Quando ho sentito parlare dell’uscita di The Mandalorian non avevo grandi aspettative: o meglio le mie aspettative si alzano automaticamente, a mo’ di riflesso pavloviano, ogni volta che c’è di mezzo Star Wars, ma l’ultima trilogia mi ha insegnato a ridimensionarle in fretta. Quindi mi sono approcciata, ma senza grandi pretese.
La serie è composta da otto episodi di durata media 40 minuti, ma su Disney+ Italia ne sono disponibili al momento 5, i rimanenti usciranno di settimana in settimana.
Prima di tutto, è bene chiarire che se guardate questa serie solo perché siete fan della saga degli Skywalker o appassionati di cavalieri Jedi siete fuori strada e potete risparmiarvi la visione (almeno per quanto visto fin qua); è vero che temporalmente la serie si inserisce tra la fine della seconda trilogia e la l’inizio della terza, ma non va a coprire il buco narrativo che vi intercorre. Se invece vi ha sempre incuriosito il vasto universo di Lucas e della galassia lontana lontana, allora penso che dovreste dare a questa serie un’opportunità. Il tutto ruota attorno alla figura cardine del Mandaloriano del titolo. Per chi non lo sapesse, i mandaloriani sono gli abitanti del pianeta Mandalore, a metà strada tra Sparta e un ordine di monaci guerrieri, che già si erano intravisti nell’universo di Guerre Stellari con il cacciatore di taglie Boba Fett (quello che per intenderci consegnò Han Solo a Jabba the Hutt). Ogni episodio è auto-conclusivo, ma c’è anche una trama orizzontale che li lega tutti, strettamente correlata al protagonista. Detto questo la saga è fortemente consigliata per chi si gode le narrazioni lente e apprezza un prodotto che è principalmente visivo e improntato a un uso magistrale del CGI. Pochi dialoghi, lunghi silenzi scenici. Meno consigliato a chi si aspetta una serie rapida e ricca di azione o a chi appunto, sperava in duelli con spade laser e/o garelli in astronave. Con questo non voglio dire che l’azione non c’è, ma cum grano salis.
Un suggerimento speciale e non scontato va poi agli amanti del western vecchia maniera. Va bene, cambia l’ambientazione e le pistole sparano raggi laser anziché piombo, ma se siete disposti a passarci sopra, poco conta. I richiami al genere sono fortissimi e l’atmosfera in certi episodi è molto più da John Wayne che da Morte Nera. L’eroe è solitario, taciturno e gli aiutanti che incontra sono spalle per le sue azioni eroiche, non veri e propri personaggi secondari.
Di lui intravediamo i conflitti interiori come in filigrana, ma la sua forza è l’aura di mistero che se gli venisse tolta farebbe crollare il castello di carte, lasciandoci con un certo retrogusto di scontento.
A questo riguardo, non penso che sia un caso che la produzione sia stata affidata a Jon Favreau, che già si era cimentato in strani incroci di genere nel 2011 con il “senzainfamiasenzalode” Cowboys & Aliens.
L’unico punto di contatto che mi sento di menzionare per gli appassionati della saga madre è la figura del Bambino (il Baby-Yoda in cui vi sarete sicuramente imbattuti in rete) che potrebbe portare, con questa o la prossima stagione, all’inserimento del tassello Mandalorian nel grande mosaico della saga di Guerre Stellari.
A me The Mandalorian sta tutto sommato piacendo (seguo la programmazione di Disney+ e quindi sono ferma al 5 episodio) ma sento come doveroso dire che ci mette un po’ a ingranare, se decidete di iniziarlo, pazientate. Ah, non aspettatevi musichette iconiche e “Tanto tempo fa…”, rimarreste delusi.
Non mi è mai piaciuto Star Wars, anzi ad essere sincero io parteggiavo per l’Impero e il personaggio che preferivo era Dart Fenner