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InTreno. In Irpinia, la ferrovia che s’arrampica nella terra dei lupi

by Alfredo Incollingo
31 Gennaio 2018
in InTreno
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ImmagineLa linea ferroviaria Rocchetta Sant’Antonio – Avellino venne chiusa al traffico passeggeri nel dicembre del 2010. L’Irpinia, una terra montana e solitaria, si ritrovò isolata dal resto del Paese, collegata solo dalle difficili e ardite strade di montagna. Quando nel 1895 la ferrovia venne inaugurata, per l’intero territorio si aprì una stagione di grandi opportunità di sviluppo. Partendo dalla stazione di Avellino o da quella di Lioni, era possibile raggiungere Napoli e da lì le Americhe e l’Europa o il Nord Italia, alla ricerca di una vita migliore. L’Irpinia, la terra dei lupi, l’animale totem della tribù sannita che lì visse fino alla conquista romana, è possibile conoscerla a fondo solo viaggiando a bordo di un treno. La natura accidentata, con cime che raggiungono i 1809 metri di altitudine, rende ardui gli spostamenti in automobile. Il primato ferroviario italiano permise di valicare agilmente anche i rilievi più alti o di attraversare i burroni più profondi. Così la ferrovia irpina raggiunse i borghi e i castelli fino allora del tutto isolati.

 

Una fortunata apertura

Per tali ragioni, dall’agosto 2017, un tratto della linea ferroviaria, dalla stazione di Conza a quella di Lioni, è stata riaperta al servizio turistico. Così, viaggiando su carrozze d’epoca, i turisti possono conoscere un paesaggio suggestivo e selvaggio, segnato profondamente dalla secolare lotta tra l’uomo e la natura, che sembra aver prevalso su ogni tentativo di umanizzazione. I boschi appenninici ricoprono buona parte del territorio e avvolgono i tanti centri abitati di cui è disseminata l’intera area.

 

Borghi irpini

Il 23 novembre 1980 l’Irpinia fu scossa da un devastante terremoto. I danni e le vittime furono ingenti e la vita sociale, economica e politica risentì fortemente delle conseguenze del sisma. I paesi attraversati dalla ferrovia sono stati quasi interamente ricostruiti a valle, rispetto agli antichi borghi, ormai abbandonati perché inagibili. Il treno parte dalla stazione di Conza della Campagna, il cui castello, crollato con il sisma, domina dall’alto il nuovo paese. Quando si rimossero le macerie, dalla terra emersero le fondamenta di un’antica villa romana, intorno alla quale nel medioevo nacque l’antica Conza. La prima sosta è a Morra De Sanctis.

Il 28 marzo 1817 vi nacque il critico letterario e politico irpino Francesco De Sanctis. La sua famiglia era nota per le sue simpatie liberali e unitarie e subì pesanti ripercussioni per aver preso parte ai moti carbonari tra il 1820 e il 1821. Studiò a Napoli giurisprudenza per poi passare agli studi letterari e qui insegnò nel Collegio militare della Nunziatella. Nella città partenopea De Sanctis incontrò le personalità più intriganti del panorama culturale italiano, tra cui il meridionalista Giustino Fortunato e si dedicò ampiamente alla critica letteraria, studiando i classici del Trecento e del Cinquecento. Aderì in quegli anni al pensiero cattolico liberale e si impegnò a favore della causa unitaria italiana. Nel maggio 1848 prese parte ai moti insurrezionali napoletani con alcuni suoi allievi. Questa scelta gli costò l’incarico di docente alla Nunziatella e la prigionia fino al 1850. Da allora fu esule a Torino e a Zurigo, in Svizzera, e potè rientrare a Napoli nel 1860, dopo la spedizione garibaldina. Venne accolto con grandi onori e privilegi e nel 1861 ricoprì anche l’incarico di Ministro dell’Istruzione del neonato regno italiano.

 

Il treno storico arriva dopo pochi chilometri nella stazione di Lioni, il capolinea del servizio turistico della ferrovia Avellino – Rocchetta Sant’Antonio. Il progetto, ancora all’inizio, prevederà nella primavera del 2018 un servizio continuo di treni d’epoca tra Conza e Lioni.

@barbadilloit

Alfredo Incollingo

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