Si può rileggere Pier Paolo Pasolini a destra senza sorprendere nessuno, benpensanti o eretici che siano? La risposta è sì. La pubblicazione della ristampa di Scritti corsari per la Garzanti (pag. 248, € 16,60) permette di constatare l’attualità delle riflessioni del poliedrico artista romano.
L’omologazione giovanile, il potere della televisione sulla cultura di massa del paese, l’aborto come sfizio consumistico, la deriva edonistica dei rapporti sociali sono alcuni dei temi che P. aveva sviscerato sulle pagine del Corriere della sera, con articoli pungenti dal 1973 al 1975, insieme a pulsioni reazionarie e, forse un po’ scontate, contro i capelloni.
A destra l’attenzione per PPP non è cosa nuova. Nel 1988 la federazione romana del Msi organizzò una serie di incontri sul regista. Titolo? “Ripensare Pasolini… scandalosamente”. Il ricordo di quella iniziativa culturale, che creò un positivo controcircuito nella destra e fu oggetto di dibattito sulla grande stampa, è affidato alle ricostruzioni dei protagonisti. Racconta lo storico Adalberto Baldoni, ai tempi cronista politico del Secolo d’Italia: “Il 3 dicembre organizzammo una tavola rotonda su Pasolini nella sezione di Acca Larenzia. Il nostro obbiettivo era confrontarci con un autore scomodo per la sinistra, che spiazzava tanto i borghesi con fascinazioni nazionalpopolari”. “Volevamo dire la nostra anche su autori non della nostra parte politica – rincara Lodovico Pace, allora responsabile culturale del coordinamento missino romano, e tra gli organizzatori insieme a Teodoro Buontempo – perché ci ritrovavamo nella denuncia pasoliniana del conformismo, malattia delle nuove generazioni di italiani”.
Oltre al convegno nella sezione del Tuscolano, il Msi replicò l’evento con la proiezione nella Trieste Salario del film “La Rabbia”, diretto a quattro mani da PPP e Giovannino Guareschi nel 1963, opera boicottata dall’establishment culturale. Riguardo questa pellicola, Pasolini nel settembre 1962 su Vie Nuove la inquadrò storicamente nella quiete dell’Italia democristiana. “Cos’è successo nel mondo, dopo la guerra e il dopoguerra? – scrive – La normalità. Già, la normalità. Nello stato di normalità non ci si guarda intorno: tutto, intorno si presenta come “normale”, privo della eccitazione e dell’emozione degli anni di emergenza. L’uomo tende ad addormentarsi nella propria normalità, si dimentica di riflettersi, perde l’abitudine di giudicarsi, non sa più chiedersi chi è. È allora che va creato, artificialmente, lo stato di emergenza: a crearlo ci pensano i poeti. I poeti, questi eterni indignati, questi campioni della rabbia intellettuale, della furia filosofica. Ci sono stati degli avvenimenti che hanno segnato la fine del dopoguerra: mettiamo, per l’Italia, la morte di De Gasperi. La rabbia comincia lì, con quei grossi, grigi funerali. Lo statista antifascista e ricostruttore è “scomparso”: l’Italia si adegua nel lutto della scomparsa, e si prepara, appunto, a ritrovare la normalità dei tempi di pace, di vera, immemore pace. Qualcuno, il poeta, invece, si rifiuta a questo adattamento”. Si ritrova in queste pagine il fascino indiscreto che animava l’irrequieto Pierre Drieu La Rochelle, quando indicava la missione dell’intellettuale nell’andare oltre, dove non c’è nessuno, a esplorare strade impervie rispetto ai rassicuranti orizzonti dei benpensanti. “Anche il segretario nazionale del partito, Gianfranco Fini approvò l’iniziativa che segnava un momento di forte rilancio di immagine e proposta – analizza Baldoni – rompendo schemi precostituiti e soprattutto l’accerchiamento dell’arco costituzionale. La visita di Fini ai campi immigrati di Colle Oppio, insieme foto in prima pagina sul Secolo d’Italia con in braccio una piccola negretta, indicano la direzione culturale del movimento. Sulle colonne del giornale del partito la polemica divise redattori e dirigenti, a favore della rilettura critica di P. si schierarono anche Gennaro Malgieri e Giano Accame”.
Anche negli anni ’70 a destra, pur con le difficoltà che gli steccati della guerra civile a bassa intensità, ci fu chi fece proprie le tesi pasoliniane. “A novembre del ’74 lo scrittore romano sul Corriere della sera prese posizione sul tema rovente delle stragi che avevano insanguinato l’Italia – ricostruisce ancora Baldoni – e nel Msi coraggiosamente Beppe Niccolai riprese la polemica forte sul ruolo dello stato in queste dinamiche, nella strategia della tensione, per chiedere verità su pagine oscure della storia patria”. “Io so i nomi – scrive nell’invettiva sul quotidiano milanese Pasolini – che hanno gestito le due differenti, anzi, opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969) e una seconda antifascista (Brescia e Bologna 1974)”. E sempre nel gennaio 1975, sul numero 2 del La voce della fogna, si ritrovano echi degli Scritti corsari: “E il suo grido di disperazione (di Pasolini n.d.r.) sulle pagine del benpensante Corriere, non è – scriveva un redattore della più diffusa rivista underground della destra giovanile – che il rantolo di una moribonda speranza di una sinistra che, citando Marx e sognando il Paradiso, aveva creduto davvero di illudere e di farsi illudere che un suo successo avrebbe risolto tutto”.
La morte dell’artista romano nel 1975 spesso viene associata a un complotto ordito da ambienti di estrema destra. Baldoni non ci sta e replica: “Negli ultimi tempi anche Walter Veltroni e Gianni Borgna hanno dato credito a questa ipotesi campata in aria – conclude – perché se c’era qualcuno in difficoltà per la libertà culturale di P. non era certo la destra. Ma il partito comunista. E proprio in quella direzione si dovrebbe guardare per dipanare certi misteri”. (dal Secolo d’Italia 2007)
Pier Paolo Pasolini , Augusto del Noce e Julius Evola , ognuno dal suo punto di vista , con “originarie” e “originali” differenze di pensiero … ;
Tutti e tre hanno saputo anticipare e profetizzare già negli anni 60/70′ il baratro sociale/culturale/antropologico in cui saremmo tutti precipitati nei decenni successivi …
Tre pensatori/anticipatori quasi profetici , lungimiranti, intuitivi, personalità potenti fuori dal coro benpensante
delle mediocrità intellettuale ” occidentale” di destra e di sinistra, affetta e infetta di ” pensiero debole” …
Un grazie anche a loro se oggi riusciamo ancora ad avere lucidità e percezione, se riusciamo ancora ad individuare e combattere ” IL NEMICO PRINCIPALE ” …
Pasolini, un intellettuale scomodo, fuori dagli schemi, degno di attenzione, che anticipò o agitò temi come il consumismo, la vischiosità del potere, la nostalgia per il mondo contadino, che fanno parte d’una cultura anticonformista. All’ineccepibile e bel ritratto di Michele De Feudis aggiungo che anche Pino Tosca dedicò a Pasolini un numero speciale del bollettino ADSUM del 7 dicembre 1997 in cui faceva il bilancio dell’opera e del pensiero di questo intellettuale.
SALUTO e AUGURIO
È quasi sicuro che questa
è la mia ultima poesia in friulano:
e voglio parlare a un fascista,
prima che io, o lui, siamo troppo lontani.
È un fascista giovane,
avrà ventuno, ventidue anni:
è nato in un paese
ed è andato a scuola in città.
È alto, con gli occhiali, il vestito
grigio, i capelli corti:
quando comincia a parlarmi,
penso che non sappia niente di politica
e che cerchi solo di difendere il latino
e il greco contro di me; non sapendo
quanto io ami il latino, il greco – e i capelli corti.
Lo guardo, è alto e grigio come un alpino.
“Vieni qua, vieni qua, Fedro.
Ascolta. Voglio farti un discorso
che sembra un testamento.
Ma ricordati, io non mi faccio illusioni
su di te: io so, io so bene,
che tu non hai, e non vuoi averlo,
un cuore libero, e non puoi essere sincero:
ma anche se sei un morto, io ti parlerò.
Difendi i paletti di gelso, di ontano,
in nome degli Dei, greci o cinesi.
Muori d’amore per le vigne.
Per i fichi negli orti. I ceppi, gli stecchi.
Per il capo tosato dei tuoi compagni.
Difendi i campi tra il paese
e la campagna, con le loro pannocchie
abbandonate. Difendi il prato
tra l’ultima casa del paese e la roggia.
I casali assomigliano a Chiese:
godi di questa idea, tienla nel cuore.
La confidenza col sole e con la pioggia,
lo sai, è sapienza sacra.
Difendi, conserva, prega! La Repubblica
è dentro, nel corpo della madre.
I padri hanno cercato e tornato a cercar
di qua e di là, nascendo, morendo,
cambiando: ma son tutte cose del passato.
Oggi: difendere, conservare, pregare. Taci!
Che la tua camicia non sia
nera, e neanche bruna. Taci! che sia
una camicia grigia. La camicia del sonno.
Odia quelli che vogliono svegliarsi,
e dimenticarsi delle Pasque…
Dunque, ragazzo dai calzetti di morto,
ti ho detto ciò che vogliono gli Dei
dei campi. Là dove sei nato.
Là dove da bambino hai imparato
i loro Comandamenti. Ma in Città?
Là Cristo non basta.
Occorre la Chiesa: ma che sia
moderna. E occorrono i poveri
Tu difendi, conserva, prega:
ma ama i poveri: ama la loro diversità.
Ama la loro voglia di vivere soli
nel loro mondo, tra prati e palazzi
dove non arrivi la parola
del nostro mondo; ama il confine
che hanno segnato tra noi e loro;
ama il loro dialetto inventato ogni mattina,
per non farsi capire; per non condividere
con nessuno la loro allegria.
Ama il sole di città e la miseria
dei ladri; ama la carne della mamma nel figlio
Dentro il nostro mondo, dì
di non essere borghese, ma un santo
o un soldato: un santo senza ignoranza,
o un soldato senza violenza.
Porta con mani di santo o soldato
l’intimità col Re, Destra divina
che è dentro di noi, nel sonno.
Credi nel borghese cieco di onestà,
anche se è un’illusione: perché
anche i padroni hanno
i loro padroni, e sono figli di padri
che stanno da qualche parte nel mondo.
È sufficiente che solo il sentimento
della vita sia per tutti uguale:
il resto non importa, giovane con in mano
il Libro senza la Parola.
Hic desinit cantus. Prenditi
tu, sulle spalle, questo fardello.
Io non posso: nessuno ne capirebbe
lo scandalo. Un vecchio ha rispetto
del giudizio del mondo: anche
se non gliene importa niente. E ha rispetto
di ciò che egli è nel mondo. Deve
difendere i suoi nervi, indeboliti,
e stare al gioco a cui non è mai stato.
Prenditi tu questo peso, ragazzo che mi odii:
portalo tu. Risplende nel cuore. E io camminerò
leggero, andando avanti, scegliendo per sempre
la vita, la gioventù.
Pier Paolo Pasolini
https://www.doppiozero.com/materiali/ppp/saluto-e-augurio
Sottoscrivo i commenti di Catilina e Sandro. Gli “scritti corsari” sono ancora attuali e fondamentali, così come è fondamentale la lettura di “Petrolio”, forse uno fra i tanti motivi della sua morte, perchè chi ha ucciso Pasolini non sono ne fascisti ne comunisti, ma gli stessi che Pasolini denunciava nel novembre del 1974 dicendo:”io so”…
Sì è dimenticato i cetrioli ed i lombrichi della terra.Quelli senza,dal cantuccino comodo, accogliente,
lussurieggiante, necessariamente accattivante,culturalmente forviante,crepuscolarmente sussultante rumorosamente esitante sempre più in lontananza..
L’esempio più significativo della televisione omologatrice è stato quel Silvio Berlusconi che è stato il vettore principale della penetrazione dell’American way of life’. Berlusconi che venne accolto come un salvatore della patria dai missini e non solo (vedi il sig. Gabriele Adinolfi per esempio).Purtroppo più si va avanti e si vede che quella missina (al netto dei militanti che si fecero galera e ospedale) è stata una triste e mediocre vicenda.Quanto a Pasolini anche lui era poco coerente nelle sue intemerate anticonsumiste ; molto meglio Bianciardi.
Dal punto di vista squisitamente letterario l’ex combattente repubblicano Giosè Rimanelli ( critico letterario e autore di Tiro al piccione) definì l’opera di Pasolini (sul finire egli anni 50) ‘secrezione rettale’. Direi che sono molto belle le poesie in friulano (stupenda Saluto e augurio postata da Stefano), il resto dell’opera (sia letteraria sia cinematografica) a mio modesto parere non è niente di eccezionale. Per quanto riguarda l’omicidio, il cugino Nadalini disse a persone di mia conoscenza che non c’era nessuna trama e nessun mistero, fu solo la faziosità tipica di quegli anni (e la Fallaci ne fu protagonista)a a creare un ‘ennesima vittima dei fascisti.
Gallarò. Concordo.
Lo ha detto miocuggino.
Gallarò concordo sul berlusconismo e sull’abbaglio preso da molti post-missini e dintorni, e condivido l’apprezzamento per Bianciardi, “La vita agra” fu una delle mie letture preferite in adolescenza ed ancora oggi ho stima sia per il personaggio che per l’ottima penna, però parliamoci chiaro, era appunto un ottimo scrittore che se non fosse stato alcolista cronico avrebbe magari anche lasciato di più, però non fu a mo avviso di certo un intellettuale in grado di offrire spunti di riflessione di importanza pari a quelli offerti dagli autori a cui per esempio accennava Catilina. Sul tuo giudizio generale su Pasolini quindi non posso affatto concordare, forse solo sui romanzi riesco a venirti incontro sul fatto che non siano niente di eccezionale, ma come ho già detto sia gli “scritti corsari” che “Petrolio” sono opere di una lucidità e preveggenza incredibile ancora oggi, con una capacità di cogliere contraddizioni e nervi scoperti della società del consumo in ogni aspetto, dal costume alla morale alla spiritualità evidenziando nelle prese di posizione pasoliniane una sorprendente convergenza con autori considerati “anti-moderni” come Junger, Del Noce, Pound, Spirito etc etc Sulle poesie,semplicemente ritengo Pasolini uno dei migliori poeti del secondo 900 italiano, in particolare per le opere in friulano,su questo convergo col tuo parere… Sulla filmografia, da discreto cinefilo quale mi ritengo, giudico Pasolini fra i migliori registi italiani in assoluto,dai primi film a carattere neo-realista come Accattone, Mamma Roma, l’episodio “la Ricotta” etc fino alla Trilogia della Vita passando per il Vangelo secondo Matteo, Teorema, Edipo Re, Medea ed arrivando al decisivo Salò per me sono tutti film molto al di sopra della media ed alcuni li ritengo tranquillamente dei capolavori, basandomi sul gusto personale, sui temi sociali affrontati, sugli spunti simbolici e mitici che ne fanno un autore assolutamente interno ad una archetipica heimat “mediterranea”… non credo quindi si possa affermare che Pasolini sia stato un regista mediocre o normale, anzi per me l’eccezionalità dei suoi film è forse la più evidente di tutta la sua produzione intellettuale che comunque sia, al di là dei giudizi personali che ognuno ha diritto di avere, ha toccato così tanti campi usando così tante forme espressive da non potersi considerare come trascurabile e da richiedere almeno un confronto con essa senza pregiudizi, e penso sia questo il vero punto della questione che anche l’articolo mette in evidenza, la necessità del confronto con quest’autore.
Un ultima postilla, consiglio a chi non l’avesse già fatto la lettura del ritratto di Pasolini fatta da Marcello Veneziani nel suo libro “Imperdonabili: Cento ritratti di maestri sconvenienti” che in maniera perfetta secondo me coglie l’essenza del più profondo Pasolini…
“Io sono una forza del passato… solo nella Tradizione è il mio amore. Vengo dai ruderi, dalle chiese,dalle pale d’altare, dai borghi dimenticati”. Dalla poesia “Un solo rudere”.
Pasolini fu un personaggio assai controverso, poiché era comunista ma contestava il PCI, e perciò era più odiato a sinistra che a destra, malgrado lui si dichiarasse da sempre il suo essere antifascista. Farne un elogio da destra mi pare comunque inopportuno. Per quel che mi riguarda era un comunista, o meglio ancora marxista, quindi faccio fatica a tesserne le lodi. L’unica cosa che apprezzo di lui é stata la posizione espressa contro l’aborto in un articolo pubblicato sul Corriere della Sera nel 1975.
Pasolini non era benvisto dal Pci , o almeno dai suoi intellettuali organici. il teppista che da missino diventa comunista (Una vita violenta), era considerata un’eresia dai moralisti del Pci.
Werner se è per questo non fu solo contro l’aborto, contestò praticamente tutto il ’68, dai capelloni alla presunta liberazione sessuale, dalla droga alla critica all’istituzione familiare, dall’urbanesimo alla perdita del sacro nella società, fu più reazionario di tanti conservatori(e infatti si definiva “uno sgraziato reazionario”) considerando lucidamente quei cambiamenti come una “rivoluzione interna al capitalismo” che passava dalla fase patriarcale, autoritaria e borghese ad una fase femminea, permissiva e post-borghese in quanto non aveva più alcun bisogno di conservare nulla ma di distruggere ogni residuo di tradizione che intralciava l’avanzare del nichilismo edonista adatto alla società del capitalismo assoluto… Pasolini come è noto chiamò questo processo sociale “mutazione antropologica” e mai termine fu più adatto di questo a descrivere il cambiamento della società messo in moto dal ’68… Certo è vero fu comunista, ma un comunista eretico, rurale ed antimoderno,”populista” e conservatore,iconoclasta ma religioso, inviso a buona parte del PCI da cui infatti fu espulso. Edoardo Sanguineti(Gruppo 63) lo giudicò come “il rappresentante tipico dell’anticapitalismo reazionario,cattolico e romantico”, ricordo anche che Pasolini dopo l’espulsione dal PCI scrisse per vari giornale considerati di estrema destra e cattolici senza dimenticare la collaborazione con Giovannino Guareschi che indignò i kompagni… Insomma secondo P.P.P :”lunica contestazione globale del presente è il passato”, questo quindi il vero scandalo di Pasolini, questo ciò che di lui non fu mai digerito, il suo amore per la Tradizione, il suo essere così inattuale e intollerante verso i “valori nuovi” che per lui erano testualmente “la vittoria del male”…
Stefano. Lui contribuì, e pure molto, alla caduta dei valori tradizionali, con la sua vita scandalosa (al di là di comunismo e marxismo) e con alcuni film che a mio modesto giudizio erano una vera schifezza, un insulto al buon gusto. L’ho sempre detestato.
Pasolini , non capisco cosa lo spinse a iscriversi al Pci, era un cattolico reazionario ; infatti la bellissima Saluto e augurio esprime tutto il suo amore per le tradizioni distrutte dal boom economico. Fu comunque molto incoerente ; era anche un grande ammiratore di Ezra Pound (li univa l’amore per la civiltà contadina.Per quanto riguarda i rapporti tra i missini e Pasolini , si limitavano ai chilogrammi di finocchi che costoro gli lanciavano di tanto in tanto per contestarlo.
L’amore per la civiltà contadina è un po’ come l’amore del don Chisciotte per l’antica cavalleria. Qualcosa di bello (almeno nella rivisitazione nostalgica) ma tramontato: che non si può neppure tramandare, al di là di qualche canzone e danza folkloristica. Ci fu un interessante dibattito in epoca fascista su ‘strapaese’, a partire, credo, da ‘Il trastullo di strapaese’ di Mino Maccari, 1928. Maccari, senese sanguigno e beffardo pensava, e lo scriveva su “Il Selvaggio”, che lo squadrismo non doveva smobilitarsi prima di aver annientato completamente il vecchio Stato borghese per costruire un nuovo tipo d’italiano, in antitesi con quello dell’Italia liberale. Maccari si renderà conto presto che il terreno politico era impercorribile per il fascismo intransigente, a causa della normalizzazione voluta dal pragmatico Mussolini. Così il Selvaggio e ‘strapaese’ rimarranno riferimenti culturali, non politici. Cento anni dopo ha ancor meno senso riparlare di ‘civiltà contadina’. Gli italiani si son quasi tutti ‘inurbati’ ed hanno acquisito una nuova mentalità, nuovi parametri di esistenza e progettualità, nuovi orizzonti, buoni o cattivi che siano.
Io mi ritengo tradizionalista, sia in senso reazionario e politico, sia in senso “culturale”, come critica generale alla modernità, ma Pasolini non mi ha mai convinto. Né come artista, né (tantomeno) come uomo. Detto questo, Accattone e Mamma Roma sono due ottimi film.
Gallarò sono daccordo con quest’ultimo tuo intervento, che Pasolini vivesse una contraddizione è evidente, credo che del comunismo amasse proprio tutto ciò che di “sinistra” non era e che infatti la “sinistra” ha tranquillamente abbandonato, si iscrisse al PCI perchè lo vedeva in modo idealizzato proprio come l’ultimo possibile difensore della civiltà rurale e del mondo anti-borghese ed anti-occidentale, se vogliamo un pò nella stessa ottica di alcuni “fascisti di sinistra” come quelli che gravitarono intorno alla rivista “Il Pensiero Nazionale” di Stanis Ruinas, pur con un impostazione chiaramente molto differente oppure si potrebbe anche parlare di coloro i quali apprezzavano il maoismo vedendolo come una rivoluzione contadina e tradizionalista perfettamente aderente alla millenaria tradizione cinese, da Ugo Spirito a Curzio Malaparte a “Lotta di popolo” etc… Tra l’altro come riporta anche Veneziani la critica che Pasolini porta al Fascismo non è quella di essere il braccio della Reazione, ma al contrario di aver distrutto i valori tradizionali, stessa accusa che poi muove alla stessa sinistra infatti rea di proseguire in modo ancora più devastante nella stessa direzione facendo un favore al nemico che diceva di voler combattere. Sempre Veneziani riporta che che il primo articolo di Pasolini del 1942 “è il resoconto di un giovane fascista di un viaggio dei Guf, gli universitari in camicia nera,nella Germania nazista, per incontrare in piena guerra camerati tedeschi e spagnoli a Weimar. I primi scritti, poi raccolti nei “Saggi sulla politica e la società” sono d’intonazione patriottica, con elogi al Fascismo, a Bottai e all’idea nazionalista del primato spirituale italiano.” Non dimentichiamo poi che Pasolini fu espulso dal PCI già nel 1949 e che suo fratello fu ucciso da partigiani titini. Infine sull’MSI è evidente Gallarò che nessun i missini di allora non avevano nessuna simpatia per Pasolini,vuoi per il settarismo ideologico che imperversava, vuoi per il personaggio, vuoi per l’angolo di visuale ancora troppo ravvicinato per capire bene il discorso pasoliniano, però poi fu riscoperto all’inizio da quel circuito movimentista che ruotava intorno ai campi hobbit, più o meno da quegli anni credo iniziò qualche sparuta lettura di Pasolini, poi dalla “nuova destra” e pian piano anche all’interno della “destra” missina e post-missina si è iniziato a leggere…
Felice in effetti è corretta l’analogia con il movimento Strapaese,ci sono evidenti somiglianze, anche se ovviamente non condivido il punto di vista sul fatto che non abbia senso oggi parlare di certi temi, anzi ritengo che oggi ne abbia più di ieri per svariati motivi anche pensando al futuro, comunque Strapaese ha avuto la sua influenza e la sua importanza e ce l’ha tuttora avendo ispirato molte critiche alla tecnocrazia attuale anche all’estero, poi l’importanza di personaggi come Longanesi e Maccari mi pare incontestabile, certamente più culturale che politica questo è vero.
Maccari poi era un esempio familiare di piccola borghesia urbana. Il suo orizzonte era quello, non di una favoleggiata civiltà contadina. Quando avevo 15 anni anch’io mi sentii in un momento innamorato delle sopravvivenze della ‘civiltà contadina’. Feci un piccolo ed ingenuo esperimento. Tutti i miei interlocutori non sapevano, ovviamente, che cosa fosse la civiltà contadina (loro erano rimasti contadini, e basta) ma sapevano benissimo che il loro mondo era finito e speravano che ai figli (a volte già 40enni e non sposati, perchè nessuna ragazza si voleva più sposare con un contadino) e forse nipoti si schiudesse un avvenire migliore. Quello che arrivò poi, in parte, con i fondi CEE per l’agricoltura…
@Stefano
In un certo senso la critica pasoliniana al Sessantotto ha una sua coerenza, perché tale rivoluzione fu funzionale al capitalismo a cui PPP era avverso, nonostante i movimenti (pseudo)culturali dell’epoca che lo fecero erano riconducibili alla sinistra. I protagonisti della contestazione sessantottina, che oggi per buona parte sono ultra70enni, erano sì a maggioranza di sinistra, ma al contempo utili idioti del capitalismo selvaggio e internazionale, di cui oggi infatti sono più espressione i partiti lliberalprogressisti di sinistra piuttosto che quelli liberali di destra.
Werner. I sessantottini li ho frequentati a 20 anni, pur controvoglia. A tutto pensavano fuorchè all’economia. In cima ai pensieri una voglia matta di sesso, dopo secoli di oscurantismo sessuofobo cattolico, poi minchiate anarco-maoiste in quantità e tanta voglia di goliardico casino alla “Proibito Proibire”…Non immaginiamo minchiate.
@Guidobono
Quello che scrivi é verissimo e non ho alcuna ragione per scrivere il contrario. Quella a cui ti riferisci tu però é la base militante formata da masse di cerebrolesi che si sono fatti abbindolare dal movimento, i cui capi organizzatori invece agivano per conto del capitale internazionale e selvaggio, quello che non vuole limiti alla sua azione. Non é un caso che nelle plutocrazie come la nostra, dove il capitale domina la politica, l’anarchia sessuale é permessa e diffusa. Il liberismo non ammette nessun limite imposto dalla legge, tantomeno di natura morale, e al “nasci, riproduci e muori” viene sostituito il “produci, consuma e crepa”. Senza il Sessantotto, che ha trasformato radicalmente la nostra società rendendola nichilista e decadente, tutto questo non sarebbe stato possibile. We
Purtroppo ha ragione Gudibono, io ho avuto al fortuna di vivere gli ultimi scampoli della civiltà contadina, in cui sopravvivano antichissimi riti pagani (il Vischio nella stalla, il Falò) , gente forte , una fortissima solidarietà; ma si viveva (parlo dei miei nonni ancora a fine anni 70) in case senza servizi igienici, senza riscaldamento, muri a secco,senza automobile,le vacanze erano un miraggio; oggi nessuno vivrebbe così. Strapaese è stato l’unico movimento culturale autenticamente fascista; purtroppo Mussolini non capì l’importanza del mondo contadino che rimase appannaggio dei preti.La distruzione della cultura italiana ha origini ben più antiche del 68; Comisso la accusa la saluta nella penisola delle Jeep americane, Bianciardi accusò il boom economico(l’Italia entro vent’anni sarà tutta come Milano).
Felice quella promiscuità sessuale di cui parli, e lo dico assolutamente senza nessuna valenza moralista che per me non ha quasi nessun valore, ha in realtà allentato ogni tensione sessuale presente nella società, quindi invece di “liberare” ha semplicemente annullato, ed oggi si vedono i risultati nell’asessualità dilagante, Evola scrisse pagine memorabili su questo oggi confermate per esempio da un Houellebecq, ed infatti basti vedere che nelle società dove la promiscuità non è ancora allo stato avanzato come nell’Islam in realtà la tensione sessuale è molto maggiore che nella società occidentale o occidentalizzata, insomma meno c’è polarizzazione sessuale e più diminuisce il sesso. Come in ogni cosa l’assenza di una forma, di un limite, porta solo a perversioni e mostruosità come quelle odierne e come contraltare in opposizione a ciò cresce un becero moralismo che non ha nulla a che fare con una sana critica di queste forme deviate, nelle società pre-moderne non vi era ne l’uno ne l’altro e ogni cosa aveva il suo posto. Confermo quello che dice Gallarò, la penso allo stesso modo, ed a proposito d Bianciardi aveva sicuramente ragione e la stessa cosa infatti dice lo stesso Pasolini(“la nuova preistoria”) come anche altri, ma per rispondere anche a Felice è possibile tornare indietro? Assolutamente no! però queste istanze sono possibilità sempre presenti all’interno della storia, e non parlo appunto di tornare ad un mondo primitivo o ad un passato recente che in realtà significa solo un ritorno ad una modernità un pò meno moderna, oggi la stessa modernità è superata dalla post-modernità, ma il senso profondo di quelle realtà tradizionali, di quei riti, di quel tipo di civiltà sono una potenzialità che può sempre attualizzarsi come adattamento alle forme presenti pur senza cambiare nella sostanza, cambieranno le forme, cambieranno i luoghi ma fondamentalmente il ritorno del Sacro(inteso anche come sacralizzazione della vita fin dalle più piccole azioni) prima o dopo ritornerà perchè semplicemente l’uomo non può farne a meno, ed infatti cosa sono oggi le feste laiche, le ricorrenze democratiche, le ritualità delle mode giovanili etc se non delle contraffazioni, dei surrogati di tutto ciò che è venuto a mancare? Per questo il discorso non solo è attuale, ma futuribile in ogni senso. p.s. Felice è chiaro che i sessantottini non pensavano all’economia ma ad altro, ma il fatto di non essere consapevoli di che funzione svolgevano non significa che non l’avessero, che la “liberazione sessuale”, l’ideologia del “godimento”, l’edonismo fine a se stesso etc siano stati elementi funzionali al capitalismo avanzato(non intendo solo a livello economico ma come ideologia totalizzante) è innegabile , ed è proprio questa l’analisi di Pasolini ed altri, il 68 è stata solo una tappa, ma una tappa fondamentale negli ultimi 100 anni, prima ce ne erano state altre ma non per questo l’importanza in negativo del 68 può essere messa in discussione, al di là poi di alcune buone ragioni che comunque c’erano alla base di quella contestazione… che però ricordiamolo sempre è una contestazione più che altro borghese, “urbana” e cittadina non a caso, nelle provincie e nelle campagne non si sapeva nemmeno cosa fosse e per esperienza personale posso dire che se ne fregavano e continuavano a vivere come sempre, poi furono le esigenze di natura economica a cambiare quel mondo assieme all’invasione della tecnica e dei media che uniformarono la campagna e la provincia con i modelli urbani di modernità e con le “magnifiche sorti e progressive” a cui poi è seguita la disillusione post-moderna che viviamo e che infatti presenta delle fratture e delle possibilità al suo interno, si è passati dal mondo solido del materialismo otto-novecentesco, alla “società liquida” ultra moderna ed adesso c’è un nuovo passaggio di stato, un passaggio allo stato “gassoso” in cui tutto evapora, il mondo digitalizzato ne è la forma,la volatilizzazione della società è ciò che viviamo e che potrebbe ben presto portare ad un superamento anche della modernità che conoscevamo fino a ieri.
Ma no, Stefano. Non concettualizziamo troppo e non leggiamo il prima alla luce del dopo. Troppo comodo e poco significativo. Senza Pasolini tutto sarebbe andato esattamente come andò. Continuo a conservare la massima antipatia per la persona, lo scrittore, il regista. Poi, fate voi, alla perpertua ricerca di ‘padri nobili’ per una supposta ‘destra tradizionalista’ nella peggior sinistra comunistoide, liberticida, drogata, culattona e via dicendo…
Werner. ‘I capi organizzatori invece agivano per conto del capitale internazionale’, ma che stupidata è questa, scusami, senza offesa? A Torino i Viale e Bobbio (figlio) agivano per conto del capitale internazionale? Non diciamo scempiaggini, non stabiliamo relazioni che non hanno nulla né di verificabile, né di logico, né di causale. Basta con i deliri verbali! Salutoni.
Che il 68 abbia una matrice americana è fuori di dubbio (un filoamerikano come Caradonna disse che era opera della Cia); il fermento però durava già da diversi anni,il boom economico creò una categoria che prima non esisteva: il giovane. Fino agli anni 60 a 15-16 anni eri un ometto , dovevi contribuire in una maniera o nell’ altra al mantenimento della famiglia; era per questo che molti si sposavano giovani.Il figlio dell’ex autista di Romualdi per fare un esempio, a 17 anni aveva già un lavoro che gli permetteva di vivere più che bene si sposò e in pochi anni ebbe tre figli; fu travolto dall’onda , si buttò nell’eroina , fu rinnegato dalla famiglia , è morto 5 anni fa dopo 35 anni di tossicodipendenza. Gli anni 60 furono un passaggio epocale, il benessere improvviso, su un popolo che per secoli aveva sofferto la fame, ebbe effetti devastanti.
Esatto Gallarò, e ce ne sono tantissime di storie simili… Poi che il 68 sia stato teleguidato è storia ormai, a questo proposito ottimo il libro di Danilo Fabbroni “Il Sessantotto. Magie, veleni & incantesimi Spa”, ma poi lo si sapeva benissimo già dall’inizio, si pensi a personaggi come Timothy Leary tanto per citarne uno, agente CIA e padre putativo della cultura degli allucinogeni, e come lui tante altre marionette dei movimenti di quel periodo erano gestiti economicamente e ideologicamente dai servizi per indirizzare e neutralizzare il fermento ribellistico, poi ovviamente va calcolata sempre un eterogenesi dei fini che porterebbe ad analisi molto più ampie…
Stefano. Tu sei una persona ammodo e piacevole sino a quando non prendi la ‘tangente dietrologa’. Please, Stefano, non c’è nulla di teleguidato a parte, forse, un drone. ti vogliamo tutti bene, ma smettila di leggere robaccia, leggi magari Manzoni, Foscolo, d’Azeglio, Pirandello, Verga, Leopardi, i nostri classici insomma. Salutoni!
Gallarò. Su tutte le persone che io conosco no! Nessun effetto epocale. Tutte balle giornalistiche o alibi facili. Tutti hanno avuto più o meno successo nella vita, ma nessuno è diventato narcodipendente o peggio…
La ‘matrice americana’ del ’68 erano i campus americani, la guerra del Vietnam, il pacifismo, le droghe, gli hippies, sex & rock-and-roll, Woodstock ecc. Ma mica se li inventava la CIA!!!!
Felice sono fatti storici ormai documentati a iosa , nessuna dietrologia credimi, poi voglio dire l’utilizzo di determinate tecniche non è nulla di nuovo e non tirare in ballo il complottismo che non c’entra nulla , qui si parla di operazioni e strumenti che sono stati teorizzati e messi in pratica ufficialmente , tipo l Mk-ultra e simili , basta informarsi o leggere i documenti desecretati in questi anni , ma non serve nemmeno andare negli Usa ,bari vedere qua in Italia il convegno all’hotel Parco dei principi …
Stefano. Sì, ma non è che puoi interpretare la storia delle idee e dei comportamenti alla luce del Mk-Ultra ecc. È sbagliato l’approccio. Torna ai classici, dammi retta, la ‘dietrologia complottista’ fa sempre male….
Felice le psy-ops,le false flag etc sono tecniche adottate ogni giorno, non si tratta di interpretare la storia, ma di conoscerla, non quella propinata dalla propaganda di regime e dai suoi sodali per il popolino, perchè c’è una storia volgare che è quella che si studia a scuola e che fa parte della narrazione “ufficiale”, e la storia dietro le quinte, la terza dimensione della storia , quella vera e penso che tu sia abbastanza intelligente per capire che un conto è il “complottismo”(parola comunque inventata dai “padroni del discorso” per disinnescare le versioni “non ufficiali”) e un conto è il retroscena, o la storia sotterranea dei movimenti sociali, culturali etc…
@Guidobono
Alla domanda che mi hai posto ha risposto in maniera esaustiva l’amico Stefano, per cui ogni mia replica é superflua.Non può esserci nulla di spontaneo in fenomeni come il Sessantotto o il Femminismo, o se vogliamo andare ancor più a ritroso, in eventi storici come la Rivoluzione giacobina del 1789 o il Risorgimento italiano, c’é sempre una regia occulta.
La Regia Occulta, il Grande Vecchio e mille altre farneticazioni complottiste. Invece di cercare di capire ed interpretare voi cercate l’artefice nascosto…Contenti voi….
…rimasti ai Savi di Sion. Mi arrendo!