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Home Cultura

Serie-Tv. Perché vedere “Better Call Saul”

serie Sony e AMC, distribuita in Italia da Netflix che è piaciuta al 93% degli utenti della piattaforma, eternamente candidata agli Emmy e Golden Globe

by Virginia Gambatesa
18 Agosto 2022
in Cultura, Televisionando
0

Ho visto per l’ultima volta la sigla di Better Call Saul. E pensare che le prime volte la skippavo sempre, non rendendomi conto di quanto mi sarebbe mancata.

Vince Gilligan e Peter Gould dal 2015 al 2022 hanno messo in scena in 6 atti una pièce destinata solo a diventare più ricca, coinvolgente e indimenticabile. 

Serie Sony e AMC, distribuita in Italia da Netflix, è piaciuta al 93% degli utenti della piattaforma, eternamente candidata agli Emmy e Golden Globe,  e ha visto vincere ai Critics’ Choice Awards Bob Odenkirk per due anni di fila come miglior attore protagonista in una serie drammatica. 

Sono tante le cose che questa serie ci ha lasciato, così tante che mi si incastrano nella testa, ma cercherò di farle uscire un po’ per volta. 

Ho amato i dettagli della macchina da presa: dal fiore viola bagnato dalla pioggia, alla tarantola che con fare placido cammina nel deserto. Poco più in là si consumano le vicende umane o magari è già successo: con molta calma noi spettatori ne veniamo a conoscenza. Nulla avviene per caso, così come le azioni di Saul. Noi in fondo sapevamo già chi fosse, le sue apparizioni in Breaking Bad non lasciavano dubbi sulla sua personalità: un avvocato sui generis, dalla parlantina veloce, eccentrico nel vestire, al servizio di criminali e truffaldino. 

Che altro rimaneva da raccontare? Forse tutto. 

Conosciamo sempre più il passato di James, Jimmy per i più, sveglio sin da piccolo, vuoi per quel mondo di lupi pronto ad approfittare di chi è ingenuo e onesto. E lui non vuole essere sopraffatto, lui non vuole fare la fine del padre. Cresce e studia presso un’Università per corrispondenza, diventa avvocato a tutti gli effetti, con la sola differenza che il fratello non lo vedrà mai come suo pari. Il rapporto di amore e conflitto verso Chuck è fondamentale per imbastire sempre più il profilo di Jimmy: lui ha tentato di seguire le regole, di vedere cosa sarebbe successo con le azioni di un uomo rispettabile. Ma torna sempre Slippin’ Jimmy, perché lui scivola, scivola sulla società. E questo la gente non se lo dimentica. 

Anche Kim, unico baluardo che lo teneva saldo al suolo, ad un certo punto non avrà più quel ruolo. E neppure quello dell’amica, moglie, confidente, socia, complice. Lei si rende conto delle conseguenze delle proprie azioni, del male che era partito solo per gioco, mentre Jimmy no. Questo divario di pensiero porterà all’inevitabile rottura, all’autoconvincimento di Jimmy sull’essere inattaccabile, imperturbabile. Finirà per crederci, per diventare il Saul amico di tutti e di nessuno, avido fino all’eccesso. 

Ciò che non cancellerò mai dalla mia testa sarà anche la morte di Howard, così improvvisa e ingiusta. Il dettaglio del suo sguardo vitreo appare, scompare e riappare più volte, quasi a non voler chiudere per il momento quel capitolo. E ancora, il suo corpo rannicchiato nella stessa fossa del suo assassino, un vilipendio nei confronti di un uomo umiliato sia da vivo sia da morto. 

Non dimenticherò la camminata di Mike, il suo “Ecco cosa succederà” con fare pacato, lo scorcio sulla sua vita di cui avevamo bisogno. 

Non scorderò Gus che beve il Cotie Rotie del 1978, i ragazzi che studiano audiovisivo, i bussolotti del bingo, “A Dreamer’s Holiday” di Perry Como in lontananza.

Ma quel che questa serie porta avanti è anche il futuro di Saul, quel presente in bianco e nero che ci ha accompagnato sin dal primo episodio. Lui ora è Gene, si nasconde dalla legge, continua a truffare spingendosi ben oltre i limiti che un tempo si imponeva. Non riconosci più quel “fin di bene” di un tempo, non trovi quella giustificazione autoimposta, ora c’è un uomo finito che continua a fuggire dalle proprie responsabilità e colpe e non sa nemmeno lui cosa vuole.

 E poi arriviamo all’ultimo episodio. Si intitola “Saul Gone” ma io lo vorrei chiamare anche “Macchina del tempo”. Più volte nella sua vita Saul pensa a cosa sarebbe successo se le cose fossero andate diversamente, come avrebbe agito se ci fosse stata occasione di cambiare il passato. E mentre allora il fine ultimo è sempre stato il denaro, ora tutto cambia. Poiché Saul comprende che non può e non vuole più essere Saul, che avrebbe vissuto di rimpianti e che è tempo di fermarsi, tornare indietro e fare la cosa giusta. Lui è di nuovo e ancora Jimmy, lì appoggiato al muro a smezzare la sigaretta con Kim.

 

Virginia Gambatesa

Virginia Gambatesa

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Tags: Better Call Saulserie tvVirginia Gambatesa

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