Il 2024: anno evoliano. Sono trascorsi ormai cinquant’anni dalla morte di Julius Evola (1974). Per celebrare degnamente questa ricorrenza, sono usciti diversi volumi che consentono di far chiarezza sia su aspetti della biografia evoliana, quanto sulle principali tematiche speculative che caratterizzano l’opera del tradizionalista. Pensatore esaltato da una parte dei suoi lettori e detestato da altri, attende ancora che di lui si inizi a discutere oltre gli steccati, attende che al suo lavoro ci si rapporti sine ira et studio. Tra le ultime pubblicazioni di argomento evoliano segnaliamo l’ultima fatica di Vittorio Fincati, Julius Evola sulla stampa estera, da poco nelle librerie per Tipheret Edizioni (per ordini: gebonanno@gmail.com, pp. 111, euro 12,00). L’autore, erborista, saggista e traduttore ha raccolto la maggior parte degli articoli di Evola o su Evola apparsi sulla stampa estera dalla fine degli anni Venti al 1990. Il testo è arricchito dall’Appendice che raccoglie un interessante saggio evoliano (il primo capitolo de, L’individuo e il divenire del mondo), Dall’idealismo assoluto all’idealismo magico, che Adriano Tilgher inserì nell’Antologia dei filosofi italiani del dopoguerra. Un testo la cui lettura consente di cogliere il cuore vitale dell’idealismo magico.
Dalla lettura del libro si evince, da un punto di vista generale, che anche all’estero in molti hanno scritto di Evola senza conoscerlo a fondo, animati dal pregiudizio ideologico fondato sul passa-parola della reductio ad Hitlerum. Altri, invece, si sono occupati di lui senza paraocchi, in maniera critica e positiva, cercando di discriminare l’ubi consistam del suo iter speculativo. La silloge si apre con l’intervista che Evola rilasciò a Élisabeth Antébi e pubblicata nel volume di quest’ultima, Ave Lucifer, del 1973. L’intervista non è pubblicata integralmente ma parafrasata da Fincati, attraverso citazioni tratte dal volume della francese. L’intervista è aperta da una frase di Evola, in cui venivano criticati coloro che: «imbandiscono miti nordici, personaggi che non valgono niente per noi» (p. 9). Fincati arguisce che il tradizionalista si stesse riferendo a Tolkien, ma si tratta di una sua deduzione, prove a riguardo non ne esistono. Dall’intervista la figura di Evola emerge quale “eminenza grigia” di Mussolini. Nelle risposte sferzanti o reticenti del tradizionalista, sembrerebbero mostrasi delle ambiguità, delle contraddizioni riguardanti i suoi rapporti con il fascismo e il nazismo, in particolare in tema di razza. Dei non-detti, inerenti anche alla magia: l’intervistatrice, sostanzialmente, riduce Evola, con la sua visione magica, al satanismo (sic!). È noto da tempo che Evola rimase basito quando lesse il volume. La sua risposta, comparve con il titolo, Abu de confiance sulla rivista «Nouvelle École» di Alain de Benoist. Sarebbe stato bene pubblicarla anche nella raccolta di cui qui si tratta: le parole di Evola, chiariscono i dubbi sollevati ad hoc dall’intervistatrice.
Due articoli anti-evoliani furono pubblicati in Francia nel 1928 e nel 1929 sulla rivista cattolica, «Revue Internationale des Sociétés Secrètes», a firma A. Tarennes (nel volume di Fincati è pubblicata la sintesi dei due scritti di don Curzio Nitoglia, comparsa su «Sodalitium» nel 1996). In essi, il volume L’uomo come potenza è presentato quale testo “satanico”, in quanto Evola, nelle sue pagine, avrebbe preteso di insegnare come “si diventa dio”. Non solo, nel secondo articolo, la posizione del pensatore è intesa, nientemeno!, quale «manifestazione di una attitudine giudaico-massonica» (p. 26). Nel 1930 comparve su «France et monde» del mese di aprile, un pezzo anonimo nel quale il filosofo viene accusato di essere sostenitore di un’alleanza politica tra Italia e mondo germanico, pensata su base “mistica”. Il giornalista ribatte che «la nostra democrazia non è per nulla disposta a farsi imporre la “volontà di gerarchia e impero” che Evola celebra con tanto lirismo» (p. 30). Nello stesso anno, il periodico «La Flèche» di Maria de Naglowska, pubblicò uno scritto di Evola titolato, Occidentalismo. Tra le altre cose, l’autore auspicava la rinascita della tradizione occidentale che, a suo dire, aveva lasciato: «ovunque le stesse tracce di un simbolismo cosmico e di parole in cui risuonava la “grande voce delle cose”» (p. 34). Affermazione significativa: testimonia che, fin da allora, Evola era interessato alla “Nuova Oggettività”. Sulla medesima testata, nel dicembre dello stesso anno, il Nostro scrisse, Magia della Creazione. Il tema razziale compare in un articolo anonimo pubblicato da «La Tribune Juive» di Strasburgo, il 27 agosto del 1937. Il giornalista, facendo riferimento al razzismo spirituale evoliano, si dice convinto che: «L’idea di Roma si scontrerà con l’idea di Gerusalemme […] Si dovrà combattere» (p. 43).
Vengono, inoltre, riportati nel volume di Fincati gli articoli comparsi sulla stampa elvetica, in risposta allo scritto evoliano, Esperienze svizzere, in cui il filosofo se la prendeva con il clima spirituale connotante la Svizzera, definito un “pantano”. Ciò determinò la protesta dell’Incaricato d’Affari Elvetico a Roma. Il 19 marzo 1941 su la, «Gazette de Lausanne», apparve uno scritto firmato P. Gentiren in cui erano riassunte le tesi del tradizionalista sulla razza e, soprattutto, si sottolineava come a giudizio del Nostro, la politica razziale del fascismo procedesse a rilento. Decisamente più importante è lo scritto dell’indologo, docente a Benares, Philippe Lavastine pubblicato il 2 agosto del 1941 su «Comoedia». Si tratta di un sunto interessante delle idee di Evola, centrato in particolare sul tema dell’Imperium. Nello stesso senso vanno segnalati i contributi usciti sulla stampa svizzera e francese tra il 1957 e il 1971 tesi ad analizzare, La dottrina del risveglio e Cavalcare la tigre. Su «Études» nel 1957, Luc Thoré scrisse una stroncatura del volume evoliano dedicato al buddhismo definendolo una “caricatura deformata”: «che favorisce l’evasionismo degli insoddisfatti» (p. 68). Jean Nicollier su la «Gazette de Lausanne» definì Cavalcare la tigre: «Una salutare sorsata d’acqua fresca!» (p. 70).
Probabilmente l’articolo più importante raccolto da Fincati in questa silloge è quello di Piet Tommisen, studioso cattolico, pubblicato in Olanda dalla rivista «Dietsland-Europa» nel 1985 con il titolo, La filosofia della decadenza in J. Evola. Si tratta di una disanima oggettiva del pensiero del filosofo romano, in cui l’autore si sofferma ad analizzare il “metodo tradizionale”. Giunge alla conclusone che la personalità e l’opera di Evola sono di grande spessore, il suo pensiero, in particolare, è “aperto” e, quindi, “poli-interpretabile”.
Ci auguriamo che questo volume possa contribuire alla diffusione e alla comprensione dell’opera di Evola.