“A m’arcord” è nel dialetto romagnolo e felliniano un’espressione di mesta nostalgia, che è traducibile in italiano con “Io mi ricordo”. Così iniziano, di solito, i racconti di quanti viaggiavano quotidianamente o saltuariamente sulla ferrovia Roma Laziali – Fiuggi. Per i cultori di storia ferroviaria sono testimonianze preziose di un passato infrastrutturale di grande rilievo; per chi ha poca familiarità con i treni, rappresentano invece la memoria di un Paese che credeva nel futuro. I trenini, come furono battezzati i mezzi leggeri ed elettrici che partivano da Fiuggi, erano frequentati oggi giorno, per tutto l’anno, da migliaia di pendolari che dal Basso Lazio andavano a Roma in cerca di lavoro e per conseguire il tanto agognato benessere. Nel pieno del boom economico la tratta operò a pieno regime e, a partire dagli anni Ottanta, iniziò ad essere smantellata.
Per una possibile riapertura
Chiusa al trasporto passeggeri, la ferrovia fiuggina potrebbe essere riaperta per turismo. Il trenino infatti faciliterebbe l’accesso ai grandi parchi archeologici romani, come quello di Centocelle, e alle altre zone di interesse storico, come le catacombe di San Marcellino. Oltrepassata l’area metropolitana, la ferrovia prosegue per le riserve naturali dei Colli Albani, forgiate millenni fa dalla lava dei vulcani laziali, e dei Castelli Romani (Frascati, Monte Porzio Catone…) verso la Ciociaria, a Fiuggi e, da qui, a Frosinone. A Colonna, un borgo d’eccellenza della campagna romana, è possibile visitare il locale museo ferroviario, in ricordo dei fasti di una bella e dimenticata ferrovia laziale.
Dai castelli fino a Fiuggi
Il trenino partiva dalla stazione di Roma Laziali, a poca distanza da Roma Termini, e, superate le fermate metropolitane, proseguiva per i Colli Albani, costellati dai castelli che furono le residenze dei papi rinascimentali. Sostava a Frascati, a Monte Porzio Catone, a Zagarolo, lasciandosi alle spalle il territorio albano, e a Palestrina, che papa Bonifacio VIII rase al suolo nel 1298 per punire i suoi riottosi abitanti. Tra le sue mura, nei secoli successivi, la cittadinanza accolse numerosi fuggiaschi e semplici viaggiatori, come Thomas Mann, Premio Nobel per la letteratura nel 1929, che vi soggiornò per un’estate. Il trenino arriva infine a Fiuggi, la nota località termale laziale, immersa nel verde della Ciociaria. Fin dall’antichità la città era frequentata dalle nobili famiglie romane per le sue acque benefiche e, anche nel pieno Rinascimento, i papi, i Borgia e i Colonna erano soventi avventori. Il centro termale odierno si sviluppò tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del XX secolo e divenne in pochi anni una meta turistica ambita per la ricca borghesia italiana ed europea. I suoi grandi e lussuosi hotel ospitarono presidenti del consiglio, senatori, grandi nomi dell’industria e i Savoia. Il re Vittorio Emanuele III era a Fiuggi, quando firmò la dichiarazione di neutralità dell’Italia durante la prima guerra mondiale, nel 1914.