cui manca un’etica ed una coscienza critica nell’uomo. Mentre la lotta non è più fra “classi sociali” ed oggi è più difficile distinguere il delinquente dal mafioso di vecchio stampo (coppola e lupara), di fronte alla mancanza di autorevolezza dello Stato e la lentezza burocratica, dobbiamo irrompere sulla scena noi, con il nostro vecchio progetto di “alternativa” e di lotta contro il “sistema”.
Quando un uomo vicino alla destra culturale scrive: “tornate a fare i cortei e lasciate stare il Governo”, sferra un pugno nel vuoto, perché è vero che bisogna tornare a fare la lotta al sistema politico corrotto ed alle mafie nelle strade e nelle piazze, ma con l’ambizione e l’obiettivo di tornare al governo della Nazione avendo recepito la lezione, metabolizzato il fallimento che da una certa destrina, comunque, ereditiamo.
Questo compito spetta a chi si è forgiato culturalmente nel solco “eterno” dei valori della Tradizione, a chi ha saputo tenere fede ai principi “mantenendo le posizioni” ed oggi uomini in piedi in un mondo di rovine. Non ci resta che analizzare i processi politici in atto, studiare le tattiche e perfezionare le strategie, formare nuove figure tra le migliori avanguardie giovanili, con le quali in Puglia abbiamo già iniziato un’azione di rivoluzione culturale che mira all’affermazione di un’idea atta a formare una nuova classe dirigente, meno ideologizzata e più incisiva verso una “Nuova Repubblica”. La Repubblica Presidenziale, con il Capo dello Stato eletto direttamente dal popolo, in un sistema monocamerale, per lo Stato Nazionale del Lavoro e per la democrazia partecipativa. La nostra visione dello Stato e di tutto quello che si muove al suo interno, è organica ed ognuno svolge il suo compito nello Stato, per lo Stato e nulla può essere fatto contro lo Stato.
*Presidente di Prospettive Future – Centro Studi Pino Rauti