Il 2020 bisogna dirlo non è stato un anno che abbia regalato molte gioie, però in termini di serie televisive ha sfornato qualche chicca. Tra queste, nelle ultime settimane, si è parlato alquanto e a ben ragione della Regina degli Scacchi, in inglese The Queen’s Gambit.
La serie, che ha avuto il merito di piacere sia agli amanti del gioco che ai completi neofiti, affronta la vita e le imprese sportive di Beth Harmon (interpretata da Anya Taylor-Joy): enfant prodige della disciplina negli anni ’50 in una Middle America che ha i toni pastello dei film di Wes Anderson.
La serie di per sé appoggia su solide basi, come ad esempio il materiale fornito dal libro omonimo scritto da Walter Trevis negli anni 80 e sul lato tecnico dalla consulenza di giocatori del livello di Kasparov, che hanno evitato le scivolate che in molti casi tocca vedere quando sullo schermo compare una scacchiera.
Ma sebbene il gioco nella serie sia centrale a livello di intreccio narrativo, è la vicenda umana ciò che ci tiene realmente attaccati allo schermo: dal primo momento, in cui Beth arriva all’orfanotrofio a quando la vedremo alla fine che chiede “giochiamo?” al suo avversario del momento, ciò che ci fa stare lì è l’empatia e l’attenzione verso le vicende del personaggio.
Nell’Ottocento accadeva lo stesso con i romanzi a puntate come, per citarne uno, Oliver Twist uscito mensilmente sul Bentley’s Miscellany, ma ancora prima si potrebbe pensare alle storie di cavalieri erranti narrate sera dopo sera dai trovatori medievali e, ancora più indietro, agli aedi che declamavano l’Odissea durante feste che duravano anche diverse settimane.
È un bisogno ancestrale quello che abbiamo di vedere sviluppare sotto i nostri occhi la vicenda umana; un bisogno strettamente legato a ciò che poi è stato concettualizzato e spiegato nel viaggio dell’eroe, una teoria della comunicazione che gli addetti al marketing conoscono bene come una delle basi per vendere meglio in assoluto.
Ma non è che Netflix qui ci stia solo vendendo un prodotto, una storia. Sì, fa anche quello ma il suo catalogo è pieno di prodotti da vendere, che di certo non sono memorabili. Quello che rende questa serie differente è un modo originale di trattare tanti temi, quello della dipendenza, la perdita dei genitori e le difficoltà dell’essere donna in una società come quella statunitense degli anni ’50, e di non tralasciarne nessuno, affrontandoli senza approfondimenti drammatici ma forse per questo in modo ancora più delicato ed efficace.
E ancora di più perché lo fa intrecciandolo con qualcosa che è già di per sé una metafora di vita, ovvero gli scacchi: un gioco che non a caso è stato preso da Ingmar Bergman ne Il Settimo Sigillo come un metafora della vita e della morte stessa. La leggenda vuole che il gioco venne creato per consolare uno scià della perdita dell’amato figlio in battaglia, per dargli modo di giocare e rivivere così l’agone che gliel’aveva portato via e giocando, cambiare l’esito voluto dal fato.
Anche qui, anche con la Regina degli Scacchi queste 64 caselle bianche e nere tornano a essere un microcosmo che diventa gigantesca metafora in cui perdersi, in cui la nostra memoria ancestrale è immediatamente sollecitata e torna a far vivere ricordi di epoche mai realmente da noi esperite.
Vediamo quindi quella che diventa la nostra Beth progredire nel gioco sulla scacchiera mano a mano che progredisce come individuo; le sue scivolate nella vita che combaciano con i fallimenti sul campo di gioco; così il momento in cui giunge il menarca, proprio in concomitanza con il suo primo torneo ufficiale non può che essere il suggello al suo entrare nel mondo degli adulti come donna e come scacchista.
E così, citando il titolo originale della serie Queen’s Gambit, Gambetto di Donna, Beth Harmon è davvero la Regina degli e negli scacchi, è un po’ pezzo della scacchiera e pezzo di tutte e tutti noi quando affrontiamo la vita e il fato che, come gli scacchi ci insegnano, dipendono solo per metà dalle mosse che facciamo noi e per l’altra metà da come reagiamo a ciò che fuoriesce al nostro controllo.
https://youtu.be/Ya1MgSu8Pxc