Dopo 4 stagioni giunge al termine Sex Education. È difficile spiegare a parole come mi sia sentita al termine di questa serie, ma ci proverò perché tutto ciò che racconta è prezioso, da custodire gelosamente nel cuore.
La forza della serie è essere maturata stagione dopo stagione, partendo da acerbi e giovanissimi personaggi, che credono di essere consapevoli di sé e del loro ruolo nella società, fino a diventare personaggi che consapevoli lo diventano realmente. E fieri, soprattutto questo. Apparentemente nelle prime puntate sono avvolti da una sicurezza che sentiamo così lontana dalla loro età, sia sessuale sia relazionale. Gli errori derivanti dalle loro scelte non sono contemplati, i genitori non sono inclusi in questo loro personale percorso. Ed è giusto così, è l’inizio del loro viaggio. Ma tanta innocenza esplode silenziosa, i baci, il sesso, le amicizie e le rivalità la accompagnano.
Con la quarta stagione la scrittura non incespica neanche per un istante, con cura maniacale esplora ogni centimetro di pelle, minuziosamente analizza ogni angolo rimasto scoperto dei personaggi.
Il ruolo della madre
La figura genitoriale è preponderante in questa ultima stagione. Non è più quel contorno a cui eravamo abituati, ma ha un’identità ben precisa.
- Jean che non ha mai realmente compreso o accettato la sua depressione post partum. O la sua imposizione nell’essere una madre perfetta, attenta, presente, che ha a cuore i figli. Ma perfetta non si sente. Ha l’impressione sempre più concreta che tutto stia sfuggendo dalle mani: la figlia appena nata, Otis e la sua vita ormai lontana da lei, la sorella problematica con la quale ha lasciato troppe cose in sospeso. La matassa del suo cuore era troppo densa e contorta per sbrogliarsi, il suo orgoglio troppo forte, i sentimenti troppo ciechi. Ho apprezzato il dipanarsi di ogni filo del suo cuore, il venir meno a quell’orgoglio che la teneva chiusa in un bozzolo. E il suo iniziare ad ascoltare di più gli altri, accettare di essere aiutata, fermarsi un attimo per aspettare chi è rimasto indietro. E andare avanti, con ancora più forza.
- Le mamme di Jackson hanno finora sempre rappresentato la stabilità, la colonna portante della famiglia, donne sicure di sè e comprensive. Non hanno mai fatto mancare l’affetto verso il figlio ma in questa ultima stagione la fiducia del ragazzo verso di loro inizia a venir meno. Quelle loro bugie a fin di bene lo confondono, lo fanno sentire tradito proprio da chi era insospettabile. Sofia e Roz capiranno il loro errore e che in famiglia è importante condividere tutto.
- La mamma di Cal è per me la figura più drammatica di tutte. Lei così silenziosa, discreta, ha paura anche che un suo respiro o passo verso di loro possa dargli un dispiacere o fastidio. È una madre che ha da subito accettato il cambio di genere di C, ma non riesce ad avvicinarsi a loro. Non sa come comunicare i suoi sentimenti, vuole essere semplicemente una madre. Mi sono commossa nel momento in cui la distanza tra loro due è svanita e le loro mani si sono strette forti, senza bisogno di parole.
- E poi c’è Erin, la mamma che con la sua assenza si fa sentire con ancora più forza di quando era in vita. Servirà a Maeve per affrontare quel peso e dolore che l’ha accompagnata nei suoi anni migliori. Ora può essere libera di pensare a sè, al suo futuro con una maturità e forza maggiore.
Ma i padri?
Volevo parlare del personaggio di Michael Groff. Ormai in questa stagione completa la sua evoluzione già avviata nella scorsa season. Le sue debolezze non le nasconde più con l’austerità e la durezza verso un figlio che ha portato con sè i segni di un’adolescenza difficoltosa. Ora è un padre in ginocchio davanti al figlio, ora si sente di affrontare le sue paure e insicurezze dando quelle tanto attese scuse ad Adam. Quei passi indietro alla sua età non sono per nulla scontati o facili.
Sex Education: il senso
Sex Education è quindi esternazione delle proprie debolezze, dei propri dubbi e l’importanza della comunicazione. E c’è un valzer tra il mostrarsi nudi da fuori e rimanere vestiti da dentro. Perché la paura più grande è scoprire il nostro vero essere e mostrarci fragili o imperfetti davanti alle persone.
Ed è così dannatamente difficile superare queste insicurezze; avere qualcuno che ci guidi in questo è prezioso e importante. In questa serie tutti in fondo si danno forza l’un l’altro, rendendo la storia surreale e lontana da ciò che spesso accade nella vita di tutti i giorni. Ma è di grande insegnamento per i giovani.
Io ancora ripenso allo sguardo di Eric di fronte alla sua comunità in chiesa, dopo che si rende conto di quanto ancora solo sia e non compreso.
Ancora ripenso alle sue lacrime, tripudio di dolori accumulati da troppi anni ormai; mi hanno guardato dentro e io stessa ho pianto perché ho provato in quell’attimo ciò che il suo cuore ha sempre dovuto patire. Ma le sue lacrime saranno anche di gioia, preziose lacrime dedicate a persone a lui care, come Otis (anche non se capirà mai realmente come si sentirà) o la famiglia.
Sex Education è non avere paura di dire la propria se c’è qualcosa che non rispetta la nostra persona, le nostre disabilità.
È l’affrontare un trauma: perdita di un genitore, un abuso, un rifiuto. È il riconoscere quando arriva il momento di mollare la presa da qualcosa o qualcuno che ci fa male. È iniziare con coraggio un nuovo percorso, avendo fiducia nelle proprie capacità.
Come Otis verso Maeve, preferisco rimanere ad occhi chiusi per non accorgermi che la serie sia giunta al termine.