La stazione ferroviaria di Roma Termini è la porta d’ingresso per la Città Eterna. In continuazione, fino alla tarda notte, nel suo piazzale sostano i treni regionali, gli interregionali e, da diversi anni a questa parte, anche i convogli ad alta velocità. La bellezza della struttura, di grandi dimensioni, marmorea e a più piani, come l’avevano immaginato i progettisti dell’età fascista, è il biglietto da visita per la città. Termine, il suo attributo, non è un riferimento solo alle vicine Terme di Diocleziano, ma richiama un dio, che nell’antica Roma vegliava sui confini.
Una porta per la Capitale.
Pio IX concepì la stazione ferroviaria di Roma Termini come l’accesso privilegiato e moderno alla città. Lo stesso progetto mosse Benito Mussolini nel 1939, volendo modernizzare ulteriormente l’intero complesso: lo scoppio della seconda guerra mondiale e l’occupazione anglo-americana causarono l’interruzione dei lavori, che furono ripresi solo nel 1946. I treni che arrivano a Roma Termini oltrepassano le Mura Aureliane, il secondo confine sacro dopo il Pomerium romuleo. Chi, se non un dio, era in grado di sorvegliare quel confine, che per secoli difese la città? Termine protegge tutti i confini, che siano quelli di uno Stato o di una città. Oltre a Giano, che presiede le porte cittadine, chi passa un limite deve chiedere con umiltà il suo permesso.
Il dio dei confini
Termine era in origine un epiteto del dio Giove, ma, a partire dall’età repubblica, lo si considerò un dio autonomo. Aveva una cappella all’interno del tempio di Giove Massimo, sul Campidoglio. Secondo la leggenda, gli dei che occupavano il colle romano accettarono di buon grado di trasferire i loro templi altrove per far spazio al santuario di Giove. L’unico che si oppose strenuamente fu Termine, la cui cella dovette essere inglobata nella nuova struttura. La sua tenacia sorprese gli auguri: se una divinità minore era riuscita a sfidare e a vincere l’autorità di Giove, era necessario devolvere a lui il controllo dei confini perché nessun umano lo avrebbe mai sopraffatto. Così, si credeva, il limes non avrebbe ceduto alle pressioni dei popoli oltre frontiera.
Per secoli l’Impero Romano crebbe e il limite romano, fortificato e protetto dal dio Termine, segnò il confine tra la civiltà e la barbarie. Le profezie degli auguri non furono del tutto esatte: a partire dall’imperatore Adriano, le frontiere non avanzarono più e diverse regioni conquistate furono abbandonate. Iniziò una fase declinante della civiltà romana.