Caro Direttore,
A scriverLe è un diciassettenne cosentino, fiero militante di destra, nato orfano di partito.
Quando tre anni fa un ragazzo mi chiese di tesserarmi ad un partito e di iniziare a fare politica, non avrei mai immaginato che la stessa politica potesse diventare qualcosa di tanto importante nella mia vita.
Mi sono innamorato della politica, dei discorsi di Almirante (che ahimè sono costretto ad ascoltare su YouTube) e di quella fiamma tricolore che ha sempre rappresentato l’ardore col quale ho sempre difeso il nostro orgoglio nazionale.
«Libertà di camminare insieme – col coraggio di voler far bene» sono due versi di quella poesia che è “Libertà”, l’inno di Alleanza Nazionale.
La Destra che conosce la mia generazione non cammina insieme e, qualora ne avesse la volontà e l’ardire, non riesce in nessun modo a fare bene.
Chi ha la presunzione di rappresentarci dovrebbe darci la possibilità di vivere una sezione, organizzare momenti di confronto e investire nella nostra formazione politica.
Invece i partiti oggi sono impegnati a rivendicare i risultati elettorali, le disfatte e le vicende giudiziarie altrui e a creare bacini elettorali frutto di alleanze innaturali anziché investire nella base, nei militanti che si impegnano e in chi, incondizionatamente, è pronto a spendersi.
Nessuno oggi è in grado di rappresentarmi.
Mi chiedo come si è potuta accettare una commistione di idee totalmente diverse con il PdL ed oggi non si riesca a ricompattare una comunità e a discutere tutti insieme della casa del futuro della Destra Italiana.
Si riparta dai nostri ideali: dalla Nazione, dalla Famiglia, dalla Militanza, dalla Legalità e dal Merito.
Si riconosca il merito alla generazione di Azione Giovani per ripartire.
I vecchi colonnelli, ormai, possono solo essere allenatori di una nuova fase di dialogo per raggiungere l’obiettivo comune: l’unità di una comunità umana che non si è mai dissolta.
Già, perché la generazione di Azione Giovani non ha mai smesso di essere unita: basta leggere le lettere che pervengono a Barbadillo o le interazioni sui social network dei vari ragazzi profughi in partiti che non li rappresentano oppure la lista dei partecipanti ad #Everest013, quando, nel momento più difficile, ci ritrovammo per parlare del nostro futuro, per poi ritrovarci qualche mese più tardi sparpagliati in tanti contenitori diversi.
Ad #Everest013, grazie alla mia comunità, ebbi la possibilità di parlare all’uditorio, durante l’assemblea finale, dell’universo studentesco che eravamo riusciti a creare a Cosenza con un nucleo nostalgico di Azione Studentesca e che oggi prosegue con Studenti Tricolore, che nella mia città è riuscita ad eleggere un gruppo di rappresentanti nella Consulta Provinciale degli Studenti, di cui sono fiero di fare parte.
Da allora nessun “big” di nessun partito si è interessato alla nostra realtà e così, a mio parere, tutti hanno dimostrato incapacità di guardare al futuro, ma hanno sfoggiato la sola attenzione alle imminenti competizioni elettorali.
Ripartire dai giovani non sia più uno spot elettorale: chi si è affidato davvero ai giovani, raccoglie i frutti (basti pensare alla Lega Nord).
Il nostro universo ha pronti una fucina di giovani presenti sul territorio, sempre pronti a metterci la faccia e che producono contenuti.
Con questa lettera, caro Direttore, spero di essere riuscito ad esporre il pensiero di chi ha paura che non gli possa giungere il testimone di una lunga tradizione che non merita di morire.