“Chi ha dato ha dato e chi ha avuto ha avuto” , seconda classificata: “Scurdammoce o’passato” e, ex equo “Nun vale cchiù a niente ‘O ppassato a penzà.”
A Samoa, nome mitico che vagheggia l’accoglienza di indigeni miti come quelli che accolsero gli ammutinati del Bounty vai col costume da bagno. Oppure, a denti e glutei stretti, come ha fatto il capo labour per partecipare al meeting of Commonwealth countries. I testi delle canzoni vincitrici recitavano: “per l’infausto periodo di oppressione e schiavismo subito da milioni di negri che ha visto la Gran Bretagna protagonista NON si prevede alcuna forma di compensazione.” Comprensione e sorrow assicurati, ma denaro nisba. Non vorrete mica costringerci alla bancarotta, dove li troviamo tutti quei soldi?”, era il pensiero affannato dei Brits. Il conto, in effetti recitava una cifra da capogiro.
Prima dell’incontro a Samoa. Lo Standard e altri media inglesi,4 ottobre: “I nostri problemi attuali non sono causati da noi stessi, ma dalla colpa delle successive generazioni britanniche e noi vogliamo compenso”. Mugugnavano gli indigeni a Samoa.
Il conto? Secondo un accademico di Cambridge, l’opzione più economica è di 205 miliardi di sterline. All’estremità superiore c’è un conto di 19 mila miliardi di sterline (l’intero Pil del Regno Unito o la produzione nazionale per otto anni). Questa cifra non è stata immaginata da un marxista pazzo, ma è la conclusione di un rapporto del Brattle Group, società di consulenza Usa.
I suoi calcoli altamente discutibili – compresi i “danneggiamenti emotivi” nel corso dei secoli – sono stati presi alla lettera da un giudice della Corte internazionale di giustizia e dai leader dei Caraibi. La principale tra queste è la primo ministro delle Barbados, Mia Mottley, che guida la campagna di risarcimenti. Secondo lei il debito degli Uk nei confronti del suo paese ammonta a 3,7 trilioni di sterline”. Hai capito bene.
Così The mail on line, 13 ottobre 2024: “La tratta transatlantica degli schiavi è stata un episodio mostruoso nella storia della civiltà. Nel corso di due secoli, milioni di neri africani furono comprati e venduti come bestiame. Trasportati oltreoceano in catene e impiegati in lavori massacranti nelle piantagioni nei Caraibi e in America.
La Gran Bretagna ha certamente giocato un ruolo importante in questa impresa perniciosa. Il cotone filato nei mulini, il caffè e lo zucchero scambiati nei mercati vivaci, erano il risultato del lavoro forzato. E, sebbene sia un mito che la tratta degli schiavi abbia costruito l’Impero britannico, questo paese ne ha tratto grandi benefici.
Ma quanto dovremmo essere ritenuti responsabili oggi per i peccati dei nostri antenati? E questi gravi torti potranno essere riparati secoli dopo con il pagamento in contanti?
Domande che saranno al centro dell’attenzione a Samoa.
Il conto, anche se parzialmente pagato, manderebbe in bancarotta la Gran Bretagna. Il pagamento porterebbe inevitabilmente a ulteriori richieste di risarcimento, che non potrebbero mai essere abbastanza grandi da soddisfare gli attivisti.
La Gran Bretagna non ha inventato la schiavitù. Era comune tra le popolazioni indigene dell’Africa, del Sud America e di alcune parti dell’Asia molto prima della colonizzazione europea. I capi dell’Africa occidentale e gli intermediari arabi collaborarono entusiasticamente alla riduzione in schiavitù di milioni di persone. Dovrebbero pagare anche loro?”
E che dire della progenie degli oltre un milione di europei bianchi catturati dai pirati barbareschi del Nord Africa? Non meritano un assegno anche loro? Ciò che troppo spesso viene dimenticato o volontariamente ignorato è che anche la Gran Bretagna è stata fondamentale per porre fine alla schiavitù. Non solo all’interno del nostro impero. La nostra missione è stata quella di abolire questo spaventoso commercio della miseria umana ovunque alzasse la sua brutta testa. E ci siamo riusciti. Dovremmo ottenere una sorta di sconto sui pagamenti di risarcimento presumibilmente dovuti? La verità è che è inutile giudicare la storia secondo gli standard odierni. Fingere di poter espiare pagando i soldi per la colpa è semplicemente fasullo. Sulla stessa lunghezza d’onda il commento di Enrico Nistri su Barbadillo, a un articolo del 23 giugno 2023: “Le richieste di rimborsi da parte dei lontani discendenti degli schiavi mi sembrano infondate. Si può chiedere un risarcimento per i danni subiti da un parente stretto, non certo da un ipotetico antenato. Se si dovesse applicare il principio, chi dovrebbe risarcire i discendenti dei martiri di Otranto?” Durante il meeting a Samoa, BBC, 26 ottobre Chris Mason, Political editor-: “Sir Keir ha affermato che non ci sono state discussioni sui soldi durante l’incontro e che il Regno Unito è “molto chiaro” nella sua posizione e che non pagherà le riparazioni.” Appunto, dico, Scurdammoce o passato.
Se cominciamo con gli indennizzi per fatti di alcuni secoli fa non ne veniamo più fuori. Impossibile e storicamenre infondato, del resto. Da che mondo è mondo tutti hanno sempre rubato a tutti. Altrimenti perchè ci sarebbero le guerre? Per le medaglie e la retorica? Figuriamoci quando Israele chiederà all’Italia di rifondere il valore del candelabro a 7 braccia (menorà) portato a Roma dopo la conquista e saccheggio di Gerusalemme nel 70 d.C…..