In questi giorni è ricorso l’anniversario della strage di Capaci, quando il magistrato Giovanni Falcone, la moglie e la sua scorta furono uccisi dal tritolo della mafia. Quest’anno, sul web, è diventata virale una foto e una didascalia. Che ci racconta una storia di passione, di impegno: una piccola, grande, testimonianza di una generazione e di un impegno che sa essere ragione di vita. Ne abbiamo parlato con Francesco Ciulla, esponente storico della destra siciliana che ha fatto l’interessante scoperta.
L’agente Vito Schifani faceva parte della scorta a Giovanni Falcone. E perse la vita nella strage di Capaci. Sul web sono apparse alcune “prove”: fu davvero uno dei “ragazzi” del Fronte della Gioventù?
Sì, l’agente Schifani era iscritto al FdG di Palermo.
Come ha trovato la scheda di iscrizione?
Lo scorso inverno, dopo la chiusura della sede che fu di Azione Giovani di Via Paolo Paternostro 43, mi sono ritrovato a sistemare le schede di iscrizione del Fronte della Gioventù dal 1972 al 1996, anno del suo scioglimento. Ho preso i blocchi divisi anno per anno ed ho cominciato a sistemarli in ordine alfabetico. Per ogni anno, ho ritrovato i nomi di tante persone che conosco e con cui ancora oggi sono in contatto. Nel faldone relativo al 1980, fra le tante schede, ne ho trovata una intestata ad un nuovo iscritto che si chiama Vito Schifani; ho pensato ad una omonimia, nella scheda sono indicati l’indirizzo di casa, il numero di telefono, la scuola frequentata, la data di iscrizione (28 aprile) e soprattutto la data di nascita; controllo su internet, tutto combacia: è lui. Vito Schifani, da ragazzo, si era iscritto al Fdg di Palermo.
Tra i giovani siciliani che guardavano a destra, la tematica della lotta alla mafia era (ed è) una priorità…
La tematica dell’antimafia a destra era priorità assoluta in Sicilia; due parlamentari del Msi, Angelo Nicosia e Peppe Niccolai erano componenti della Commissione antimafia e sui loro lavori parlamentari si ragionava e si producevano documenti e volantini che venivano propagandati nelle scuole e nelle università. Nicosia, a seguito del suo lavoro, subì un attentato mafioso. Anche un dirigente giovanile degli anni ’80 rimase ferito in un agguato mafioso.
Da quella generazione venne fuori un dirigente che in seguito divenne giudice e scelse di occuparsi della criminalità mafiosa vivendo per tanti sotto scorta…
Parliamo di Paolo Borsellino che era stato consigliere di facoltà a giurisprudenza del Fuan Fanalino. Che rapporti aveva con la destra siciliana il magistrato patriota?
Paolo Borsellino era stato nel Fuan Fanalino, negli ambienti di partito tutti ne erano a conoscenza. Ho due aneddoti da raccontare, uno raccontatomi da uno degli iscritti degli anni ’80, ed uno vissuto personalmente.
Questo ex iscritto era il cognato di un giudice collega di Borsellino. Un giorno, i due giudici si trovarono davanti casa sua, dove lui aveva disegnato sul muro, con lo spray, una Croce Celtica e la scritta FDG. Borsellino si era fermato ad osservarla ed il collega giudice, fra l’imbarazzato ed il mortificato cercò di giusti farsi dicendogli “sai sono stati i miei cognati, sono ragazzi un po’ esuberanti”, la risposta di Borsellino fu lapidaria “Devono essere dei ragazzi in gamba questi tuoi cognati”.
Alcuni anni dopo lo stesso giudice si ritrovò ad avere fra i suoi consulenti tecnici un altro “frontino” di Castelbuono.
L’aneddoto vissuto personalmente riguarda una commemorazione per la strage di Acca Larentia che avevamo ricordato con un volantinaggio all’Extra Bar (punto di riferimento della destra giovanile a Palermo), nella centralissima Piazza Castelnuovo. Il volantino ed i manifesti contenevano frasi di forte accusa alle istituzioni repubblicane. Fummo fermati e portati in caserma dai carabinieri. Il brigadiere che si occupò di verbalizzare il sequestro e gli atti di accusa, mentre scriveva, sottovoce, ci diceva che anche lui era stato un “frontino”. Pensavamo fosse una tecnica per farci parlare e creare empatia, nessuno gli credette. Solo dopo anni, grazie anche ai social, ho scoperto che era stato veramente uno dei nostri. Ma la denuncia andò avanti, ci nominarono gli avvocati di ufficio, la questione era abbastanza seria, le violazioni agli articoli del Codice penale erano concrete. Passarono alcuni mesi, non avemmo più notizie. Un giorno, uno dei “grandi”, dopo un rimprovero e qualche parolaccia, ci comunicò che c’era stato il “non luogo a procedere”, agevolato da un intervento di Paolo Borsellino.
Per quanto riguarda i rapporti tra la destra siciliana e il giudice Borsellino posso raccontare questo: nel settembre del ’90, ad Ortigia, c’era la festa nazionale del Fronte della Gioventù. Da Palermo partiamo in una decina. Alla festa, ad un convegno, viene a parlare Borsellino accompagnato da Pippo Tricoli, parlamentare del Msi ed amico del giudice dai tempi del Fuan. Quell’incontro è nella storia del Fdg, come storica è la foto di Borsellino che passeggia senza scorta assieme a Tricoli ad Ortigia incorniciata dagli striscioni con le Croci Celtiche ed i caratteri “Frontini”.
La fiaccolata per Borsellino: come è nata questa storica manifestazione ormai di rilevanza nazionale? Quest’anno avrà qualche particolarità nell’organizzazione?
L’idea della fiaccolata nasce da una fotografia, a pochi mesi dalla morte di Falcone alla Kalsa venne organizzata una fiaccolata per ricordarlo, a quella fiaccolata partecipò anche Borsellino e fu immortalato con una fiaccola mentre cammina silenzioso. Quella foto fu usata dal Gruppo parlamentare del Msi all’Assemblea regionale siciliana per un manifesto. Il manifesto recitava “Fiaccola accesa nel buio della notte”.
Alcuni di noi erano stati presenti sia a Siracusa nel 1990 sia il 19 luglio 1992 in Via D’Amelio. Il 19 luglio del 1996 si decide di fare una fiaccolata secondo il messaggio che la foto di Paolo ci diceva. Al tramonto, con le fiaccole, in silenzio. Partenza da Piazza Vittorio Veneto (La Statua), arrivo in Via D’Amelio e canto del “Domani appartiene a Noi”.
Eravamo poche centinaia. Poi anno dopo anno, la partecipazione è cresciuta fino a diventare la fiaccolata che parte dalla città e arriva a tutta la Sicilia, tutta l’Italia. Noi intanto siamo cresciuti, adesso con noi ci sono i nostri figli. La particolarità di quest’anno saranno i bambini nati in questi mesi che saranno portati dai propri genitori a questo pellegrinaggio “laico” avvolti dalla maglietta con la scritta “Meglio un giorno da Borsellino che cento anni da Ciancimino”.
STIAMO ARRIVANDO ALLA RESA DEI CONTI. POCHI SE NE ACCORGONO, COME SEMPRE NELLA STORIA.